Sul web continuo a leggere, insieme agli osanna dei fan dei FabFour per il nuovo brano “virtuale”, anche scemenze varie da parte di ignoti internauti e celebrati critici. “Mera operazione speculativa, guarda caso fatta uscire a due mesi da Natale”, “La voce di John è inascoltabile”, “Che brutto il suono della batteria di Ringo” e altre assurdità.
Non solo una (peraltro) lecita operazione commerciale
Addirittura il New York Times, sempre pronto a celebrare minchiate musicali colossali dell’ultima popstar a stelle & strisce di turno, del brano Now and Then scrive che “Non è un gran finale. L’ultima canzone dei The Beatles (in questo modo è stata lanciata e probabilmente sarà così, visto che non sembrano esserci altri inediti nel cassetto) è il tentativo di far rivivere qualcosa che va oltre il possibile… ma non è solamente un’operazione speculativa.
We’re Only in It for the Money
Grazie al cavolo che si tratta di un progetto commerciale. L’industria discografica esiste per fare business… che però più essere sviluppato con splendide canzoni o ciofeche epocali! Perchè… secondo voi, cari snob pseudo-musicali di sta ceppa, il presidente Meloni & banda al seguito stanno al Governo per costruire davvero il bene di noi italiani?!? O la Bauli, che è già partita con gli stucchevoli spot natalizi, lo fa perchè si sente sinceramente pregna del fervore mistico-religioso in onore della venuta al mondo del Bambinello. Quello biondo, con mini-zoo a corredo?!?
Rai… perchè pagare il canone? Forse per le ennesime minchiate?
Rainews si distingue per pressapochismo e ignoranza della materia, divulgandola come il classico brano beatlesiano che ogni anno esce per Natale (???). Facendo pure morire Ringo Star… che in realtà è vivo e vegeto e che di cognome farebbe Starr. Star è la marca dei dadi da brodo, quel brodo di superficialità nel quale stai annegando.
Finale agrodolce
Ma fatemi il piacere… Now And Then NON è Let It Be, Yesterday, Eleanor Rigby o – pensando al Lennon solista (visto che questo “nuovo ” brano è tutto farina del suo sacco), Imagine. Ma è una piacevolissima ballata rock orecchiabile e malinconica, che chiude per sempre l’epopea dei Beatles con una nota agrodolce, perfettamente contestuale.
Nulla muore per sempre
Alla leggenda il compito di perpetrare in eterno la loro storia. Loro, come entità concreta, hanno definitivamente chiuso i battenti. L’avevano fatto già 53 anni fa, quando la band si sciolse, anche se in realtà la vaga sensazione di un futuro ancora possibile ha sempre aleggiato. Niente muore mai veramente, almeno non in un’epoca che ha registrato il ritorno degli ABBA alla musica dal vivo dopo 40 anni (anche se attraverso i loro avatar digitali) e le riesumazioni di Frasier Crane, Carrie Bradshaw e Luke Skywalker.
Una volta tanto l’AI è stata utilizzata in maniera degna
Scritta e registrata su nastro sotto forma di demo da John Lennon nel 1978, abbozzata come brano dei Beatles negli anni ’90 dai tre membri superstiti e poi scartata, per una scarsa qualità audio della registrazione originale. Con l’avvento dell’AI, in grado di estrarre la voce di Lennon, ha dato modo a Paul e Ringo di completarla. Minimale la copertina, coi quei tagli che ricordano quelli di Lucio Fontana. Come nelle sue celebri opere, rappresentano la volontà di andare oltre, di andare dietro. Con i suoi tagli, Fontana non cercava di rappresentare cosa può esserci dietro la tela, ma ce lo mostrava, tagliando fisicamente il supporto, un ostacolo nello spazio. Il taglio come pausa temporale che contiene al suo interno sia il concetto di annullamento che e quello di costruzione. Lo spazio si trasforma in un luogo atemporale e astorico, permettendo all’idea pura di mostrarsi e divenire forma per mezzo del gesto.
Sulle recriminazioni dei puristi circa il brano, c’è davvero poco da polemizzare: tutti e quattro i membri della band hanno effettivamente suonato o cantato su Now and Then: questo basta e avanza! Gli altri accorgimenti tecnologico-creativi, utilizzati per finalizzare la canzone al pari di quelle del passato dei The Beatles, sono rimasti fedeli al loro stile. A cominciare dalla registrazione del Macca di un assolo di chitarra slide alla maniera di George (come tributo), fino all’estrazione da parte del produttore Giles Martin, figlio del leggendario collaboratore George Martin, di frammenti di voce da vecchi brani del gruppo per ricreare le loro tipiche armonie a quattro voci. Un freddo artificio tecnico senz’anima?!? E l’autotune, utilizzato nella stragrande maggioranza di produzioni attuali… cos’è?!?
The End
Solo chi li ha veramente amati, innalzandoli a colonna sonora della propria vita… può capire realmente il significato di questa uscita. Per tutti gli altri c’è sempre la possibilità di accendere la radio e sorbirsi un flusso costante di muzak. Oppure aspettare la prossima edizione di Sanremo…