L’Ambrogino d’Oro è la massima onorificenza cittadina concessa a chiunque abbia dato lustro alla città. Al centro della scena sono finite le assegnazioni di quest’anno del sindaco di Milano, Beppe Sala, oltre alla non-giornalista Selvaggia Lucarelli. Una in particolare ha fatto scalpore, quella avanzata dalla Lega al comico Andrea Pucci, auto definitosi “unico comico di destra”: scoppia una polemica inutile poiché in passato il comico non si sarebbe risparmiato insulti alla Schlein, segretaria del Pd che chiunque ha criticato, e non scherzando. E per delle battute omofobe al concorrente del GF, Tommaso Zorzi, che detto fra noi, gli ha fatto solo pubblicità.
Il disastro in Aula
Sala non si è esposto troppo, ma si è trovato a dover difendere in aula consigliare la sua assessora contro cui è stata presentata una mozione di sfiducia da parte del centrodestra, non frenando le parole: “È il momento di dividere le persone tra quelle per bene e quelle che non lo sono – è stato il primo attacco del sindaco – tra quelle che lavorano, magari facendo degli errori, e quelli che non fanno molto. Dico solo che il Consiglio comunale, il giorno dopo la dimostrazione che ha dato sulla scelta clientelare degli Ambrogini si permetta di presentare una mozione del genere contro una persona che lavora, è vergognoso”. Disastro in aula, seduta interrotta e richiesta di scuse.
La testardaggine di Sala non ha confini, rientra in aula e continua la polemica: “Se mi chiedete di dire che nella nomina degli Ambrogini non c’è stato clientelismo, io non posso dirlo. Se ognuno apre Google e cerca clientelismo, leggerà che è un sistema di rapporti tra persone basato sul favoritismo. Soprattutto in campo politico, in nome di un reciproco interesse. Quello che io affermo è che a volte si dà l’Ambrogino a chi attacca la giunta. Ia lo vedo così: ogni anno vengono proposte persone che fanno comodo a una parte politica, perché durante l’anno hanno operato per screditare la giunta”.
Il controverso meccanismo delle assegnazioni
Il meccanismo di assegnazione è stato criticato e cambiato negli anni. La fase culminante è avvenuta quando la delega è passata dalle mani del sindaco al Consiglio comunale, dunque ai partiti. Ma questo paese c’insegna che cambiare le regole non cambia certo le contestazioni.
Sala, hai dato la medaglia d’oro ai Ferragnez…
Caro Sindaco, lei parla di clientelismo ma poi premia i Ferragnez? Come mai loro si e Pucci no? Dario Fo nel ‘97 non l’ha ricevuto, Robert De Niro nel 2004 nemmeno, Elio e le storie Tese nel 2008 manco. Però poi, grazie ad una maggioranza di sinistra, accettarono l’onorificenza. Questa è la base del polverone, sollevato dalle maggioranze che governano e dalle opposizioni che vogliono un riconoscimento.
Pucci non si tira certo indietro
Si dice che i panni sporchi si lavino in casa propria. Di solito la causa sono le interminabili sedute in cui vengono analizzati nomi e cognomi dei personaggi. Pucci però sembrerebbe non voler indietreggiare, anzi, in un’intervista di Nino Luca ribadisce: “L’Ambrogino d’Oro? Perché da 30 anni che regalo leggerezza ai Milanesi.” Rifarebbe le battute omofobe? “A parte che non me la ricordo… ma nella comicità il politically correct va messo da parte”.
E Andrea Pucci ha ragione, basta con questo maledetto politically correct che sta rovinando anni di comicità, arte, cinematografia, cultura e forse è meglio non andare avanti…