La Corte di Cassazione ha emesso una decisione storica in merito all’assegno di divorzio, affermando che il periodo di convivenza prima del matrimonio deve essere considerato nel calcolo del mantenimento.
In questa sentenza rivoluzionaria depositata sotto il numero 35385, le Sezioni Unite hanno stabilito che la convivenza prima del matrimonio, se caratterizzata da stabilità e continuità, deve essere presa in considerazione nel determinare l’assegno, soprattutto se durante tale periodo il coniuge economicamente più debole ha compiuto sacrifici lavorativi o rinunce professionali.
La convivenza vale qualcosa
La Corte ha preso in esame il ricorso di una donna che lamentava l’omissione di sette anni di convivenza prematrimoniale (dal 1996 al 2003), periodo in cui era nato anche il loro figlio. La Corte d’appello di Bologna aveva ridotto l’assegno, considerando solo il periodo di matrimonio ufficiale, ignorando la convivenza pre-matrimoniale e le rinunce lavorative fatte durante quel tempo.
Tuttavia, la Cassazione ha sostenuto che la convivenza prima del matrimonio è sempre più radicata nella società contemporanea e non può essere esclusa, specialmente se ha consolidato una divisione dei ruoli domestici. Il presidente dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani (Ami), Gian Ettore Gassani, ha lodato questa decisione definendola una «rivoluzione nel diritto di famiglia». Gassani sostiene che questa sentenza cambierà i parametri nel calcolo degli assegni, anche se è necessario valutare caso per caso.