Se non facevo il regista diventavo un serial killer! Parola di Tim Burton: “La mia è stata un’infanzia da reietto, terribile. Ero uno sfigato totale. È incredibile come il tempo passi ma alcune cose rimangano le stesse: oggi sono felice, me la cavicchio con la vita, eppure la sensazione di essere ancora quell’adolescente incompreso non mi abbandona”. In attesa che la sua serie supercult su Mercoledì Addams torni in tv Tim Burton è a Torino.
Sorprendente è la trasformazione compiuta da quell’adolescente impacciato in un regista di 65 anni, i cui capelli scompigliati e modi gentili sono ora accompagnati da un’impressionante eredità nella cultura pop. Ha scritto capitoli indelebili con storie e personaggi che hanno ridefinito prospettive e visioni del mondo. È anche un outsider, legato sentimentalmente a Monica Bellucci, considerata la più affascinante tra le donne (anche se evita di toccare questo argomento). Al momento, il suo lavoro è al centro di una mostra itinerante che, da oggi fino ad aprile, si fonde con l’iconica Mole Antonelliana a Torino.
Parliamo del tuo mondo creativo unico. Come riesci a mantenere una coerenza nel tuo stile, che è fatto di licantropi, teschi sorridenti e personaggi al di fuori della norma?
Risposta: Ciao! È incredibile come il mio mondo creativo continui a evolversi, ma alcune tematiche rimangano costanti. Trovo ispirazione nella sensazione di essere un adolescente incompreso, una sensazione che ancora oggi mi accompagna nonostante la felicità che ho trovato nella vita. I personaggi che creo, come Mercoledì in “Mercoledì”, rappresentano quei sentimenti di solitudine e dolore che ho vissuto durante l’adolescenza. Queste emozioni sono profondamente radicate in me, nel mio DNA, e si riflettono nei miei lavori.
Domanda: Parliamo dei tuoi personaggi, come Mercoledì. Come riesci a identificarti così profondamente con loro nonostante il passare degli anni?
Risposta: I miei personaggi, inclusa Mercoledì, sono una parte di me. Mi sento affine a loro perché comprendo profondamente le emozioni che provano. Stiamo attualmente girando la seconda stagione di “Mercoledì”, e questa esperienza mi ha permesso di esplorare ancora di più la complessità dei miei personaggi. La solitudine e il dolore che si prova quando ci si sente isolati a scuola, ad esempio, sono sentimenti che non dimenticherò mai.
Domanda: Molte persone ti definiscono un “genio”. Come reagisci a questo tipo di elogi?
Risposta: In realtà, non tutti mi chiamano così. Ci sono molte persone che mi vedono in modo diverso. Personalmente, cerco di non farci troppo caso. Non mi interesso molto di come gli altri mi vedono. A casa, addirittura, copro gli specchi perché non mi interessa guardarmi. Quindi, lascio che le persone pensino quello che vogliono.
Domanda: Hai mai provato delusione per non aver vinto un Oscar?
Risposta: No, non sono mai stato deluso per non aver vinto un Oscar. Non sono una persona materialista, e ho imparato a valutare il mio lavoro per quello che è, indipendentemente dai premi. Sono grato per le opportunità che ho avuto di esprimere la mia creatività attraverso il cinema e le mostre.
Domanda: Nei tuoi disegni emergono elementi mostruosi, come pipistrelli e scheletri, ma c’è anche una strana allegria. Da cosa trai ispirazione per queste rappresentazioni?
Risposta: La mostruosità nel mio lavoro riflette le paure e le ansie che ho sperimentato nella vita reale. Alcune persone della mia famiglia o l’esperienza di andare a scuola ogni giorno erano fonti di grande apprensione per me. Creando personaggi e scene mostruose, ho trovato un modo per affrontare queste paure e trasformarle in qualcosa di creativo ed espressivo. La strana allegria che emerge è il mio modo di trovare bellezza anche nelle cose più oscure.
Domanda: Parlando di influenze, ci sono registi o film che ti hanno particolarmente ispirato nel corso degli anni?
Risposta: Sono cresciuto amando gli horror, specialmente quelli di Mario Bava, e ho sempre apprezzato il lavoro di registi come Fellini. Questi film mi hanno aiutato a comprendere la complessità della vita e mi hanno dato gli strumenti per affrontare i momenti difficili. Ogni film che ho visto è stato un tassello nel mio percorso creativo e ho imparato qualcosa da ognuno di essi.
Domanda: Se potessi rifare un film, c’è qualche lavoro che cambieresti?
Risposta: In realtà, non rimpiango nulla. Ogni film che ho fatto è stato una parte importante del mio percorso creativo. Anche le opere meno straordinarie fanno parte di un momento specifico nella mia vita e nel mio sviluppo come artista. Mi sento vicino a tutti i miei film perché ognuno di essi rappresenta una parte di me e del mio viaggio creativo.