Allan Stewart Konisberg, 88 anni, nome d’arte Woody Allen, si collega con Fabio Fazio dal suo appartamento di Manhattan per parlare del suo nuovo film Colpo di fortuna. Con i suoi 4 Oscar e il Leone d’Oro alla carriera nel 1995, il regista si è conquistato un posto di grande onore nel panorama cinematografico mondiale: lavoratore instancabile, da sempre dirige almeno uno, spesso due film all’anno; patito di jazz, trova anche le energie per fare tour con un’orchestra dove suona il clarinetto.
Studente non proprio modello
Quando il conduttore di Che tempo che fa gli chiede che cosa avrebbe fatto da 50 anni a questa parte se non fosse riuscito nel cinema, risponde: «Penso che avrei fatto un lavoro qualsiasi… il tassista, o l’ascensorista, o il postino. Perché non sono andato a scuola, ho mollato il liceo, non l’ho finito. Quindi avrei fatto consegne a domicilio».
Perplesso sul’intelligenza artificiale
Allen non nutre molte speranze per il futuro della Settima Arte, a suo avviso in pericolo: «Credo proprio di non poter dire di essere ottimista sul futuro del cinema. Tutti vanno al cinema ormai sullo schermo di casa propria, mentre il cinema è un’esperienza sociale. Abbiamo fatto uno sciopero per regolare l’intelligenza artificiale che magari in certi ambiti, come la medicina per esempio, può essere utile. Ma se la rapportiamo al cinema e all’arte è terribile».
Il diritto all’immagine
Alla mezzanotte del 9 novembre scorso, è stato raggiunto un accordo dopo 118 giorni di sciopero che aveva paralizzato le produzioni. Allen ha appoggiato la protesta: «Non credo che l’intelligenza artificiale potrà mai sostituire la scrittura umana, ma invece sono preoccupato per la gestione delle immagini. Non si dovrebbe mai poter utilizzare l’immagine di un attore o attrice senza il loro permesso. Queste sono le questioni che abbiamo affrontato con lo sciopero».