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Ma quale “Miss”: questa è pura mercificazione della donna, un tanto al chilo!

Miss Italia si è appena concluso, tra sterili polemiche sulla vincitrice – tale Francesca Bergesio – piuttosto che su Sgarbi. Nessuno però nel 2023 si è chiesto se ormai non sia passato il tempo di un concorso come questo. Si dice che non si punta solo sulla bellezza a Miss Italia, ma alla fine, se andiamo poi a leggere i commenti delle persone, che rappresentano inevitabilmente il termometro della nostra società, ci rendiamo conto che dicono solo cose del tipo “finalmente una Miss bella”.

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Non siamo moralisti, però cerchiamo di essere sempre obiettivi

Rincorriamo quotidianamente il concetto di “politicamente corretto”, azzanniamo e insultiamo chiunque si azzardi a fare un personale commento che non rientri nei canoni della sterile banalità a cui siamo abituati. A questo punto è lecito chiedersi: è giusto, opportuno o sano giudicare delle donne che sfilano in base al loro corpo? Come mai le femministe non insorgono di fronte a spettacoli aberranti come questi? Come mai si parla solo in base a ciò che conviene? Il moralismo è l’ultimo dei nostri obiettivi… ma la coerenza è il primo. E coerenza vuole che la mercificazione del corpo femminile, vista l’epoca in cui viviamo, viste le continue battaglie delle donne, non dovrebbe avvenire o quantomeno non dovrebbe essere trasmessa, pubblicizzata e osannata come se fosse qualcosa di rivoluzionario.

Miss Italia a cosa serve ?

Che cosa vuol dire diventare Miss Italia? A che cosa aspirano quelle ragazze? Che obiettivi di vita si pongonoo? Oltre a una coroncina e una fascia bianca con la scritta “Miss”, non c’è traccia di un benchè minimo valore aggiunto comportato dal raggiunto traguardo. Qualcuno di voi per caso si ricorda quali siano state le ultime Miss elette? Dove sono ora? Che lavoro stanno facendo? Dopo che avrete risposto a queste domande, dentro di voi, vi invitiamo a porvene altre. Interrogatevi sul fatto che il politicamente corretto esiste a giorni alterni, sul fatto che siamo le marionette di pensieri precostituiti e prestabiliti da altri, dai quali non riusciamo a sganciarci.

Un invito accorato

Andiamo oltre la banalità del pensiero in quanto dogma, in quanto verità assoluta. Critichiamo, ragioniamo, replichiamo e ribelliamoci a ciò che non ci sta bene, a ciò che per noi è sbagliato. Non bisogna rintanarsi in un vuoto cosmico cognitivo, perché la morte dell’intelletto e del pensiero critico rappresentano la morte della società e ci regalano solo ed esclusivamente la terribile società in cui stiamo vivendo.

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