José Mourinho, nel post partita non ha potuto nascondere la vergogna e l’amarezza provata dopo il pareggio col Servette. Un rammarico che però è dovuto solo ad alcuni dei suoi giocatori.
Le parole dello Special One
Il ct della Roma non è soddisfatto della performance dei ragazzi giallorossi che, salvo un vero e proprio miracolo, saranno costretti a giocare il temibile playoff per poter proseguire il proprio cammino in Europa League. E lo dice senza troppa timidezza ai microfoni di Sky Sport dopo il triplice fischio: “L’inizio del secondo tempo è importante. All’intervallo martello sempre la squadra, era logico un atteggiamento del genere da parte dell’avversaria e noi siamo stati superficiali nell’interpretazione dei momenti della partita”, ha detto.
Non dice i nomi
E poi: “Alcuni giocatori hanno perso un’opportunità – spiega l’allenatore giallorosso dopo una partita che regala la certezza di finire tra le prime due ma che complica il cammino verso il primo posto – In queste gare europee alcuni vanno in panchina ed entrano con un atteggiamento che non permette alla squadra di migliorare. Non penso sia un dramma giocare i playoff, è difficile ma è anche una motivazione giocare contro una squadra reduce dalla Champions. È più drammatico vedere giocatori perdere un’occasione. C’è gente che non ha grande storia in Europa ma gioca queste partite in modo superficiale. Non ho bisogno di dire i nomi”, aggiunge il portoghese.
Ma non finisce certo qui: “Abbiamo gente troppo superficiale, poca responsabilità di dire che “sono qua e voglio giocare sempre”. Hanno perso un po’ la voce, se qualcuno mi dice che vuole giocare di più… lo farà solo se gli altri sono morti. La gente che risponde è sempre la stessa gente”.
Cristante è un buon esempio da seguire
Con un Mancini non al massimo, Cristante ha gestito la difesa: “Lui è un grande esempio per gli altri a questo livello, gioca con una grande concentrazione senza superficialità. Anche Paredes ha fatto una partita seria, è un campione del mondo e gioca senza superficialità. Se qualcuno pagherà? No, devo continuare a martellare e a lavorare ogni giorno”.
Questa è solo l’ennesima prova che ormai i calciatori non sono mossi dalla disciplina, dall’amore e della passione per lo sport. Si giocano seriamente, e non sempre, solo le partite che “contano”. Si fa il minimo indispensabile per provare giustificare i milioni di euro che ogni anni questi atleti incassano. Pena solo per i tifosi, che gridano all’amore per la propria squadra ad ogni partita come se fosse l’ultima.