Il voto in Senato è previsto per il pomeriggio di venerdì 22 dicembre, poi la legge di bilancio 2024 passerà alla Camera entro il 30 dicembre. I proprietari di prime case avranno di che brindare, a Capodanno; chi guadagna meno di 35mila euro l’anno, pure; meno, i medici.
Cedolari & cunei
La cedolare secca non varia per le prime case e si attesta al 21%, mentre quella del 26% relativa agli affitti brevi toccherà ai redditi provenienti dalla locazione di più di un immobile. Come per l’anno che volge al termine, anche nel 2024 beneficeranno del taglio al cuneo fiscale i redditi fino a 35mila euro l’anno. Le aliquote Irpef scenderanno da quattro a tre.
Niente proroga al Superbonus
Forza Italia ha spinto fino all’ultimo per il Superbonus al 110% e intende insistere quando sarà il momento di discutere il decreto Milleproroghe. Il maxi incentivo alle ristrutturazioni edilizie nei condomini lascia a bocca asciutta un comparto delicato, ma Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti sono stati fermi nel congelarlo, preoccupato quest’ultimo soprattutto dai costi.
Il ponte sullo Stretto
Il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini preme per aprire il cantiere del Ponte nel 2024, ma si attende ancora il via libera all’aggiornamento del progetto. Il tetto complessivo di spesa per la costruzione resta fissato a 11,6 miliardi di euro: l’asticella non si alza. L’emendamento del governo stabilisce che una quota della spesa, 2,3 miliardi di euro, venga recuperata dal Fondo europeo di Sviluppo e Coesione del periodo ‘21-’27, liberando una quota equivalente di risorse nel bilancio dello Stato.
Il rospo da ingoiare per i medici
Il Governo Meloni sceglie di non presentare la proposta di modifica sulle pensioni dei medici, in un primo tempo annunciata come pronta per entrare nella legge di Bilancio. Avrebbe previsto il pensionamento a 72 anni per i dirigenti medici ospedalieri. Confermata invece la quota 70 anni per gli infermieri. Sindacati sul piede di guerra per quello che considerano uno smacco e anche per altre pieghe della manovra: «È l’ennesimo schiaffo al Servizio sanitario pubblico e ai suoi professionisti», protestano, «perché mortifica i principi della salvaguardia della sanità pubblica e del diritto alla tutela della salute che continuano a non essere tra le priorità di questo Paese, a prescindere dal colore e dall’appartenenza politica di chi lo governa. Al netto dei rinnovi contrattuali in scadenza, ben al di sotto del tasso inflattivo, il vero finanziamento del Ssn è di soli 800 milioni che saranno impegnati in interventi non strutturali, ma di “propaganda“’”, per far credere ai cittadini l’impegno del Governo a risolvere l’annosa questione dei tempi di attesa. Noi professionisti siamo i primi a subire gli effetti distorsivi di un sistema non più in grado di garantire l’accesso alle cure ed è questo il motivo che siamo al fianco dei cittadini, con il dovere civico di proseguire le nostre azioni di protesta nei prossimi mesi portandola, se necessario, anche in sede di Parlamento Europeo».
Gli scontenti
Nel corso di queste ore e nei prossimi giorni ci sarà da riflettere, leggendo le reazioni dei partiti e della stampa schierata alla manovra 2024, la seconda opera del Governo Meloni. Ad aprire la fila intanto è la senatrice Mariastella Gelmini, ex ministro dell’Istruzione: «Troppo poco per sanitò e famiglie. L’esecutivo avrebbe dovuto accettare i 36 miliardi del fondo salva-Stati per la Sanità». Interviene anche il senatore Francesco Boccia: «La manovra non affronta nessuna delle emergenze del Paese. Il Partito Democratico, insieme alle altre opposizioni, vuole concentrare le poche risorse disponibili sul contrasto alla violenza sulle donne».