Massimo Bossetti, l’ex muratore di Mapello condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, dopo un lungo tempo di silenzio torna a sorridere. I suoi legali, infatti, per la prima volta potranno esaminare i reperti su cui, durante le indagini iniziali, furono riscontrate le tracce dell’allora “Ignoto Uno”. Quelle che poi portarono alla risoluzione del caso. L’udienza, che avverrà il prossimo 20 novembre nell’aula dell’Assise di Bergamo presieduta dal giudice Donatella Nava, rappresenta un’assoluta novità. Mai prima d’ora i difensori di Bossetti hanno potuto visionare il materiale acquisito dagli inquirenti. Solo a seguito dell’ultimo ricorso, hanno ottenuto l’autorizzazione per farlo.
Per la prima volta i difensori vedranno i reperti che lo inchiodarono all’ergastolo
“Bossetti è contentissimo”, ha dichiarato l’avvocato Claudio Salvagni che, assieme al collega Paolo Camporini, assiste il 53enne. Durante la prossima udienza saranno portati in aula i leggins neri e gli slip. Quelli che la ragazza indossava la sera della scomparsa, il 26 novembre 2010. Le tracce genetiche, quelle classificate come riferibili a “Ignoto Uno”, furono considerate dagli inquirenti dell’epoca la prova regina dell’intero compendio probatorio. Presenti in aula anche i 54 campioni di Dna che furono trasferiti da un frigorifero dell’ospedale San Raffaele di Milano all’Ufficio corpi di reati del Tribunale di Bergamo. Gli avvocati di Bossetti non potranno né toccare né fotografare i reperti. Potranno assistere alle “operazioni di rimozione e riapposizioni dei sigilli” affidate a un carabiniere e un poliziotto.
Per riaprire il caso ci vogliono nuove prove
Il procedimento giudiziario conclusosi con la condanna all’ergastolo di Massimo Bossetti si basa sulla controversa questione dei reperti su cui furono trovate tracce di un Dna maschile, in seguito ritenuto sovrapponibile con quello dell’ex muratore bergamasco. Attualmente Bossetti, recluso nel carcere di Bollate e professatosi sempre innocente, sarà presente in aula. Dopo aver appreso la notizia, l’origine della sua contentezza è motivata dal fatto che, per la prima volta, si fa qualcosa in sede processuale che finora gli era stato negato. Fin dall’udienza preliminare (circa nove anni fa) i suoi difensori chiedevano la concessione di accesso ai reperti. Il loro obiettivo ira è quello di poter trovare tracce utili a Bossetti per tentare una eventuale revisione del caso, chiaramente possibile solo a fronte di nuove prove.