Fuorilegge sì ma non esageriamo. Fa piacere che finalmente i giornalisti addormentati dei giornaloni comincino a uscire dal letargo. Ma che noi diventiamo il bersaglio di un tirassegno ingiustificato, no… no grazie. Abbiamo toccato argomenti, persone, sistemi che non dovevano essere toccati? Può darsi. Ma il nostro mestiere richiede anche un po’ di coraggio. Ma questo non vuol dire che accettiamo di essere coperti da carriolate di letame gratuito senza reagire.
Ieri sera, mentre Fabrizio Corona si preparava alla diretta di Avanti Popolo, la macchina del fango entrava in funzione andando a colpire il nostro editore Andrea Betrò. Un articolo sul quotidiano Domani fatto tutto di illazioni, sospetti passati per prove, indizi completamente inventati. Tutto con lo scopo di far parlare con un argomento su cui, in realtà c’è poco da dire. Ebbene sì, Dillingernews.it – che è una testata giornalistica registrata in tribunale – ha, udite udite, un editore.
Questo editore è un noto commercialista con studio in Milano, non solo, ha anche insegnato come Docente aggiunto a contratto alla cattedra di Diritto Tributario Punitivo e Processuale e di Diritto Tributario Internazionale, presso L’accademia della Guardia Di Finanza di Roma (Castelporziano) dal 2009 al 2014. Chi lo conosce sa che è un serio professionista nel suo settore. Il suo nome è pubblico, depositato in Tribunale.
Nonostante questo, il Domani ha ben pensato di costruire lo stesso un’inchiesta sul nulla. Non avendo trovato notizie degne di tale nome ecco che i colleghi Nello Trocchia e Rita Rapisardi hanno imbastito un bel teatrino fatto di fango. Già il titolo “Segreti, ombre e scommesse. Ecco chi c’è dietro Fabrizio Corona” è degno del peggior clickbait. Perchè dentro l’articolo non c’è una notizia: solo frasi buttate là a effetto. “Poco o nulla, finora, si conosceva però dei compagni di avventura di Corona, della macchina che gestisce gli introiti pubblicitari di Dillinger srl e dei suoi veri proprietari. Domani ha ricostruito chi c’è dietro il sito, usando documenti societari e investigativi”. Esticazzi, chissà che cosa avranno trovato. mamma mia… Ma continuiamo con l’inchiestona: “Partiamo dall’inizio. Il socio unico di Dillinger Srl è un commercialista, sconosciuto ai più: originario di Vibo Valentia, in Calabria, si chiama Andrea Betrò”. Orca miseria, hanno scoperto il nome del nostro editore… che – come già scritto – è pubblico e depositato in tribunale. Oltre che riportato nel nostro colophon per gli obblighi di legge.
Ma andiamo avanti: “Mai indagato, il suo nome è citato in alcuni atti giudiziari riguardanti le infiltrazioni dei clan nel settore petrolifero”. Cavolo, un commercialista con decine di clienti, MAI INDAGATO, è stato citato in alcuni atti giudiziari… Urca, sarà un pericolo pubblico numero uno. Poco importa che, non essendo lui MAI INDAGATO, magari lo hanno citato come testimone, o come commercialista, che poi sarebbe il suo mestiere.
“Luca Arnaù è il direttore responsabile della testata, già guida di molte riviste di gossip. Lui è uno dei membri della «banda», come Corona ama chiamare la redazione, che ha preso in prestito il nome della testata da John Dillinger: un gangster statunitense degli anni della grande depressione”. E qui un bel mecojoni è d’obbligo. Io sono il direttore, cavoli. Questo sì che è uno scoop. Difficile scoprirlo visto che firmo i miei pezzi con nome e cognome e, al contrario della Lucarelli, sono iscritto all’ordine dei giornalisti professionisti della Lombardia e faccio questo mestiere da 40 anni.
Notizione, insomma, si svelano i MISTERI, si alzano le cortine… questo sì che è giornalismo investigativo. Poi si citano altre due notizie bomba: in una si sostiene che Betrò è stato citato in un documento di Bankitalia su alcune operazioni sospette riconducibili in particolare ad Antonio Di Fazio, l’imprenditore della Milano bene, di recente condannato per violenza sessuale (…). Notate bene. Operazioni sospette RICONDUCIBILI A TAL ANTONIO DI FAZIO, DI RECENTE CONDANNATO PER VIOLENZA SESSUALE? Quindi? Cosa vuol dire questo passaggio? Che Betrò è complice di violenza sessuale? Pazzesco. Si avvicina ad arte il nome di una persona MAI INDAGATA E MAI NEPPURE SOSPETTATA di nulla e lo si avvicina alle peggio cose in modo che chi legge possa legare le due notizie. Ma bravi, ma bene, ma bis…
Mettiamoci anche un po’ di razzismo: vuoi mettere che siccome Betrò è calabrese non abbia neppure un collegamento piccino con la camorra? O con la ndrangheta? E la mafia niente? Chissà, magari il cugino di un amico del padrino di battesimo? O la zia del panettiere dove compra le baguettes. D’altra parte è originario di Vibo Valentia, in Calabria… mica pizza e fichi. Questo sì che è giornalismo d’inchiesta!
Vi risparmio il resto di questa spazzatura pseudogiornalistica. Poi siamo noi quelli che fanno gossip… ma fateci il piacere! Con Betrò, come vi ha comunicato il suo avvocato diffidandovi da dare altre notizie farlocche, ve la vedrete in tribunale. Ma permettetemi… da collega a collega, che tristezza!