La notizia è una bomba in una Francia già squassata da proteste e cortei per le strade di Parigi: Marine Le Pen è stata rinviata a giudizio insieme al partito e ad altri 27 dirigenti, per appropriazione indebita di fondi pubblici europei tra il 2004 e i 2016. Una mina vagante soprattutto perché il processo si celebrerà nell’autunno del 2024 e, a giugno, si andrà alle urne per le elezioni europee, con il rischio per il Rassemblement National di una ricaduta negativa.
L’impatto sull’Italia
Marine Le Pen è stata una musa ispiratrice per l’ascesa di Giorgia Meloni e guarda di buon occhio anche Matteo Salvini. La leader del Rn, che ha raccolto l’eredità ultradestrorsa del padre Jean-Marie Le Pen, proprio per le prossime elezioni europee si è dichiarata disponibile a un’alleanza con Fratelli d’Italia. Ora l’affare si complica.
L’accusa
Come scritto su Le Monde, i dirigenti del Rassemblement National sono accusati di aver architettato un meccanismo per finanziare le assunzioni, usando fondi Ue altrimenti predisposti per gli assistenti parlamentari dei deputati. Con un danno stimato per il Parlamento Ue di circa 7 milioni di euro: una cifra che in parte è già stata recuperata con il prelievo dagli stipendi degli eurodeputati. Marine Le Pen ha pagato a luglio scorso circa 300mila euro.
Nessuna sorpresa
L’avvocato della leader del Rassemblement National, Rodolphe Bosselut, chiarisce: «Purtroppo questa decisione non è una sorpresa». E dal partito arriva la strenua difesa della loro leader: “Contestiamo formalmente le accuse mosse contro i nostri deputati europei e contro i nostri assistenti parlamentari”, scrivono in una nota. ”Il processo sarà finalmente l’occasione di difendersi, facendo valere i propri argomenti di buon senso”.