Non pago della boutade del ponte sullo stretto… il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini è intervenuto all’evento L’Italia dei sì – 2023 – 2032, Progetti Grandi alle porte di Milano, lanciando nuovamente una proposta riguardante l’energia nucleare, che vuole assolutamente portare in Italia. Queste le sue parole: “La sfida del futuro è quella del nuclare. Il dibattito non è pro o contro il nucleare. Oggi in Europa ci sono 128 centrali nucleari. Il resto del mondo corre. Il totale dei reattori funzionanti, nel mondo, è di 437 in 32 diversi Paesi. 56 sono i reattori ora in costruzione. C’è molto la sindrome ’nimby’. Io per primo dico ’perché non costruire il 57esimo reattore a Milano?’ Sono sicuro che sia un’energia pulita e sicura”. Beh, se è sicuro lui… sicuri tutti! Peccato che c’è chi sostiene, con documentazioni e studi, che la sua idea del ponte sullo stretto sia minata da un rischio concreto di… crollo, nel senso materiale del termine! Come non scordarsi, poi, di tutte quelle proposte passate “made in Salvini” – come l’abolizione del canone Rai, tanto per dirne una – che non hanno mai trovato applicazione concreta. Il popolo è in gran parte “bue”, utile solo per i voti… ma c’è chi è anche dotato di ferrea memoria.
Anche Fratin si è espresso sull’argomento
Pure il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nel suo intervento ad Atreju 2023 nel corso del dibattito Transizione ideologica o ecologica? Come mettere in sicurezza il territorio, ha voluto dire la sua sul tema nucleare: “Il governo Meloni si è assunto il dovere di dare una risposta seria e nazionale a questo tema del deposito dei rifiuti radioattivi. Noi non possiamo parlare di nucleare come energia pulita da una parte e poi non risolvere una questione che da 40 anni viene lasciata lì da tutti i governi che sono passati, questo è l’obiettivo”. A parte la questione della “colpa” che, notoriamente, è sempre di chi ti ha preceduto… ora che succederà?!?
Per ora in Italia il nucleare è sempre stato bocciato
Quella che Salvini incarna è l’Italia dei Sì, quella a favore della Tav, dell’Autonomia, delle Olimpiadi e del Ponte. Un entusiasmo, il suo, condiviso da una parte della sua maggioranza. Il ministro dell’Ambiente Pichetto (Forza Italia), sta lavorando da mesi a un piano per l’arrivo del nucleare in Italia, con il lancio della Piattaforma Nazionale per il Nucleare Sostenibile che dovrebbe dare il via, entro il 2024, alla definizione del progetto operativo per il ritorno di questa fonte energetica in Italia a oltre sessant’anni di distanza dall’ultima volta e dopo due referendum popolari che l’hanno bocciata negli ultimi quarant’anni.
Lo Stato non metterebbe mano al portafoglio
Sempre Pichetto chiude definitivamente la porta a un intervento in prima fila dello Stato nella costruzione di nuovi impianti: “Voglio precisare che noi non costruiremo mai nuove centrali nucleari in Italia. Lo Stato non realizzerà reattori” chiarisce. E sull’ipotesi di mini reattori tascabili, da distribuire a decine in tutto il territorio nazionale, nella speranza che le dimensioni ridotte non accendano la rabbia degli abitanti dei luoghi previsti per tali opere, mette le mani avanti: “Lo Stato si limiterà ad essere soggetto regolatore. Saranno eventualmente i distretti industriali o le singole aziende energivore a dotarsi di piccoli reattori modulari di quarta generazione”. Minireattori che però, allo statoattuale, non rappresentano per nulla una certezza. Al massimo una scommessa. E poi… quanto costerebbero? Chi li pagherebbe?”.
La questione dei costi, non certo marginale
Molti esperti poi evidenziano ulteriori problematiche: il nucleare non si concilia con le attuali regole del mercato. Ha un costo fisso altissimo e bassi costi variabili successivi. Risulterebbe sconfitto dalla convenienza di altre fonti energetiche. Anche le rinnovabili hanno alti costi fissi e bassi costi variabili, ma lì ci sono incentivi e sussidi che coprono quei costi. Il nucleare è una suggestione, non ci sono privati in grado di addossarsi il costo di un’operazione simile.
L’incognita politica
Da non dimenticare poi le variabili politiche, non facendo l’errore di sottovalutare i tempi di sviluppo tecnologico: il cambio di maggioranza politica alla guida dell’Italia è una scommessa per quanto riguarda l’approccio sul nucleare. Il rischio politico appare altissimo. Forse sarebbe il caso che Meloni & Co. si concentrassero sulle sfide dell’immediato presente, piuttosto che su quelle a quindici o trent’anni di distanza.