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Giustizia, il tema della pena e della rieducazione del condannato

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Qual è lo scopo della pena? L’articolo 27 comma 3 della Costituzione italiana recita:” Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato” Voltaire, nel diciottesimo secolo, affermava: «Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri».

Il 30 Novembre 1876 il granduca Leopoldo II di Toscana abolisce formalmente, per la prima volta nella storia, la pena di morte.

Se il ricorso ad una pena di questa natura risulta, ancora oggi, odioso e intollerabile ai più, molti, io per prima, si interrogano anche sulla carcerazione degli esseri umani. Qual è lo scopo della pena? L’articolo 27 comma 3 della Costituzione italiana recita:” Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”

Mi domando cosa ci sia di rieducativo per un essere umano, che è ” inciampato nelle sue debolezze” , diciamo così, nel trascorrere anni e anni in una cella 4 metri per quattro in 6/8 persone, a fissare il soffitto, dal momento che soltanto una percentuale vicina all’1 per cento dei carcerati lavora, e una percentuale risibile segue dei percorsi riabilitativi.

E finisce che persone, esseri umani , per quanto colpevoli di condotte anche gravi e lesive di diritti ,anche sacri come la vita , vengano semplicemente sbattuti dentro e dimenticati, reietti dalla Societa’ e dalle Istituzioni, senza avere, di fatto, una benché minima chance di riscatto.

Pochi gli esempi virtuosi di strutture carcerarie che mirano a rieducare e riabilitare il condannato nel rispetto dell’art 27 della Costituzione italiana, possiamo menzionare il carcere di Bollate , l’Isola Carcere di Gorgona, 

che, dati alla mano , segnano una recidiva dei reati per i detenuti che rientrano in società del 30% a fronte del quasi 90% dei detenuti che scontano la pena nella stragrande maggioranza delle carceri italiane, confermando l’importanza di investire sulla qualità delle risposte che si forniscono nella gestione in concreto delle problematiche complesse, e confermano quanto affermava Rudolf Steiner , antroposofo fondatore della pedagogia Waldorf, rispetto ai risultati positivi che si raggiungono , quando l’educazione e l’istruzione diventano un’arte che ha le sue basi su una profonda conoscenza vera dell’uomo. 

In attesa che la pena del condannato  diventi riabilitativa e rieducativa ai sensi dell’art. 27 della Costituzione su tutto il territorio italiano, ci sono stati dei recenti interventi normativi che hanno aperto questa strada, seppure ancora, aggiungo io, agli albori e in via sperimentale. 

Nel 2022 ha visto la luce, con la cosiddetta riforma Cartabia, dal cognome dell’ex Guardasigilli Marta Cartabia, la Giustizia Riparativa, una forma di attuazione della pena intesa come tentativo di risanamento del legame tra vittime, colpevoli e comunità, dopo che quel legame è venuto a mancare con il compimento del reato, e finalizzata al rafforzamento del senso di sicurezza.

Che cos’è la giustizia riparativa, applicata per la prima volta in Italia.

Istituita dalla riforma Cartabia, è stata concessa a Davide Fontana, reo confesso dell’omicidio, dello smembramento e dell’occultamento del cadavere di Carol Maltesi

Davide Fontana, reo confesso dell’uccisione di Carol Maltesi, avrà accesso alla riabilitazione in società tramite giustizia riparativa.

Il caso

L’11 gennaio 2022 Fontana ha ucciso la sua vicina di casa Carol Maltesi, 26 anni. Reo confesso, l’uomo è stato condannato in primo grado a trent’anni di carcere. Pochi giorni fa Fontana ha chiesto alla Corte d’Assise di Busto Arsizio l’accesso alla giustizia riparativa. “Ho bisogno di riparare alla mia condotta” ha detto, aggiungendo di essere disposto a fare “qualsiasi cosa si possa fare anche verso i parenti di Carol o altre associazioni”, riporta Rainews.

L’agenzia Ansa scrive che mercoledì 20 Settembre la Corte ha deciso di ammettere Fontana alla giustizia riparativa. È la prima volta che accade in Italia. I giudici spiegano di aver concesso la giustizia riparativa perché “l’imputato ha manifestato sin dalla fase delle indagini preliminari la seria, spontanea ed effettiva volontà di riparare alle conseguenze del reato”.

Come spiega il portale Diritto.it, la giustizia riparativa è una forma di risoluzione del conflitto “basata sull’ascolto e sul riconoscimento dell’altro con l’aiuto di un terzo imparziale chiamato ‘mediatore’” che in Italia è interpretato da “strutture istituite presso gli enti locali a cui competono le attività relative all’organizzazione, gestione, erogazione e svolgimento dei programmi”. Nel caso del processo Fontana, l’ente di riferimento dovrebbe essere il Centro per la giustizia riparativa e la mediazione penale del comune di Milano, al quale verrà mandata d’ufficio la richiesta dell’avvio degli incontri tra parte lesa, reo confesso e soggetto mediatore. Con la giustizia riparativa l’autore del reato, in questo caso Davide Fontana, dovrebbe essere accompagnato in un percorso di auto-responsabilizzazione, mentre i familiari della vittima Carol Maltesi dovrebbero godere di una riparazione del danno anche sul “piano emozionale”, spiega il Comune di Milano. Il padre della vittima si è detto “allibito e incredulo” per la decisione della Corte di Busto Arsizio, e ha fatto sapere di non voler partecipare al programma di giustizia riparativa che, in ogni caso, non conduce a uno sconto di pena “e non è alternativo alla detenzione in carcere”, spiega il Corriere della sera.

Nel 2023 è evidente che il sistema attuativo della pena necessiti di una seria riforma finalizzata a tradurre in concreto il dettato dell’art .27 della Costituzione, per questo ben vengano le iniziative apprezzabili , certamente sul piano della volontà normativa, come quella intrapresa da Marta Cartabia nel 2022.

“Tutto quello che legherete sopra la terra, sarà legato anche in cielo, e tutto quello che sciogliete sopra la  terra, sarà sciolto anche in cielo” Matteo 18,15 – 

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"Attivista politica e dei diritti umani dal 2012, founder, imprenditrice enogastronomica dal 2006, event manager di Pica Eventi. Da dieci anni socia dell'Associazione Pedagogica Waldorf "La Formica" di Colle Val d'Elsa in Toscana. Mamma di Diletta. Ogni giorno lavoro per lasciare in eredità ai nostri figli un mondo migliore."