Ieri pomeriggio si è scatenato un piccolo inferno mediatico attorno alla “bomba” da noi sganciata sul caso Fagioli. Una news sulla quale Fabrizio Corona ha poi rilanciato, come fanno i giocatori di poker più esperti, aggiungendo altri nomi illustri legati alla pratica delle scommesse su siti illegali. Peccato solo che che non si trattava di un bluff… ma di una notizia vera. Talmente vera da convocare Corona in Questura a Milano e ad inviare degli agenti di Polizia in quel di Coverciano, presso il ritiro della Nazionale.
Cosa non si farebbe per un click in più. Eh già… noi siamo ancora qua!
Mentre in redazione giungevano gli audio dell’arrivo della Polizia a casa Corona, da noi prontamente rilanciati su queste pagine digitali e sui nostri social, la rete cominciava ad essere invasa da false notizie di tutti i generi, in un crescendo che ha determinato, ad un certo punto, addirittura la saturazione degli accessi su DILLINGER NEWS, rendendolo irraggiungibile per un certo periodo. Una “manna” per chi fa il nostro lavoro… che bisogna però chiarire per evitare franintendimenti.
Bufale create ad arte da siti e sitarelli
Fabrizio Corona NON è stato arrestato, come si può ascoltare in maniera inequivocabile dagli audio pubblicati, è stato semplicemente accompagnato in Questura per essere ascoltato sui fatti. Il nostro sito NON è stato sequestrato, se qualcuno non è riuscito ad accedervi la “colpa” è solo della grande eco mediatica che il nostro scoop ha generato! Probabilmente se all’epoca qualcuno di buon senso avesse dato credito alla tesi di Fagioli ludopatico… tutto questo non sarebbe successo. E paradossalmente oggi dobbiamo essere riconoscenti a tutti quei giornalisti – o pseudo tali – che all’epoca bollarono la questione come l’ennesima bufala creata ad arte per generare scalpore. GRAZIE DI ESISTERE!
Presi all’amo con esche digitali
Le bufale “acchiappaclick” sono invece quelle che stanno riempiendo le pagine di risultati di Google. Una pratica giornalettistica vergognosa – quella che in gergo digitale si chiama clickbait” – messa in atto da siti e sitarelli ma anche da brand consolidati e celebrati. Vediamo perchè sempre più testate la utilizzano. Dal punto di vista meramente tecnico si tratta di contenuti il cui scopo principale è attrarre l’attenzione e spingere i lettori a cliccare sul link di una determinata pagina web. Una pratica utilizzata sempre più frequentemente da giornali e siti d’informazione per rendere appetibili i loro contenuti, di qualsiasi tipo essi siano, letteralmente rubando click ai competitor. Un’esca gettata nel mare magnun della rete (il termine tradotto significa proprio “esca da click”) che cerca di sedurre il pubblico con la lusinga di accedere ad un contenuto che gli altri non sono in grado di proporre.
Il gioco a chi le spara più grosse
D’altronde cosa fa la pubblicità in genere, se non attirare il destinatario del messaggio incuriosendolo, suggerendoli qualcosa di potente e farlo arrivare solo alla fine al contenuto vero e proprio? Come il copy che sviluppa un annuncio pubblicitario, chi fa clickbait obbedisce a un solo principio: quello della promessa all’interno del titolo di un articolo. A questo punto il resto del pezzo dovrebbe saperla mantenere… ma chiaramente non è mai così.
A muovere tutto sono sempre e solo i soldi
C’è chi, mosso da pressioni economiche e dalla concorrenza delle altre testate, volendo aumentare la reach dei propri contenuti social, il traffico verso la homepage o raggiungere i lettori esattamente lì dove sono e trovarne di nuovi, è disposto a spararle grosse, anzi grossissime. E poi ci siamo noi, che invece puntiamo su una formula diversa, fatta di integrazione costante fra il daily magazine e la pluralità dei nostri social, con contenuti veri e il più possibile incuriosenti, con numeri in costante crescita che ci convincono a proseguire su questa strada. E ricordatevi che quando leggerete su DILLINGER NEWS che Fabrizio Corona sarà morto… purtroppo la triste notizia corrisponderà alla realtà.