Gino Paoli, alle soglie dei 90 anni, non risparmia – perchè dovrebbe – battute taglienti e casutiche. Nelle ultime ore, il cantautore ha passato in rassegna molti dei suoi ricordi, in un’intervista al settimanale Chi: dalla sua sfavillante carriera ai momenti più intimi e privati. Tutti raccolti nel libro edito da Bompiani Cosa farò da grande – I miei primi 90 anni.
Come al solito… severo ma giusto
Parlando anche di X Factor, il celebre talent show di Sky. Con la nonchalance di chi sa cosa porta sulle spalle, il cantautore ligure ha sparato a zero sul talent condotto da Francesca Michielin: “X Factor proprio non lo guardo, quando mi capita penso: ‘Ma se io li prendo tutti e li porto al dopolavoro ferroviario di Sampierdarena?‘. Non è una battuta, l’ho fatto con Ornella (Vanoni, ndr) per fare la prova del nove, l’ho portata al circolo dei ferrovieri. Andò alla grande perché lei ingaggia, l’artista ingaggia e si misura, per davvero, però. Noi abbiamo avuto gli applausi e le abbiamo anche prese dal pubblico, ma questo ti dà la misura di te”. Seguendo il ragionamento del grande Gino… probabilmente i cantanti di X Factor, a differenza della Vanoni, difficilmente supererebbero la prova del nove. E questo la dice lunga sullo stato di cattiva salute dell’attuale musica italiana.
Lo spettro dell’alcolismo
Oltre al claudicante show tv targato Sky, che negli ultimi giorni è stato al centro di polemiche mediatiche dopo il licenziamento di Morgan, Paoli ha parlato anche di momenti personali complicati, in problematica compagnia dell’alcolismo che l’ha tormentato per 20 anni: “Per anni ho bevuto una bottiglia di whiskey al giorno. Poiho smesso, non so bene come, quando è nato il mio ultimo figlio. Se riesci a sopravvivere a te stesso, a un certo punto, ti devi chiedere chi sei. E non puoi cercare l’identità in posti dove non c’è, nella ricchezza, nei gadget, nei ruoli. Oppure nelle droghe e nelle pasticche. O infine nella violenza”, ha spiegato.
Una telefonata al Padreterno
l vero punto di forza per l’artista sono gli amici: “Quando muore un mio amico telefono a Dio, che poi ha la faccia di mio padre, e gli dico: ‘Ma che ca…o!?’. E lui: ‘Ho i miei disegni, capirai’. Alla fine sì, lui deve sentirsi un po’ solo lassù, allora chiama a sé quelli decenti, simpatici e allegri. E io? Io sono un rompiballe”. Per concludere, Gino Paoli ha spiegato perché non ha paura della morte: “Quando arriverà non mi dispiacerà, questo mondo non mi piaceva e continua a non piacermi“.