Ma non rompeteci il bot! Se Pellegrini non fosse un calciatore milionario, usereste tutti altri toni! Proviamo un esercizio d’immaginazione: sui giornali esce fuori la notizia del signor Pinco Pallino, disoccupato di Capracotta di Sotto (ovviamente il posto è a caso). O peggio, esageriamo, di Assan Mbudiele, immigrato dall’Africa. E di una ragazza italiana, tal Annina, che lo ha denunciato cinque volte per stalking con procedura di codice rosso.
Se fosse un poveraccio o un extracomunitario urlereste al linciaggio
I giornaloni scriverebbero la notizia, scandalizzati, dissertando di femminicidi, di interventi dello Stato. Salvini chiederebbe l’immediata castrazione chimica (o anche fisica se fosse possibile) del colpevole, La Meloni darebbe solidarietà da donna a donna. Persino Giancoso apparirebbe in tv in un fuorionda per dire che lui, quel bastardo, lo ucciderebbe con le proprie mani.
Ma invece il presunto molestatore (presuntissimo, visto che siamo appena all’inizio delle indagini e che – come abbiamo spiegato noi di Dillinger fin dal primo momento – una denuncia non è una condanna, ma una richiesta di verifica di un comportamento da parte di qualcuno che pensa di essere danneggiato. Quindi non solo Lorenzo Pellegrini, ma chiunque, non è colpevole fino a prova contraria) è un calciatore milionario, lavora in mutande e gioca nella Roma. Veste persino la casacca azzurra e è sposato con due figli e un terzo in arrivo.
I cattivi sono i giornalisti di DIllinger
E allora dimentichiamoci del Codice Rosso, della difesa della vittime. Il mondo si capovolge, la vittima è lui, i cattivi sono i giornalisti di Dillinger che hanno (giustamente) scritto la notizia (vera). Lei è sicuramente una poco di buono (d’altra parte è una escort, no?) che lo vuole senza dubbio ricattare.
Lui blatera quattro frasi superficiali e offensive definendo le indagini e cinque denunce per stalking “ovvie sciocchezze”, “false notizie”. E, nonostante siano poi altri colleghi a verificare che l’inchiesta c’è davvero, che le denunce sono reali, sono tanti i giornali che riportano le sue parole come se fossero prese pari pari dal Vangelo. “Ho dovuto sprecare tre minuti della mia giornata per leggere l’articolo pubblicato su un canale Instagram riportante notizie inventate sul mio conto”. Sentenzia infastidito.
Non voglio sprecare più di tre secondi: l’arroganza del potere
“Non voglio invece sprecare più di 3 secondi per smentire delle ovvie sciocchezze. Ci penseranno i miei legali a cui ho già conferito mandato per tutelare gli interessi e soprattutto i valori miei e della mia famiglia”. Aggiunge Pellegrini: “Ora ho cose più importanti a cui pensare, visto che a breve nascerà il mio terzo figlio. Mi auguro che le autorità competenti si attivino prontamente per tutelare persone per bene”.
Parole odiose, spocchiose. Se a pronunciarle fosse stato Assan Mbudiele, l’extracomunitario di cui sopra, avrebbero già cercato di linciarlo, chiedendo a gran voce di “rimandarlo a casa sua”. Ma come, non vuoi sprecare più di tre secondi a spiegare perché una escort accusa te, padre di famiglia che con le escort non dovresti avere a che fare, di stalking con ben cinque denunce? Ma chi ti credi di essere? Caro Pellegrini, non sei superiore alla legge, sprecherai tutto il tempo che serve a spiegare. E se poi risulterai innocente (come da padre di famiglia ti auguro di cuore) bene per te. Ma se risulterai colpevole quei tre secondi diventeranno ore…
E Repubblica fa il coro
Un’ultima cosa, la più ridicola, la scrive Repubblica: ““Le puttane si pagano. Lo sai che il sequestro di persona sono una ventina di anni di carcere?”. Le offese sui social che sembrano nascondere l’ombra di un ricatto. Da giorni i profili Instagram del capitano della Roma Lorenzo Pellegrini e di sua moglie Veronica Martinelli sono stati letteralmente presi di assalto da una serie di account fake. L’impressione, scorrendo i commenti, è quella di un attacco bot orchestrato in maniera scientifica. I messaggi infatti risalgono tutti a 5 giorni fa. Ed è impossibile non collegare i messaggi con lo scandalo sollevato ieri dal fotografo Fabrizio Corona, che ha rivelato l’esistenza di un’indagine nei confronti di Pellegrini, denunciato per stalking da una escort”.
Applausi, a scena aperta. Ecco la difesa d’ufficio. A accusare il POVERO Pellegrini – marito fedele e uomo esemplare – sono i bot cattivi. Chi li avrà scritti? Il bau bau, la escort in cerca di grana, i cattivoni di Dillinger in cerca di clic? Fabrizio Corona? Sicuramente qualcuno di loro, perché è impossibile che un GIORNALONE come REPUBBLICA abbia preso un altro buco dopo quello del calcioscommesse da un gruppo scalcagnato di giornalisti di un sito internet E allora, miei cari Marco Carta e Andrea Ossino, rileggetevi quello che scrivete.
Povero Pellegrini, non è lui che va con le escort, la colpa è dei bot
I bot (lo dite voi sul pezzo del 31 ottobre) sono cominciati “5 giorni fa”, quindi datano (se non avete scritto una cosa imprecisa e i giornalistoni come voi non sbagliano mai) 26 ottobre. Giusto? Le denunce di Alina datano luglio e agosto, quindi MOLTO PRIMA. Quindi difficile capire cosa avrebbe potuto ottenere la ragazza con quei messaggi se dietro ai Bot ci fosse lei, visto che ha affidato le sue paure alla giustizia mesi prima.
Il pezzo di Dillinger è del 30 ottobre. E io 5 giorni fa ero ancora impegnato a fare quello che voi evidentemente non fate: indagare sui fatti, accertarmi delle notizie e verificare le mie fonti. Quindi i Bot, per semplificare, c’erano prima di Dillinger e allora come fanno a “essere collegati alla nostra inchiesta”? Li abbiamo scritti noi? C’è L’OMBRA DI UN RICATTO è riferito a noi? State scrivendo questo? Beh, cari collegoni, quale sarebbe il disegno dietro questa baggianata? Mi piacerebbe che – invece di infamare chi fa il vostro stesso mestiere – spiegaste cosa intendevate. Perché noi non siamo disponibili a farci tirare dentro alle vostre mezze frasi. E le denunce per diffamazione e calunnia esistono anche per voi.