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La strage degli innocenti a Kfar Aza: l’inferno sulla terra e il massacro dei bambini

La strage degli innocenti a Kfar Aza
La strage degli innocenti a Kfar Aza

La strage degli innocenti a Kfar Aza: l’inferno sulla terra. Cosa può essere così orribile da far piangere un generale dell’esercito israeliano che ne ha viste sicuramente di tutti i colori? Eppure Itai Veruv, generale maggiore delle forze di difesa israeliane, ha le lacrime agli occhi e la voce rotta quando parla con i giornalisti davanti all’entrata del piccolo villaggio israeliano preso di mira da oltre settanta terroristi di Hamas nelle prime ore del raid: “Non è un guerra, non è un campo di battaglia. Vedete i bambini, le madri, i padri nelle loro camere da letto, nei loro rifugi e come i terroristi li uccidono. Non è una guerra, non è un campo di battaglia: è un massacro, è un’attività terroristica”, racconta prima di far entrare un ristretto gruppo di reporter nel kibbutz.

“Potete vederlo da soli, è qualcosa che non ho mai visto nella mia vita. Quello che potevamo immaginare fosse successo ai nostri nonni e nonne nei pogrom in Europa e in altri posti. Qualcosa che non accade nella nei giorni nostri”

La strage degli innocenti a Kfar Aza

Chi ci abitava ed è sopravvissuto lo chiama «il nostro piccolo angolo di Paradiso». Quel che è certo è che da ieri sarà ricordato come l’inferno. Kfar Aza è un kibbutz a due chilometri dalla Striscia di Gaza, una delle più vicine alla Striscia fra le ventidue comunità di confine attaccate sabato mattina dai miliziani di Hamas.

L’esercito israeliano ha portato un ristretto gruppo di giornalisti sul posto, e quello che è emerso è un racconto dell’orrore che fa pensare a Bucha, la cittadina alle porte di Kiev diventata il simbolo dei massacri della guerra in Ucraina. Intere famiglie uccise, molte ancora mentre si trovavano nei loro letti: abitazioni bruciate per costringere chi si nascondeva all’interno ad uscire. Corpi di donne, di bambini e di anziani massacrati, alcuni sgozzati o decapitati mentre cercavano di scappare, in una terribile replica dei metodi più brutali messi in atto dall’Isis in Siria e in Iraq.

Bambini sgozzati e decapitati

Fra coloro che sono stati uccisi in questa maniera, secondo la tv israeliana i24, ci sono dei bambini. È sicuramente la scena peggiore fra quelle già orribili che in questi giorni stanno emergendo via via che i militari israeliani riprendono pieno possesso dell’area degli scontri. «Una ferocia mia vista della Shoah», dice il premier Benjamin Netanyahu. E anche un cronista di solito tagliente come Anshel Pfeffer, su Haaretz, non riesce a trattenersi e lo definisce un massacro di ebrei come non si vedeva dalla Seconda guerra mondiale.

Vi elimineremo senza compromessi

Le forze armate israeliane (Idf) non hanno voluto confermare la notizia delle decapitazioni dei bambini, ma hanno invece confermato che diverse persone sono state sgozzate. Prima in maniera ufficiosa, poi affidandosi alle parole del ministro della Difesa Yoav Gallant: «Chiunque venga a decapitare, uccidere donne e sopravvissuti all’Olocausto sarà eliminato senza compromessi», ha detto. «Non potete aspettarvi altro: non avranno mai il coraggio di dire a nonni o zii che i loro nipotini sono morti sgozzati», dice un collega israeliano.

Non si sa ancora il numero delle vittime

L’esercito non ha voluto neanche dare un numero definitivo delle vittime di Kfar Aza, perché le ricerche casa per casa sono ancora in corso e non si esclude che possano esserci altri corpi: le prime stime parlano di cento-centocinquanta morti trovati in questo centro agricolo fondato nel 1951 (tre anni dopo la nascita dello Stato di Israele) che contava fra i 750 e gli 800 abitanti. Per lo più giovani famiglie, attirate dall’idea di affermare con la loro presenza l’importanza dell’esistenza di comunità israeliane lungo i confini, ma anche da un costo della vita inferiore a quello delle grandi città.

Un massacro di donne e bambini

Su qualunque cifra si fermi la conta delle vittime, neanche le dichiarazioni ufficiali lasciano dubbi sulla tragedia che si è consumata a Kfar Aza: «Non possiamo confermare nessun numero. È una strage in cui donne, bambini, neonati ed anziani sono stati brutalmente massacrati con metodi di azione degni dello Stato islamico», ha dichiarato un portavoce.

Il terrore e l’orrore

La freddezza dei comunicati non riesce ad attenuare ciò che i militari arrivati sabato sera, quando la battaglia intorno al villaggio si è finalmente conclusa. Si sono trovati davanti agli occhi. E neanche ciò che ha visto chi è arrivato dopo di loro, con il compito di ricomporre e portare via i resti delle vittime. «Sono crollato quando mi sono trovato davanti i cadaveri di due bambini piccoli. Non avevo mai visto nulla di peggio», ha detto un ufficiale di 24 anni, Omer Barak, ai giornalisti della Afp ammessi nel kibbutz. «Abbiamo trovato molti corpi dentro le case. Persone che hanno preferito morire bruciate o intossicate piuttosto che uscire e farsi uccidere dai terroristi». «Sono cose che puoi associare all’Ucraina, non che ti saresti mai aspettato in Israele: è l’orrore puro», ha commentato un altro militare.

Tutti gli uomini di Hamas sono stati uccisi o catturati

Le immagini diffuse dalle televisioni e dalle agenzie di stampa mostrano che nelle strade sono rimasti ancora decine di cadaveri degli uomini di Hamas: la prova di un’infiltrazione massiccia che non ha lasciato scampo alle vittime. Per compiere il massacro ne sono arrivati più di settanta. Chi è riuscito a salvarsi, è vivo per fortuna: magari perché la sua casa era in una strada secondaria. O perché qualcun altro è morto per proteggerlo. È il caso della coppia che ha rinchiuso i suoi gemelli di meno di un anno nella stanza protetta della casa ed è rimasta fuori, per attirare su di sé l’attenzione dei terroristi: i bambini sono stati salvati sabato sera dai militari che li hanno sentiti piangere.

A tu per tu con l’orrore puro

In questa tragedia senza precedenti, il mondo si confronta con l’orrore puro. Le strade di Kfar Aza sono ancora disseminate di cadaveri di miliziani di Hamas, testimonianza di un’infiltrazione massiccia che ha portato morte e distruzione. Ma anche in mezzo a questa oscurità, emergono storie di coraggio e sopravvivenza, dimostrando che la speranza può resistere anche nelle circostanze più disperate.

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Genovese di nascita e milanese d’adozione, è un giornalista, direttore di riviste e agenzie di stampa. Ha diretto testate storiche quali «Eva 3000», «Vip», «Ora», «Di Tutto», «Nuova Epoca», «Top Salute», «Corona Star’s». Attualmente lavora come autore di cinema, documentari e serie TV. Ha girato La banda del Buffardello e Il manoscritto di Leonardo da Vinci, il suo primo film come sceneggiatore. Ha fatto il ghost writer per molti VIP e ha scritto racconti sotto pseudonimo. Con la Newton Compton ha pubblicato Le dieci chiavi di Leonardo e L’enigma di Leonardo.