Alba del 20 dicembre. Samira Sabzian si incammina in manette verso l’ultimo istante dei suoi 32 anni di vita. Il patibolo è pronto, il nodo scorsoio stretto a dovere. Non siamo nel 1023. Siamo nel 2023, ma non in tutto il mondo. L’Iran degli ayatollah si entusiasma per la forca. Probabilmente, in un Paese così “patriarcale”, ancora di più se si tratta dell’esecuzione di una donna.
Un calcio alla civiltà
A quanto ci è dato sapere da fonti attiviste nel Paese, il rituale prevede che la condannata venga fatta salire su una sedia, o su una pedana, e le venga messa la corda al collo. Spetta a un parente dell’uomo che lei avrebbe ucciso tirare un calcio e far cadere nel vuoto la donna, mentre tutti gli altri parenti assistono in prima fila. Viene in mente il titolo di un libro del filosofo Bernard-Henri Lévy, La barbarie dal volto umano.
Sposa bambina
In Iran l’età legale del matrimonio per le ragazze è 13 anni, ma se padre o nonno paterno sono d’accordo, possono essere date in moglie anche prima. Samira è stata accusata di aver ucciso il marito, un uomo che ha sempre sostenuto la molestasse. Era stata costretta a sposarlo a 15 anni. Gli ha dato due figli, che avevano 7 anni uno, sei mesi il secondo quando è stata incarcerata, nel 2013. Non li ha mai più rivisti fino a una settimana prima dell’impiccagione, quando ormai ragazzi sono andati a dirle addio.
La carneficina
Dal settembre dell’anno scorso – quando Mahsa Amini è stata arrestata per “cattivo hijab”, vale a dire perché non indossava correttamente il velo, ed è poi morta per le percosse subite in carcere – il regime ha risposto alle proteste aumentando il numero delle esecuzioni. Attualmente se ne contano 702, un centinaio in più dell’anno precedente.
Autorità corrotte
Mahmood Amiry-Moghaddam, fondatore della Ong Iran Human Rights, ne è certo: «Samira è stata vittima dell’apartheid di genere su cui si fonda il regime: matrimonio da bambina, violenza domestica, e oggi uccisa dalle autorità incompetenti e corrotte». Il femminicidio di Stato delle spose bambine che osano reagire ai maltrattamenti dei mariti ha radici ben spiegate da Save the children: «Ogni anno nel mondo 12 milioni di bambine e ragazze, al di sotto dei 18 anni, vengono date in sposa. In Bangladesh, Mozambico, Repubblica Centro Africana, Niger e Sud Sudan più del 40% delle ragazze tra i 15 e i 19 anni sono sposate. In Chad, mali, Guinea, Burkina Faso e Madagascar sono il 30-40% delle ragazze 15-19 anni. Nonostante le leggi e le norme nel mondo dicano che le donne e le ragazze abbiamo gli stessi diritti degli uomini e dei ragazzi e che debbano essere trattate equamente, questo nella pratica non succede. Milioni di ragazze nel mondo crescono affrontando continue sfide; dal sopravvivere a gravidanze precoci, al non poter andare a scuola, a non avere il diritto di scelta sul proprio corpo, al non poter scegliere chi sposare e quando».