“Se vogliamo raggiungere una vera pace in questo mondo, dovremo incominciare dai bambini”
Mahatma Gandhi
Incominciare dai bambini, vuol dire investire già sulla qualità della nascita, del modo in cui si viene al mondo, come confermato, alcuni anni fa, da uno studio pubblicato su The Lancet, considerata tra le prime cinque riviste mediche internazionali, insieme a New England Journal of Medicine, Journal of the American Medical Association, British Medical Journal e Canadian Medical Association Journal. Ciò vuol dire investire sulla qualità della crescita, passando attraverso la conoscenza profonda dei bisogni dell’uomo in ogni fase della vita, passando attraverso il gesto, la cura, la presenza e l’uso della tecnologia in maniera appropriata e consapevole, in base all’età. Sono queste, io ritengo, basi indispensabili, se non addirittura il segreto, per un’umanità sana, prospera e sempre posta sui binari del progresso vero.
Un mondo sano passa attraverso esseri umani evoluti in primo luogo nella coscienza
Fare un figlio, qualcuno ha detto, è come farsi un tatuaggio in faccia. Nel senso che la responsabilità della sua esistenza è lì, sempre, a ricordarti il tuo compito di genitore. Ogni giorno ti guardi allo specchio e passi in rassegna i suoi progressi, le gioie e i dolori che si vivono mentre lo si accompagni a maturare e ad esprimere la sua natura, i suoi talenti. Ti chiedi se stai facendo di tutto perché vada nel mondo come un uomo o una donna completi. Con la schiena dritta, a testa alta, capaci di autodeterminarsi, di leggere le situazioni con obiettività e saggezza, avendo imparato a conoscere i propri bisogni, e a rispettare, nel rispetto di se stessi, quelli degli altri.
Genitore: un compito basilare
In quel momento ti rendi conto che non è sufficiente insegnargli a studiare nozioni con il solo fine di collezionare voti alti a scuola. Fare un buon lavoro nella crescita di un figlio significa consegnarlo al mondo “chiavi in mano”. Quale potrebbe essere una strada, in concreto, per rendere possibile il realizzarsi di uomini e donne completi nel loro equilibrio tra corpo mente e spirito, a metà tra cielo e terra, richiamando alla memoria l’uomo vitruviano di Leonardo, partendo dai bisogni dell’essere umano!?
Sulla strada della buona crescita
Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, e dell’omonima pedagogia steineriana, applicata oggi in moltissime realtà scolastiche nel mondo, è giunto a realizzare una sua “map road” della buona crescita di un essere umano, a seguito dei suoi approfonditi studi antropologici, e sul campo, a partire dalla sua prima esperienza come precettore di tre ragazzi di una ricca famiglia, il cui minore era idrocefalo. Questo stretto rapporto d’affetto con un ragazzo dal pensiero inerte, che presentava difficoltà psichiche e fisiche, furono la base della sua concezione di educazione nuova. In pochi anni lo mise in condizioni d’affrontare l’ingresso al ginnasio e cura la sua carriera studentesca sino alla sua laurea in medicina. Nella sua autobiografia Steiner scrive: “Solo qui feci i miei veri studi di fisiologia e psicologia, qui riconobbi finalmente che l’educazione e l’istruzione devono diventare un’arte che abbia le sue basi su una profonda conoscenza vera dell’uomo”.
Da bambino ad adolescente
Nei primi sette anni di vita il bambino impara per imitazione, ed ha un grande desiderio di fare ed essere coinvolto. È importante, allora, portargli incontro gesti ed azioni pratiche, che egli possa imitare, e che abbiano un senso, per inserire il bambino nella vita quotidiana attraverso il fareNei bambini dai 7 ai 14 anni si cerca di presentare tutto in maniera artistica, in modo da educare il senso del bello e dell’armonia, e allo stesso tempo fornire immagini vive, per accompagnare il ragazzo verso la comprensione di concetti astratti. Lo studio delle varie materie non si prefigge di fornire nozioni fini a sè stesse, quanto piuttosto di proporre al bambino i contenuti in una maniera adatta alla sua fase di sviluppo, con la consapevolezza che educare i bambini di oggi significa formare gli adulti di domani. Compito della scuole è educare nel bambino la capacità di agire nel mondo, e di compiere scelte, rimanendo in contatto con la propria natura
Il terzo settennio, dai 14 anni in su
Obiettivi educativi: Educare all’autonomia, alla creatività, all’amore per il sapere, alla ricerca dentro di sé e dei propri ideali. Educare alla responsabilità verso se stessi, verso gli altri e verso il mondo.
Intanto Giulia non c’è più ! La sua giovane vita spenta da chi, giovane come lei, credeva di amarla, nell’unico modo in cui gli riusciva. Lei non c’è più, e questo è davvero straziante, motivo per cui va a lei un pensiero amorevole, e il cordoglio alla sua famiglia e alle persone che la amavano. In che modo possiamo prenderci cura del martire vivente perché il suo gesto sia accompagnato da una “carezza”? In modo che non lo sì uccida nell’anima a bastonate, rimandando all’esterno non solo una sconfitta, facendo cadere ancora di più nello sconforto e nella disperazione intrisa di solitudine tanti giovani e tante persone sofferenti e smarrite dentro?
Filippo Turetta invece è vivo, con il suo bagaglio enorme di una tragedia da elaborare e di cui rispondere dinanzi alla legge… e dinanzi al mondo. Le risposte che il mondo degli adulti e delle istituzioni daranno a Filippo non dovranno essere soltanto punitive. Come recita l’art. 27 terzo comma della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. In questo modo forse potranno essere d’aiuto a determinare il suo e il destino di altri ragazzi fragili come lui.
Basta carcere, si alla pena rieducativa!
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