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La triste storia di Franceschini, ex ministro della Cultura che negò i fondi al film dell’anno della Cortellesi

Figuraccia retroattiva di Dario Franceschini, ex ministro della Cultura che disse “no” in commissione, quella preposta all’assegnazione dei fondi pubblici, al film del quale tutti parlano: quello diretto ed interpretato da Paola Cortellesi, C’è ancora domani. Lodato da entrambe le fazioni politiche, destra e sinistra, Giorgia Meloni e Elly Schline. In data 12 ottobre 2022, la commissione del ministero della cultura bocciò la pellicoa, ritenendolo «di scarso valore» e dunque non meritevole di obolo. Al governo c’era Mario Draghi, il ministro della cultura era Dario Franceschini, che aveva nominato la commissione composta da saggi tra cui, Rita Borioni, ex consiglio d’amministrazione Rai in quota Partito democratico. La stessa che ieri ha dichiarato di non ricordare i motivi del drastico giudizio, affermando – meglio tardi che mai – di aver cambiato opinione!

Le reali responsabilità

I film finanziati in quel periodo furono Rapito di Marco Bellocchio, Comandante di Edoardo De Angelis e Confidenza di Daniele Luchetti. Insieme alla Cortellesi, rimase a bocca asciutta Le assaggiatrici di Silvio Soldini. Certo, errare è umano e comunque non c’erano in lizza pellicole decisamente brutte. Non contestiamo il giudizio in sé a essere grave… ma piuttosto il silenzio sulle reali responsabilità. Sulle quali anche il quotidiano Repubblica non fa chiarezza in un recente articolo, anzi…

Sarebbe bastato verificare le date

Se guardiamo l’agenza, il governo Meloni si insedia il 22 ottobre 2022, incluso il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Quindi C’è ancora domani non venne bocciato dalla destra, come viene lasciato credere nell’articolo pubblicato recentemente da Repubblica, corretto poi solo nella versione digitale del pomeriggio. Chiaramente i moralisti insorgono contro la Meloni, “colpevole” del mancato finanziamento di una pellicola femminista! Peccato solo che a capo del ministero ci fosse la sinistra di Franceschini, con commissioni nominate dal suo dicastero.

Un film comunque da guinness

L’ex ministro, invece di ammettere onestamente il fattaccio, spiega che non toccava al ministro entrare nelle decisioni dei commissari. Sangiuliano, una volta tanto in maniera reattiva, sfrutta l’assist, consigliando al collega di girare l’accusa a chi ha fatto il bello e il cattivo tempo nella distribuzione dei soldi pubblici: la sinistra. C’è ancora domani si è comunque finanziato col tax credit (leggasi sgravi fiscali), iniziando la sua marcia trionfale ai botteghini, avviandosi a diventare uno dei maggiori incassi nella storia del cinema di casa nostra. Che ad oggi dichiarano oltre 20 milioni di incassi. E, soldi a parte, un consenso critico unanime- al di là dei credi politici – e la consacrazione della sua regista e attrice.

Titoli di coda moralistici

La morale è sempre quella: non sempre a pensar male si fa bene. La malafede – quella invocata dai detrattori del governo, così patriarcale da essere il primo presieduto da una donna e, soprattutto, il valore delle commissioni che gestiscono i denari pubblici, sono due aspetti sui quali bisognerebbe riflettere prima di invocare lo scandalo. Che non fa bene a nessuno.

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