Il direttore editoriale di Libero Vittorio Feltri, il quotidiano da lui fondato, rimane estremamente scosso dalla tragica fine di Giulia Cecchettin. Le sue parole sono chiare: “La ragazza uccisa, Giulia, non riesco a dimenticarla, provo una pena infinita”, twitta commosso, mostrandosi per una volta non iracondo e polemico, ma toccato da un dramma.
“Ossessione mediatica”
Ma si tratta solo di un momento. il giornalista e scrittore, sicuramente riferendosi a Che tempo che fa di domenica, affonda la penna nel suo usuale veleno: “Ma le chiacchiere dei familiari della vittima e della sinistra mi hanno rotto le balle. Non comprendo perché elevare a guru nazionale Gino Cecchettin. La vedo come un’ossessione mediatica, una cosa insana”.
Si prendono fischi per fiaschi
Feltri non le manda a dire nemmeno alla sorella della ragazza assassinata, Elena Cecchettin: “Attribuisce la responsabilltà della morte della sorella al patriarcato, allo Stato, al governo e sostiene che il fischio per strada sia una sorta di preludio del femminicidio. Non posso fare a meno di notare che i componenti di questa famiglia hanno dato prova di una capacità straordinaria di fare, per di più da subito, di un lutto una occasione per cambiare vita e carriera, per reinventarsi, per proporsi e per candidarsi alla copertura di ruoli attinenti alla politica”.
Gli psicologi di Turetta
Intanto, c’è grande intesa per gli interrogatori disposti dalla Procura di Venezia agli psicologi che hanno incontrato l’omicida, Filippo Turetta. Era stata proprio Giulia a incoraggiarlo a rivolgersi a degli specialisti, esasperata dalla sua possessività. Secondo il neurologo Rosario Sorrentino, ascoltato dall’Adnkronos, «Turetta è l’esempio di una sottovalutazione clinica di un problema: se fosse stato approcciato da un medico specialista si sarebbe potuta ridurre la rabbia, le ossessioni e il tormento di questo ragazzo. Poi, una volta stabilizzato, allora si poteva intervenire con la cura integrata con lo psicologo. Non dobbiamo perdere l’occasione per far sì che queste tragedie non si ripetano: il disagio mentale va sdoganato e va smantellata l’etichetta. Non basta andare dallo psicologo, Turetta ne ha cambiati diversi senza mai essere indirizzato da uno psichiatra. Questo non deve più accadere».