È davvero incredibile vedere come, dopo un incidente, i personaggi dello spettacolo sentano l’impellente necessità di postare un resoconto completo su Instagram… piuttosto che presentare una denuncia formale. La presentatrice ha dato il suo racconto in un lungo post su Instagram, descrivendo in modo teatrale l’incidente subito a Roma, presumibilmente alla Stazione Termini. Evidenziando come si sia sentita fragile, sola e spaventata dall’inciviltà altrui. Leggendo le sue parole sembra però più intenzionata a ricevere consolazione e conforto dai suoi follower piuttosto che ricorrere alle autorità competenti.
L’incidente di Monica Leoffredi
La storia dettagliata della presentatrice comprendeva anche i particolari sullo scontro con il van, le accuse dell’autista e la mancanza di supporto dagli astanti. Tutto ciò mentre dimenticava di menzionare qualsiasi azione concreta intrapresa per risolvere la situazione. Un vero spettacolo sui social media, quasi come un dramma teatrale con tanto di scene di pianto, piuttosto che un’azione risolutiva e responsabile. In questo mondo di celebrità e dramma mediatico, sembra che sia più importante esprimere la propria frustrazione sui social piuttosto che fare ciò che è giusto e corretto in una situazione del genere. Ma hey, almeno il post ha ricevuto un numero considerevole di like. Priorità, giusto?
Ecco il testo del post con il quale la conduttrice racconta l’accaduto (evidentemente per scrivere un tale papiro non stava poi così male…)
“Voglio raccontarvi la mia debolezza ed il mio sconforto. Stasera di ritorno da Milano ero in attesa del taxi per tornare a casa, lo attendevo poco lontano dalla stazione.Il taxi stava per arrivare, scendo dal marciapiede e lo attendo dietro ad un Van parcheggiato in seconda fila. Ero di spalle con lo sguardo fisso verso la strada. Non mi accorgo che lI Van aziona la retromarcia. Mi travolge e mi scaraventa a faccia avanti sull’asfalto, sento qualcuno che gli urla “fermati!C’è una dietro!” Rotolo verso il centro della strada per evitare che il van mi schiacci. Scende l’autista che invece di soccorrermi, comincia ad urlare accusandomi di fingere, urla che non mi aveva investita ma che mi ero buttata!
Un altro imbecille urla “E’ vero! Non ti ha toccata”. Mi sono lentamente rialzata, ero umiliata, ferita non solo fisicamente ma soprattutto psicologicamente. Ho tentato di far valere le mie ragioni ma lui continuava a negare. Solo un signore ha confermato che ero stata investita. Gli ho chiesto “Può testimoniare?”. Lui ha risposto di sì, l’autista urlava ancora negando. lo che ogni giorno pontifico su come ci si deve comportare in ogni situazione, in un momento di difficoltà, sono stata solo capace di scoppiare a piangere, non ho preso la targa, ho solo detto “Sei un delinquente, vergognati”.
Il mio taxi è arrivato. L’ho preso lasciandomi alle spalle il van ed il suo autista irresponsabile .Mi sono sentita fragile, sola, spaventata da tanta inciviltà. Volevo solo tornare a casa. Piangendo ho chiamato mio marito, gli ho confidato la mia frustrazione, la mia resa. lo sempre cosi forte, a tratti aggressiva mi ritrovavo a piangere in un taxi senza aver saputo proteggere il mio diritto di denunciare l’incidente, la mia dignità.Il tassista mi porge una tavoletta di ghiaccio che aveva nel suo zaino con la cena. E il primo che mi soccorre, mi confida che neanche lui si riconosce più in questo mondo. I miei figli mi hanno vista tornare a casa senza il mio solito sorriso, hanno visto il mio volto con il trucco colato, gli occhi lucidi.
Non voglio nascondere la mia fragilità . Il loro abbraccio. Sto bene solo qualche escoriazione. L’autista si starà vergognando?
LE IMMAGINI DEL SUO POST
Il vittimismo sui social, un fenomeno sempre più diffuso
Il vittimismo sui social media è diventato un fenomeno sempre più diffuso, in cui le persone condividono esperienze personali negative o situazioni spiacevoli, spesso dipingendosi come vittime di circostanze avverse. Questo comportamento si manifesta attraverso post che esprimono lamentele, frustrazioni o rabbia nei confronti di eventi, persone o situazioni che si ritengono responsabili delle proprie difficoltà fino a risultare ridicole.
Questi post possono includere descrizioni dettagliate di situazioni sfortunate, richieste di compassione e solidarietà, o accusare gli altri per le proprie difficoltà. Tuttavia, il vittimismo sui social media può essere controverso: da un lato, può offrire un modo per esprimere emozioni e cercare supporto dalla comunità online, ma dall’altro, può anche contribuire a una cultura di negatività, dipendenza emotiva e scarso senso di responsabilità. Per non parlare dell’assurdità che porta una persona, in un momento grave, a prendere il telefono e utilizzare un app.
Alcune persone utilizzano i social media come un luogo per condividere esperienze personali difficili, cercando conforto e sostegno da amici, familiari o seguaci online. Tuttavia, esiste il rischio che il vittimismo costante possa portare a una mentalità di dipendenza emotiva e impotenza, dove la ricerca di comprensione e compassione diventa una costante.
È importante comprendere che esprimere le proprie difficoltà è normale e sano, ma è altrettanto importante sviluppare la resilienza e l’empatia verso gli altri. L’equilibrio tra la condivisione delle esperienze e la capacità di affrontare le sfide può contribuire a un ambiente online più positivo e costruttivo per tutti.