Massimo Giannini ( editorialista La Repubblica) intervistato Domenica da Fabio Fazio a “Che tempo che fa“ si è espresso sulla drammatica vicenda di cronaca del femminicidio di Giulia Cecchettin. Queste sono le parole che il giornalista ha usato per lanciare un allarme diretto alle istituzione italiane: “ Bisogna educare i maschi e bisogna farlo a scuola su che cosa vuol dire l’amore e cosa vuol dire il rispetto di una ragazza, la Cortellesi con il suo film ha aperto un Varco e Meloni e Schlein si incontrino e ne parlino”. Nella stessa trasmissione di Fazio il presidente della regione Veneto Luca Zaia approfondisce il tema dell’educazione affettiva che secondo lui ”non deve essere delegato solo alla scuola, l’educazione passa anche dalle famiglie”. È giusto delegare in parte alla politica e alle famiglie l’emergenza dei femminicidi ed è giusto anche promuovere una campagna di “educazione ai sentimenti“ nelle scuole. Ma l’educazione dei giovani non passa solo attraverso le figure istituzionali come professori e politici e non può essere certo demandato esclusivamente alla famiglia.
La società cibernetica e la neuroplasticità delle menti dei giovani
Per poter meglio analizzare questa emergenza bisogna prendere in considerazione anche l’incapacità di alcuni genitori di educare i propri figli in una società cibernetica che iperstimola e abusa la neuroplasticità delle menti dei giovani. Una neuroplasticità che sembra essere diventata ormai solo ad uso e consumo dei modelli di “architettura digitali” e delle tecniche di neuroeconomia. La vera domanda da porsi è: a cosa sono esposti oggi i cervelli dei giovani? Perché è proprio il concetto della “neuroplasticità” a venirci in aiuto se vogliamo parlare di educazione affettiva. Infatti come dimostrano le neuroscienze, per plasticità cerebrale (neuroplasticità) si intende la capacità del nostro cervello di cambiare adattarsi e imparare attraverso stimoli ricevuti dall’ambiente esterno. I neuroni del nostro cervello, come è risaputo, generano costantemente un attività elettrica (frequenze). La musica favorisce la neuro-plasticità del cervello, in particolare diverse ricerche nell’ambito della neuroscienza ci mostrano come la musica possa attivare il sistema limbico e come influisca nella produzione di neurotrasmettitori come dopamina, ossitocina e seratonina ,importanti per il benessere mentale. La musica può quindi agire benevolmente sulle menti dei giovani ma pùò essere anche molto dannosa. Dipende tutto dalla qualità del suono e dalla risonanza che produce nel cervello proprio perché sono diverse le aree cerebrali coinvolte nell’ascolto di un brano.
Il potere educativo della musica: i mantra induisti VS “earworm”
Infatti è proprio la musica uno fra i maggiori stimoli “educativi” che i giovani ricevono dall’ambiente esterno. In grado di arrivare dritta ai loro cervelli sotto forma di frequenze (Hz). Ed è proprio questo potente mezzo di comunicazione ad essere molte volte sottovalutato dalla nostra società. Un mezzo educativo che è diventato con il tempo sempre più alla mercè di un industria musicale malata che punta a sfornare “prodotti” commerciali. Baasandosi su mere logiche di mercato e sul fenomeno “earworm”(verme dell’orecchio). Queste canzoni “tormentoni” giocano su una serie di frasi ripetute. In psicologia esiste un effetto chiamato “di ripetizione” che è alla base di questo fenomeno, in sostanza è un ritornello che crea appunto un effetto di loop e che viene intrappolato nel nostro cervello. Ma l’earworm ha lo stesso scopo di quello che nelle religioni induiste viene definito “mantra” .
La musica può ammalare o guarire
Infatti diversi studi dimostrano come la musica influenzi il cervello ed il corpo. E come sia altresì utile per contrastare stress, ridurre la depressione e stati mentali negativi. La scienza moderna ha iniziato a riconoscere ciò che gli antichi mistici e alcune culture orientali ci hanno sempre detto: tutto è in costante vibrazione, tutto è suono. E lo stato di vibrazione più elementare è quello del suono. Dagli antichi egizi, tibetani e indiani d’America, il suono ha rappresentato uno strumento centrale nelle cerimonie di guarigione e nei rituali ancestrali.
Red Valley, il documentario che interroga l’etica
Nel 2022 è stato realizzato un docufilm dal titolo Red Valley: Siamo quello che ascoltiamo. Diretto da Olmo Parenti e in onda su Prime video, il documentario presenta alcune interviste esclusive agli artisti protagonisti del festival musicale sardo di Red Valley 2022. Tra gli artisti coinvolti Marracash, Salmo, Blanco, Irama e i Pinguini Tattici Nucleari.
Siamo quello che… ascoltiamo
Il Red Valley festival è un appuntamento musicale dell’estate sarda e uno delle maggiori iniziative di musica elettronica, pop e rap a livello nazionale. Questo documentario cerca proprio di arrivare alle nuove generazioni e farle riflettere indirettamente sul valore educativo dell’ascolto musicale. Una voce narrante fuoricampo apre il docufilm così: “In questo momento in Italia passiamo più tempo ad ascoltare musica che a mangiare, sai quando si dice che sei quello che mangi? Ecco forse oggi più che siamo quello che mangiamo stiamo diventando quello che ascoltiamo“.
La musica dell’anima di Lucio Dalla
E ora invece, A 80 anni dalla nascita di Lucio Dalla, arriva al cinema per tre giorni un altro docufilm che ci parla di musica. Una musica, quella di Lucio Dalla, che forse non tornerà mai più. Si perché quelle di Dalla non erano canzoni prodotti da un computer. La pellicola di Walter Veltroni DallAmeriCaruso-Il concerto perduto racconta lo storico concerto di Dalla al Village Gate di New York nel 1986. Oltre alla genesi della canzone Caruso. Una delle più popolari canzoni della storia della musica italiana che insegna in una strofa cos’è l’amore: “Un uomo abbraccia una ragazza dopo che aveva pianto… poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto… te voglio bene assaje”.
Onde sonore nocive: IRAMA, SFERA EBBASTA e tutti i burattini dell’ingorda industria discografica
E se proviamo a confrontarla con alcune delle hit musicali attuali iniziamo a capire chi fomenta la mancanza del rispetto della figura femminile. “Mentre si muove fa ram-pam pam pam “ di Irama oppure: ”Hey tipa ! vieni in camera con me e portati un’amica po-portati un’amica!, ste puttane da backstage sono luride” di Sfera Ebbasta. Artisti “burattini” in mano a case discografiche che puntano solo al consumismo musicale, senza preoccuparsi di inquinare le menti delle nuove generazioni. Tutto parte di una regia di persone che per un profitto personale promuove immondizia vibrazionale!