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GIORNALETTI E GIORNALONI

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La redazione dillingernews.it ha una sede fisica e una virtuale, internet.

La maggior parte degli scambi di materiale, le programmazioni e le riunioni le facciamo da remoto, dai posti più disparati. C’è chi si collega da un bar in centro a Milano e chi verga articoli da località amene, tipo il sottoscritto che sta scrivendo da un Pod in Norvegia.

Siamo tutti figli di questi tempi, i tempi della liquidità, della resilienza e del saper fare eh sì: anche un po’ figli di puttana, vero. Sappiamo fare il nostro mestiere che va oltre il giornalismo, siamo sui social e ne conosciamo il linguaggio, lavoriamo con una persona speciale che è Fabrizio Corona che sta insegnando – questo nessuno lo dice – a tanti ragazzi un mestiere.

Ci definiamo “banda” perchè non vogliamo rientrare nei clichè aziendali della mitologia neo liberista, odiamo il conformismo, siamo cani sciolti.. vero. Siamo noi i primi a porre gli accenti sul nostro branding rock and roll, abbiamo i numeri, i mezzi e sappiamo fare. Di skills, come piace a voi guru, ne abbiamo pure troppe. Abbiamo passato una vita a capire, studiare, progettare, fare, perdere e vincere. Eravamo su Internet quando la maggior parte dei giornali ci mettevano 24 ore a battere le notizie con le Olivetti; ricordate socialchannel? Sempre noi…

Dunque in questi giorni tutti i “giornaloni” tornano a interessarsi a noi, fondamentalmente perchè “l’informazione non informa nessuno se non se stessa”, come diceva il maestro Carmelo Bene. Dunque ieri, verso le 16.30, Fabrizio concorda una intervista con il Corriere della Sera, un giornalone, appunto.

Si presenta a casa di Fabrizio, il giornalista Andrea Pasqualetto, camicia bianca immacolata, capello biondo con taglio alla Panatta dei tempi migliori, braccialetti stile “sono appena tornato da Ibiza, mollami” e un Think Pad IBM che non vedevo dai tempi di messenger.

Dopo una serie di domande – anche lecite – sulle vicende che stiamo pubblicando in questi giorni, Pasqualetto, passa a noi poveri cristi della redazione. Chiede per ben due volte nomi cognomi e ruoli e noi, scandendo il labiale che nemmeno ai tempi dell’alfabeto muto delle medie, snoccioliamo incarico e qualifica. Chiede per ben due volte e segna sul quel trabiccolo di Think Pad.

In quel momento i miei pensieri stavano mutando, un sentimento di remissività ed empatia stavano pervadendo il mio animo. In questo stato narcisistico e mistico stavo quasi per mettermi in pace con il “giornalone” istituzionale del quale non condivido la forma, lo stile, le scelte narrative, grafica, comunicazione sui social e costo dell’abbonamento all’app che è zeppa di pubblicità. Dormo agitato… attendo l’uscita del pezzo. Sono pronto per l’Olimpo del main stream.

Apro gli occhi e scrivo ad Anna, la mia edicolante, chiedendo l’edizione del corriere cartacea appena giunta da lei in edicola: “Anna scannerizza e manda, ti voglio bene ci vediamo settimana prossima!”. Anna manda. Apro il .pdf.

A pagina 56 ripeto, 56 cinque sei, trovo nella sezione sport “l’intervista”. In pratica il bravo giornalista ha imbastito un pezzo che dopo averlo letto mi sono sentito come un componente della banda di topolino… una commediola divertente dove i nostri ruoli e incarichi si sono trasformati in “Christiiiiaaan”, “Domenicooooo”. L’abile giornalista in camicia bianca ha fatto una fotografia – per così dire – del momento nel quale si trovava e ha pensato bene di scrivere il fuori onda di ciò che accadeva e così facendo non ci ha istituzionalizzati come sarebbe giusto, dato che abbiamo fatto più numeri sui social in una settimana che il Corriere in un anno… (parlo di intervalli di tempo e tassi di crescita, non vi scaldate).

Nulla da biasimare a Pasqualetto. Ho solo avuto conferma che siamo sulla strada giusta.. la nostra, diversa, non allineata e senza camicetta bianca….

PS. Andate in edicola, leggere fa sempre bene. E chiamateci pure Giornaletto, è un onore.

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