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Pier Silvio tuona: Non famolo trash! Ma qualcosa non torna…

Pier Silvio tuona: Non famolo trash! Ma qualcosa non funziona… Al babbo piaceva, vedendoci lungo sul fondoschiena delle ballerine che animavano i suoi primi esperimenti in tv, in grado di scippare quote di mercato pubblicitario alla Rai, allora monopolista di quel settore. In seguito dall’Auditel arrivò la certificazione della nascita della tv cosiddetta “commerciale”, la guerra con la RAI, parallelo a quello con la magistratura che gli oscurò le reti.

Pier Silvio tuona: Non famolo trash! Ma qualcosa non funziona…

Da quando Silvio non è più fra noi, il figlio ha deciso di realizzare concretamente una sorta di visione che gli frullava per la testa già da diverso tempo: cercare di ritrovare una concreta leggerezza, ripulendo la sua Mediaset da tutte quelle volgarità, criticate da più parti. Mentre il cattivo gusto sul piccolo schermo abbonda (ma anche nella vita di tutti non scherza…), lui dichiara: «Mai come in questo 2023 stampa e web si sono riempite di polemiche sul cosiddetto “trash televisivo”, un’espressione che a me non piace per niente. Spesso, infatti, è una facile scorciatoia per denigrare la televisione leggera e spensierata che, se fatta bene, sa essere autenticamente popolare». 

Leggerezza, tette e culi

«Alcuni programmi possono essere istruttivi ma non la televisione nel suo complesso. Per intenderci, i minori non devono essere lasciati da soli davanti ai media, né davanti alla tv né a nessun altro device. La nostra televisione, la tv commerciale, è un mezzo di intrattenimento e di informazione. Fa compagnia, diverte e informa gli italiani in ogni ora della giornata. Noi siamo stati i primi a offrire questo mix così vario e vivace al pubblico», puntualizza Pier Silvio Berlusconi. Perfettamente conscio che la leggerezza, a volte, può far rima con tette, culi e sbraitamenti vari.

Il trash siamo noi

C’è un “però” che aleggia. Il trash, la monnezza tv dalla quale Pier Silvio Berlusconi prende strategicamente le distanze è il sale della tv – commerciale e non – , la benzina per guadagnare e mantenere ascolti e attenzione. Una specie di virus che serpeggia fra la gente e la contagia, facendosi ricordare nel tempo. In fondo poi… non è trash pure la Merlino che tenta – invano – di rimpiazzare la D’Urso nel cuore delle casalinghe? Piuttosto che la claque registrata di Striscia la Notizia lanciata in coda alle battute da avanspettacolo di Alessandro Siani o le deliranti invettive di Giuseppe Cruciani nelle sue incursioni su La7?

Esiste il telecomando?!? Allora usatelo!!!

I bacchettoni del piccolo schermo possono urlare allo scandalo finchè vogliono… ma il trash rimane un cavallo sul quale scommettere., magari mischiandolo con contenuti più nobili. La vita è come un otto volante, ha i suoi alti e bassi, è una tua scelta se gridare o goderti il viaggio. E poi, ricordiamocelo sempre… dal lontano 1956 esiste il telecomando! Per cambiare canale o per spegnere definitivamente l’apparecchio, dedicandosi ad un buon libro, ad una partita a scacchi, all’ascolto di un disco, a fare l’amore con chi ci va! Ben venga quindi la sperimentazione, invocata da Berlusconi Jr, ma bisogna avere il coraggio di ammettere che, esempio perfetto, il tanto vituperato Grande Fratello (che personalmente ignorerei volentieri se non facessi questo “sporco” mestiere) non è altro che l’antesignano voyeuristico degli attuali social Instagram e TikTok. Un prodotto divisivo comunque accende l’attenzione e il dibattito, con un solo limite imprescindibile: il rispetto altrui.

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