Sesso, bikini e matrimoni in cella a Rebibbia tra agenti e detenute trans. Indagati due poliziotti. Cosa succede tra le celle del carcere romano? Il tutto va in scena nel più grande penitenziario romano nell’autunno — inverno del 2021. A dicembre di quell’anno arriva, in procura a Roma, una dettagliata denuncia che tratteggia uno scenario poco professionale all’interno del carcere, incontri piccanti tra diversi poliziotti e alcune detenute di un particolare settore che ospita, appunto, le transessuali.
Non posso più tacere
Tutto ebbe inizio con Paola, una transessuale brasiliana detenuta a Rebibbia, che ha denunciato di essere stata vittima di abusi da parte di due agenti penitenziari. Paola ha dichiarato: “Mi sono sentita violata e ho deciso di non tacere più”. Ma non era l’unico caso: altre detenute, soprattutto nel settore dedicato alle transessuali, avevano subito situazioni simili. Inoltre, una storia d’amore inaspettata è emersa tra un agente e un’altra detenuta transessuale, che ha aggiunto un elemento sorprendente a questo intricato quadro. L’agente coinvolto ha dichiarato: “Ci siamo innamorati sinceramente, nonostante le circostanze”.
Molestie in bikini
Infine, ha sottolineato sempre Paola, che le trans in estate, in carcere, sono solite prendere il sole in bikini e in un’occasione lei avrebbe subito apprezzamenti poco galanti da parte di un agente.
Aperta un’inchiesta
L’inchiesta è stata affidata al magistrato esperto Claudia Terracina, che ha dedicato mesi a esaminare ogni dettaglio della vicenda. Durante l’indagine, molte delle accuse lanciate da Paola si sono rivelate infondate, in quanto molte delle persone coinvolte non erano detenute a Rebibbia nel periodo indicato. Tuttavia, è emerso che Paola aveva accettato gli incontri sperando di ottenere favori speciali, portando all’accusa di induzione indebita nei confronti dei due agenti. Il processo è in corso, con la prima udienza fissata per metà dicembre.
L’avvocato difensore Cesare Gai che difende uno dei due poliziotti ha dichiarato: “Il mio assistito durante l’interrogatorio ha negato di aver avuto rapporti, inoltre non si capisce quali favori il poliziotto possa aver concesso alla denunciante”. Donato Capece, segretario del Sappe, ha affermato: “Piena fiducia nella magistratura, ma per eventuali responsabilità di singoli non si infanghi il lavoro di un corpo che, anche sotto organico, garantisce un servizio al Paese”.