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Galliani senatore nel segno di San Silvio ricorda Berlusconi: “Lui è stato il mio tutto!”

Un'amicizia nata da una domanda: "Che ne pensi dei comunisti?", chiese il Berlusca, "Mangiano i bambini", rispose Galliani. E fu subito amore...

Galliani senatore nel segno di San Silvio
Galliani senatore nel segno di San Silvio

Galliani senatore nel segno di San Silvio ricorda Berlusconi: “Avrei preferito che questo seggio rimanesse al mio maestro di vita, alla mia guida, al mio tutto, che era Silvio Berlusconi”, ha detto Galliani appena confermata la sua vittoria, che ha voluto dedicare “esclusivamente a Berlusconi a cui sarò grato per tutta la vita”.Quella di Monza è stata una vittoria nel segno di San Silvio quella che ha portato Galliani, ad del Monza Calcio e collaboratore e amico fraterno del Cavaliere da oltre 40 anni, a conquistare il seggio del Senato lasciato vacante con la morte dell’ex premier lo scorso 12 giugno.

Nonostante la bassa affluenza alle urne – ha votato poco meno del 20% degli aventi diritto mentre a settembre dello scorso anno votò il 71,05% – il centrodestra si è assicurato un altro uomo tra gli scranni di velluto rosso, in un momento certamente delicato della legislatura. Il principale avversario Marco Cappato, sostenuto da una ampia coalizione che includeva Radicali, Pd e M5S, si è fermato al 39,53 mentre il sindaco di Taormina Cateno De Luca con il suo movimento Sud con Nord non è andato oltre l’1,76%, e meglio non hanno fatto gli altri sei candidati. Passando dalle percentuali ai numeri: Silvio Berlusconi era stato eletto con 231.524 voti a Galliani ne sono bastati 67.801.

Un’amicizia quella con Cavaliere, come ha raccontato lo stesso Galliani, durata oltre quarant’anni. Che ha resistito a tutto: “Ricordo che a St. Moritz c’era un’atmosfera magica che mi avrebbe cambiato la vita per sempre. Quando Berlusconi e io camminavamo per le strade di St. Moritz, sembravamo Totò e Peppino. Eravamo solo due giovani sognatori, ma avevamo grandi progetti.”

La loro storia d’amicizia ebbe inizio con una domanda: “Mi chiese come la pensassi dei comunisti”, ricorda Galliani “Gli risposi onestamente, citando mio padre: ‘Mangiano i bambini!’. Pensai di aver fatto una gaffe, ma Berlusconi si alzò e mi abbracciò. ‘Anche il mio papà diceva così!'”

Quell’incontro cambiò tutto. Berlusconi voleva coinvolgere Galliani nel suo audace progetto televisivo: una rete nazionale che facesse concorrenza alla RAI: “Obiettai che non era possibile”, dice Galliani, “ma lui fu secco: ‘Lei faccia il tecnico e mi dica: la sua azienda può realizzare il mio progetto?’ Fu il mio periodo eroico. Ho comprato pezzi di colline e di montagne in quattromila comuni. Al Sud, sul rogito, spesso il venditore scriveva: professione, benestante. Insieme, abbiamo anche comprato il Milan.”

Una delle tappe più memorabili della loro avventura fu a Capodanno del 1986, quando Berlusconi fece una dichiarazione che avrebbe cambiato la storia del calcio italiano. “Era una notte fredda e ci incamminavamo per prendere l’aperitivo al Palace. Berlusconi guardò gli Agnelli, l’Avvocato con la camicia aperta, Montezemolo con il ciuffo, Jas Gawronski elegantissimo. Al confronto, sembravamo Totò e Peppino. ‘Potremo fare grandi cose’, disse Berlusconi, ‘ma non saremo mai come loro. Ci mancano venti centimetri di statura e il coraggio di esporre il petto villoso sottozero’. Poi ci propose di prendere il Milan.”

Quella notte a St. Moritz fu il punto di svolta. “Berlusconi mi ha insegnato mille cose”, dice Galliani con gratitudine. “E sa qual è la più importante? L’ho visto salutare il presidente degli Stati Uniti e la persona più umile della terra allo stesso modo, con lo stesso sorriso.”

Oltre al calcio, c’è una parte della vita di Galliani che pochi conoscono. “La passione per il calcio mi venne trasmessa da mia madre”, rivela, gli occhi illuminati da ricordi affettuosi. “Messa in Duomo, panino, stadio. Quando morì nel 1959, papà mi disse: ‘Adriano, vai pure. La mamma è contenta se vai a tifare per il Monza’. E così ho fatto, portando nel cuore il suo amore per il calcio.”

La ricerca dell’amore materno è stata una costante nella vita di Galliani. “Spero che l’aldilà esista”, ammette con sincerità. “Perché ho passato tutta la vita cercando mia madre.”

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Genovese di nascita e milanese d’adozione, è un giornalista, direttore di riviste e agenzie di stampa. Ha diretto testate storiche quali «Eva 3000», «Vip», «Ora», «Di Tutto», «Nuova Epoca», «Top Salute», «Corona Star’s». Attualmente lavora come autore di cinema, documentari e serie TV. Ha girato La banda del Buffardello e Il manoscritto di Leonardo da Vinci, il suo primo film come sceneggiatore. Ha fatto il ghost writer per molti VIP e ha scritto racconti sotto pseudonimo. Con la Newton Compton ha pubblicato Le dieci chiavi di Leonardo e L’enigma di Leonardo.