Muschio Selvaggio, che spaccia un miglioramento radicale con l’arrivo dell’influencer Mr. Marra, ha avuto in studio, per la seconda volta, Roberto Saviano. Che stavolta ha portato ai microfoni una storia del tutto inedita su uno dei casi più controversi e discussi della storia italiana: il caso di Enzo Tortora.
Era più orecchiabile in tv
Saviano ha scritto, letto e presentato la criminalità organizzata in tutta Italia, mentre adesso lo vediamo su uno sfondo verde, quello di Muschio Selvaggio. Ma lo show non è quello proprio di Saviano, anzi. La puntata sembra un teatrino di true crime, con scandali e colpi di scena programmati, il cui unico scopo è quello di rafforzare una trasmissione, che dopo la tragedia di Luis Sal, non va più.
Ciao ciao credibilità
Forse Roberto Saviano non lo sa, ma dopo la sua ultima comparsa dal podcast di Fedez e Mr. Marra, può ufficialmente salutare i suoi ideali e la sua credibilità. Instaurando addirittura una stramba analogia con Enzo Tortora.
Il copione della puntata era semplice, raccontare il calvario giudiziario che investì in pieno il famoso conduttore. Eppure Saviano non è esattamente un campione della causa che coincise con la stessa lotta esistenziale di Tortora, quella del garantismo.
Ad un certo punto però, il giornalista comincia con la sua dialettica improntata sul rimprovero: «La fama genera un giudizio senza conoscere, perché se tu sei famoso qualsiasi individuo è legittimato ad avere un’opinione su di te basata sull’istinto, hai la faccia da cattivo, non me la racconti giusta…». E poverino ci racconta: «Quando vado nelle scuole dico sempre che la fama è una roba orrenda».
E Saviano hai proprio ragione, la comunicazione al giorno d’oggi è così veloce che in qualche modo ti porta ad attaccare un personaggio, anche solo per il gusto di seguire l’opinione pubblica. Si dovrebbero attaccare le frasi, non le persone, ma con la coscienza e la ragione, non con il giudizio copia incollato di qualcun altro.
Giusto per far capire ai lettori, nulla di personale, forniamo qualche esempio che secondo noi potrebbe rispecchiare ciò che tu definisci “giudizio basato sull’istinto”: “Assassino”. “Criminale”. “Fastidioso parassita”. “Bandito”. C’è anche una domanda nel repertorio che assume una retorica spaventosa: «Lei che sottolinea di essere padre, quanta eccitazione prova a vedere morire bimbi innocenti in mare?». Nel caso non fosse abbastanza chiaro, sappiate che tutto questo campionario di sostantivi danteschi e quesiti nobili è stato gettato addosso a Matteo Salvini dal carissimo Saviano Roberto. Lo stesso che, spiegando il contrasto con Giorgia Meloni, disse nel salotto di Piazzapulita: «La mia è una campagna d’odio? Lo sia!».
Sebbene proprio una campagna d’odio è quella riversatasi nei confronti di Enzo Tortora, credere che Fedez e Mr. Marra gli facciano notare una cosa simile, equivarrebbe a pensare che il 25 qualcuno proverà a calarsi dal camino di casa.
Saviano, il martire del libero pensiero
Lo scrittore, che ha dato dei “bastardi” al Premier e al Ministro dei Trasporti solo perché appoggiano una politica sull’immigrazione diversa dalla sua, sembrerebbe atteggiarsi quasi come un perseguitato. Su X si è atteggiato da martire del libero pensiero perché giovedì Salvini dovrebbe testimoniare nel processo che, inspiegabilmente, gli ha intentato per diffamazione. Mentre nel podcast, non poteva che citare la frase di Tortora: «Speriamo che il mio sacrificio sia servito a questo Paese e che la mia non sia un’illusione».
Il solito conduttore
Non importa se il tuo migliore amico, con cui hai una società al 50% molla tutto e ti abbandona per il tuo comportamento in studio. Rimarrai comunque lo stesso “conduttore”, vero Fedez? Che invece di tacere hai avuto la brillante idea di dire «Mi dispiace dirlo, purtroppo forse è rimasta un’illusione la lotta di Enzo Tortora».
Che se ci pensate bene, ha anche ragione, ma per un motivo opposto. Perché si può anche enfatizzare il nome dell’ex radicale e libertario senza il pudore dell’improvvisato Ministro della Giustizia Roberto Saviano. Il quale, in questa posizione, appare ridicolo, poiché riesce a prendersela con «lo strumento giudiziario come elemento per delegittimare o attaccare chi non sopporti o consideri un tuo nemico». Colui che ha scagliato l’etichetta di mafioso contro qualunque avversario politico.
Lui, che ha descritto Salvini come «il ministro della Mala vita», lo ha designato come «assassino» e «mandante di un sequestro plurimo», quindi lo ha accusato gratuitamente di reati gravissimi e indimostrati. Se solo se ne rendesse conto, potremmo anche evitare di fargli gli auguri per l’udienza in tribunale.
Roberto ma che ci vai a fare da Fedez?
Roberto Saviano, scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano, ha raccontato la mafia su libri, giornali e televisioni: dall’8 al 29 novembre 2010, Roberto Saviano conduce insieme a Fabio Fazio il programma di approfondimento culturale Vieni via con me su Rai 3.
Dal 14 maggio 2012 conduce con Fabio Fazio il programma Quello che (non) ho, in onda su LA7 e trasmesso anche in diretta su YouTube. Nel 2016 è il protagonista del mediometraggio sulla sua vita Roberto Saviano: uno scrittore sotto scorta, in cui viene intervistato e accompagnato dal regista Pif.
Dal 4 ottobre 2017 conduce per quattro settimane un programma sul canale Nove: Kings of Crime che parla dei maggiori boss della criminalità organizzata italiana ed internazionale. Nel 2018 conduce la seconda stagione del programma.Dal 12 febbraio al 5 marzo 2022 conduce su Rai 3 Insider – Faccia a faccia con il crimine.
Andare a Muschio Selvaggio rappresenta una bella caduta, e non ci sei stato una volta sola.. ma due..