Sul film Santocielo di Ficarra e Picone si abbatte l’anatema di Don Mario Sorce, parroco della chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Agrigento e responsabile della Pastorale sociale e del lavoro dell’Arcidiocesi di Agrigento. «Un film blasfemo».
Viva i comici siciliani
Don Sorce prende di mira un duo che è tra i più amati e popolari d’Italia, protagonista anche di Striscia la notizia. E bersagliarli con la sua morale gli dà improvvisamente vasta visibilità. Forse qualche fedele della sua parrocchia gli mette la pulce nell’orecchio. E il Don fa una parziale marcia indietro: «Personalmente sono molto dispiaciuto perché ero un loro estimatore come comici e soprattutto perché comici siciliani. Se non si comprende che a volte e su alcune questioni non si deve superare il limite… Qualche anno fa avevano fatto un film sul Natale ed era grazioso ma per niente blasfemo».
In Paradiso c’è il caos
Alla fine, che cosa ha urtato la sensibilità del prevosto? «In quest’ultimo film (da quello che ho letto e dal trailer) si evince che Dio è un imbranato, che Gesù si incarna nuovamente e cosa più grave che si incarna nel ventre di un uomo. Dulcis in fundo il Paradiso è un perfetto caos. Posso capire che si cerca la novità per far ridere ma questo è troppo. È blasfemo e va denunciato come tale e certamente non andrò a vederlo neanche per curiosità. Cari Ficarra e Picone. mi avete deluso». Caro Don Sorce, ascolti noi di Dillinger: prima di alzare la scure contro una commedia cinematografica, vada in sala a vederla, non si limiti a leggere qua e là e al trailer…
Elogio della leggerezza
Ficarra e Picone ridimensionano la polemica: «Macchè, è solo leggerezza. Anche Dio si sarà fatto una risata». Magari insieme ai 150mila spettatori che sono corsi a cinema fin dal primo giorno di programmazione di Santocielo, già balzato in un giorno al secondo posto al boxoffice.
Sulle orme di Renzo Arbore
Del resto, la suscettibilità della Chiesa alla satira ha radici antiche. Ficarra e Picone possono vantare un precedente illustre: il film Il pap’occhio di Renzo Arbore (1980), con gli esilaranti monologhi di Roberto Benigni sul Cristianesimo. Tre settimane dopo l’uscita, fu sequestrato «per vilipendio alla religione cattolica e alla persona di S.S. il papa», su ordine del procuratore dell’Aquila Donato Massimo Bartolomei.