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Anche per suore e preti il porno digitale è un’abitudine che “tira”, in conventi e seminari. Alla faccia del buonismo religioso delle fiction tv

L’intoccabile Don Matteo, la suora canterina Cristina di X Factor (che poi si toglie la tonaca ma che annuncia di sentirsi per sempre suora nell’anima e che impazza nei talk show), il programma settimanale A sua immagine – condotto da Lorena Bianchetti – e varie fiction con suore e preti in abbondanza, senza dimenticare il reality Ti spedisco in convento. La presenza del Vaticano nel nostro Paese si avverte anche nell’abbondanza di contenuti religiosi sul piccolo schermo. E poi, scanalando con il fedele telecomando, ci si può facilmente imbatte in Padre Brown, nelle repliche di Che Dio ci aiuti e in quelle di Sister Act. Un tripudio di fede e carità che manco sul cammino di Santiago di Compostela ce lo puoi trovare…

Anche i sacerdoti lo fanno

Di contro, infuria un’annosa polemica che fa da perfetto contraltare: quella relativa al consumo di pornografia da parte di preti e suore. Sulla quale anche Papa Francesco ha creato un dibattito preciso. Specialmente sugli effetti sulla salute mentale di consacrati e consacrate. generando una serie di riflessioni e di commenti per le sue considerazioni sull’epidemia di consumo di pornografia digitale da parte di sacerdoti, seminaristi e religiose.

Il porno… “tira”

La pornografia è “all’ordine del giorno”, e rappresenta “un vizio che ha tanta gente, tanti laici, tante laiche, e anche sacerdoti e suore”, ha osservato tempo fa il Pontefice, in un’udienza senza discorsi preparati che ha concesso ai seminaristi e sacerdoti residenti a Roma. La tentazione della pornografia digitale, ha aggiunto, “indebolisce l’anima. Indebolisce l’anima. Il diavolo entra da lì: indebolisce il cuore sacerdotale”.

Come cantava il buon De Andrè in “Bocca di rosa”

Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un’estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione.

E con la Vergine in prima fila
e bocca di rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l’amore sacro e l’amor profano.

Nel lontano 1967 il cantautore Fabrizio De Andrè aveva già toccato l’argomento con lucida ironia, narrando in rima le vicende di una prostituta. Tanti anni più tardi anche il Papa torna sull’argomento, parlando ad un gruppo di sacerdoti: “Alzi la mano chi ha avuto almeno un’esperienza di questo. Ognuno di voi pensi se ha avuto l’esperienza o ha avuto la tentazione della pornografia nel digitale. È un vizio che ha tanta gente, tanti laici, tante laiche e anche sacerdoti e suore. Il diavolo entra da lì. E non parlo soltanto della pornografia criminale come quella degli abusi dei bambini. Ma della pornografia un po’ “normale”. “Alzi la mano…”, un’esortazione che – se ci pensate un attimo – in certe condizioni può risultare quantomeno complicata…

Il diavolo sul telefonino: cancellatelo!

E prosegue: “Il cuore puro, quello che riceve Gesù tutti i giorni, non può ricevere queste informazioni pornografiche. Che oggi sono all’ordine del giorno. E se dal tuo telefonino tu puoi cancellare questo, cancellalo, così non avrai la tentazione alla mano. E se non puoi cancellarlo, difenditi bene per non entrare in questo. Vi dico, è una cosa che indebolisce l’anima. Indebolisce l’anima. Scusatemi se scendo a questi dettagli sulla pornografia, ma c’è una realtà: una realtà che tocca i sacerdoti, i seminaristi, le suore, le anime consacrate. Avete capito?”.

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