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Chi ha lanciato il razzo sull’ospedale di Gaza? La verità cambia a seconda del social a cui sei iscritto

La verità è sempre più simile a qualcosa che cambia seconda dei gusti di coloro che leggono. E così l'algoritmo da risposte diverse a utenti diversi. Chi ha lanciato il razzo sull'ospedale? Hamas o Israele? Forse non lo sapremo mai.

Chi ha lanciato il razzo sull’ospedale di Gaza? La verità cambia a seconda del social a cui sei iscritto! Quello che è accaduto al Al Ahli Hospital di Gaza City, racconta molto sul concetto parziale di verità nell’era dei social. Informazioni e realtà non hanno più un’unica faccia, ma vengano deformate ed adattate per seguire quello che gli utenti dei singoli gruppi vogliono e si aspettano di sentirsi dire.

Eppure la domanda è comune a tutti: martedì 17 ottobre, chi ha lanciato il razzo sull’ospedale palestinese? Qual è il numero delle vittime? Si tratta di un razzo di Hamas uscito di traiettoria? O dell’attacco deliberato dell’esercito d’Israele? I morti sono cinquanta? Cinquecento? La verità non esiste, diventa un concetto che cambia a seconda del Paese in cui vivete, del vostro social preferito, dalla vostra idea politica.

La verità che non esiste

Questo caso diventa l’esempio perfetto di come i social giochino ormai un ruolo fondamentale e pericoloso nel manipolare la realtà fino a renderla indistinguibile dalla mistificazione: «È sempre successo», spiega Caitlin Chin-Rothmann, ricercatrice del Center for Strategic and International Studies. «Quando è arrivata la notizia dell’ospedale bombardato a Gaza. Hamas ha immediatamente accusato l’esercito israeliano di una strage di cinquecento civili. Nella Striscia ci sono solo giornalisti palestinesi, ma al momento non ci sono inviati indipendenti a raccontare quello che sta succedendo. Si può parlare di verità? Difficile dirlo»

Poche ore e sul web sono usciti alcuni video in cui sembrerebbe che un razzo partito da Gaza, attribuito al Jihad islamico, sia caduto per errore sull’ospedale. Anche il numero di morti che sembra molto inferiore rispetto a quello dichiarato all’inizio. Ma ormai la catena social aveva preso il sopravvento e imposto la sua narrazione, la sua «verità». Un cortocircuito che rischia di diventare irrimediabile e che nessuna ulteriore «prova-vera», probabilmente, avrà più la forza di disinnescare. Se segui un gruppo Telegram di Hamas «è stato Israele», se sei israeliano, europeo o americano e hai un profilo su Tik Tok, può essere che tu sia stato raggiunto da un contenuto del governo di Gerusalemme che dice: «hai visto? Hamas uccide la sua gente». In un conflitto che divide come quello tra Israele e Palestina, l’effetto tifoseria sui social diventa devastante.

La potenza di un post

Tutte le parti in guerra hanno ben chiara la potenza di un post e sanno che la guerra va combattuta non solo sul campo, ma soprattutto sul web. Così i nostri social preferiti diventano un campo di battaglia fondamentale. «Anche i russi e gli ucraini usano i social come arma di propaganda», spiega ancora Chin-Rothmann «Da sempre Putin ha giocato pesantemente la carta della disinformatia, la disinformazione a suo uso e consumo. Nelle ultime settimane, anche Hamas è cresciuta online in modo esponenziale. L’organizzazione vive su Telegram perché è bannata sui social più usati in Occidente».

Dal 7 ottobre uno degli account di instagram legato ad Hamas è passato da 200 mila follower a 2 milioni: «Anche se vietato su Meta, TikTok e Youtube, si affida a utenti privati in un proliferare di video-propaganda con contenuti ad hoc». Secondo il sito Politico Europe anche Netanyahu utilizza i social per la sua propaganda. Social preferito è X dove sono circolate con estrema disinvoltura anche le foto dei bambini morti nel kibbutz accompagnate da un messaggio: «Queste sono le immagini più difficile che abbiamo mai pubblicato. Mentre scriviamo, tremiamo». I ricercatori fanno risalire quel post direttamente al governo israeliano che ha avviato una campagna pressante rivolta ai principali Paesi occidentali per raccogliere il sostegno alla sua risposta militare.

A tutto questo, si aggiunge l’effetto algoritmo per cui se guardi video di cuccioli, il tuo feed si riempirà di video di gattini e cagnolini, se tifi una squadra vedrai solo quella. Se guardi video di bambini uccisi a Gaza sotto i bombardamenti vedrai solo post simili e non verrai probabilmente mai in contatto con le immagini degli bambini morti israeliani. E viceversa. E la tua verità sarà diversa a seconda di che social frequenti!

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Genovese di nascita e milanese d’adozione, è un giornalista, direttore di riviste e agenzie di stampa. Ha diretto testate storiche quali «Eva 3000», «Vip», «Ora», «Di Tutto», «Nuova Epoca», «Top Salute», «Corona Star’s». Attualmente lavora come autore di cinema, documentari e serie TV. Ha girato La banda del Buffardello e Il manoscritto di Leonardo da Vinci, il suo primo film come sceneggiatore. Ha fatto il ghost writer per molti VIP e ha scritto racconti sotto pseudonimo. Con la Newton Compton ha pubblicato Le dieci chiavi di Leonardo e L’enigma di Leonardo.