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Anne Boyer manifesta il suo dissenso per la narrazione del New York Times sulla guerra a Gaza, lasciando il giornale

La poetessa premio Pulitzer ha voluto opporsi all’approccio narrativo del New York Times Magazine nei confronti della guerra a Gaza. Per manifestare la sua opposizione ha deciso di licenziarsi. Una scelta “cazzuta” diremmo noi in linguaggio dillingeriano, perchè è stata proprio lei a dare le dimissioni. Spiegando le ragioni etiche e professionali in una lettera pubblica su Substack, una newsletter americana.

Le sue ragioni

“Mi sono dimessa da responsabile della pubblicazione delle poesie del New York Times Magazine. La guerra sostenuta dagli Stati Uniti dello Stato israeliano contro il popolo di Gaza non è una guerra per nessuno. Non c’è sicurezza in essa o da essa, non per Israele, non per gli Stati Uniti o l’Europa, e soprattutto non per i molti ebrei calunniati da coloro che affermano falsamente di combattere in loro nome. Il suo unico profitto è il profitto mortale degli interessi petroliferi e dei produttori di armi.”. Inizia così la lettera di Boyer che analizza politicamente l’attuale situazione bellica: “Non è solo una guerra di missili e invasioni terrestri. È una guerra in corso contro il popolo palestinese. Persone che hanno resistito durante decenni di occupazione, dislocazione forzata, privazione, sorveglianza, assedio, prigionia e tortura”, ha dichiarato.

Il modo più efficace per gli artisti e gli intellettuali è il rifiuto attivo

La giornalista ha rivelato: “Non posso scrivere di poesia tra i toni ‘ragionevoli’ di coloro che vogliono acclimatarci a questa sofferenza irragionevole. Niente più eufemismi macabri. basta anche con paesaggi infernali igienizzati verbalmente. Niente più bugie guerrafondaie. Se questa rassegnazione lascia un buco nelle notizie delle dimensioni della poesia, allora questa è la vera forma del presente”.

Sempre più la guerra è una questione di donne

Donne uccise, donne vittime innocenti – da una parte e dall’altra – ma anche in prima linea per raccontare cosa succede ogni giorno. Come la nostra inviata Rai Stefania Battistini. Milanese classe 1977 (segno zodiacale: testardamente Ariete) si è laureata in Scienze della comunicazione con 110 e lode. Dal 2007 è iscritta all’albo dei giornalisti professionisti. La sua carriera in Rai è iniziata come reporter per il TG1 e per Speciale Tg1, attraverso servizi da zone di guerra dal Kurdistan e Siria. La sua esperienza sul campo l’ha portata varie volte faccia a faccia col pericolo.

Costantemente sul filo del pericolo

Ben prima della disavventura in Ucraina, nel 2017 è stata minacciata da un uomo armato, durante un servizio. Non ci stupiremmo se, a guerra in Ucraina conclusa, alla Battistini venisse offerto un ruolo televisivo in ambito “talk”. Sempre che lei gradisca l’idea di ritirarsi dai territori “caldi” in favore di uno studio televisivo più confortevole e rassicurante.

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