Sanremo Giovani, purtroppo, continua a rappresentare il presidio delle tre multinazionali della discografia invece di essere un “mare aperto” per le proposte delle nuove generazioni. Quelle che arrivano dal basso attraverso le autoproduzioni e le proposte delle piccole realtà musicali. Su 12 finalisti ben 9 sono gestire da multinazionali, un numero davvero spropositato. Addirittura, torna ad essere un’opportunità di rilancio di chi ha già avuto – attraverso i famigerati talent tv – una grande visibilità mediatica. Ben altra cosa sarebbe andare a scovare in giro per l’Italia giovani proposte realmente innovative. Ma ai tempi della #musicademmerda lo scouting è merce rarissima…
Un sottobosco sempre in grande fermento… che viene bellamente ignorato
Il lavoro di migliaia di piccole realtà musicali, che lavorano ogni giorno all’innovazione della musica del nostro paese, viene assolutamente vanificato. Occorre un accordo con la Rai, il Festival di Sanremo e il Comune di Sanremo, durante la settimana della kermesse, per avere spazi rappresentativi di tutte quella ricca realtà di proposte alternative.
Gap da colmare fra i sessi
Sperabile che durante il prossimo Festival di Sanremo venga considerato il problema del gender gap. In modo da colmare quel divario che vede solo un’artista donna tra i primi 20 posti in classifica. Lo stesso che evidenzia nelle classifiche dei primi 100 di Spotify una percentuale di musiciste pari solo al 15%, con solo l’8% di donne in ruoli da interpreti primarie. Che vede – secondo Billboard – nei primi 100 brani in classifica una percentuale pari solo al 2, 6% di produttrici e che scandalosamente non ha visto anno scorso nessuna donna nei primi cinque posti del Festival di Sanremo. Numeri che devono nevessariamente vedere una inversione di rotta!
Attraverso ospiti, big, collegamenti e altro è sperabile che si possa ritornare a una maggiore quota di artisti e band di aziende nazionali indipendenti del nostro paese. Come peraltro accaduto nella prima edizione gestita da Amadeus. Anchea segnalando con scritte in sovraimpressione la presenza di tutta la filiera creativa e produttiva italiana prima della presentazione del brano. Evidenziando in questo modo le piccole realtà musicali editoriali e produttive che vi hanno lavorato.
Che i grandi non affossino i piccoli
Occorre infine tenere alto il livello di attenzione per le esibizioni live, in modo che nel post festival non aumentino i cachet a dismisura degli artisti big di Sanremo. Questo per una migliore gestione live che favorisca la scena dei piccoli festival che fanno scouting durante tutto l’anno con le piccole realtà musicali. Queste, in sintesi, le istanze più che giuste – che ci sentiamo di sposare – del Coordinamento Stage & Indies.
Anche se, a ben guardare, Amadeus non è certo un “mangione”…
A proposito di lamgiare… il conduttore e direttore artistico ha svelato di non saper cucinare e di non aver nemmeno nessuna voglia di imparare a farlo. Buona forchetta?!? Ma neanche per idea! Amadeus mangia poche cose come gli spaghetti al pomodoro, il riso in bianco e il pollo al curry. Uomo molto attento non solo alla sua dieta ma anche alla sua salute. Rivelando di aver subito un trauma in tenera età quando è stato ricoverato per 2 mesi in ospedale a causa di una nefrite. Da quel momento in poi ha iniziato a seguire rigorosamente una dieta molto sana, povera di sale e non consumando carne rossa da più di 15 anni.