Il Governo israeliano pare convinto che la guerra ad Hamas non si combatta solo con le bombe, ma anche con una strategia di comunicazione. Finanziata dall’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu, è partita un’imponente campagna pubblicitaria, articolata in quasi 250 cartelloni collocati in punti nevralgici degli Stati Uniti.
Radicare il consenso a Tel Aviv
L’obiettivo è consolidare e allargare il consenso degli americani, storici sostenitori di Tel Aviv. Facendo soprattutto leva sugli ostaggi prigionieri di Hamas. L’agenzia pubblicitaria governativa israeliana, Lapam, ha scelto Kfir Bibas, 11 mesi, il più piccolo tra gli ostaggi finito nelle mani dei terroristi dal 7 ottobre, come simbolo della tragedia in corso nella striscia di Gaza. Kfir è morto insieme alla madre: il governo israeliano è finito sotto accusa per non essere riuscito a salvarli.
Un pugno nello stomaco
La Lapam ha intitolato la campagna “Un pugno nello stomaco” e ha predisposto i cartelloni digitali con il volto sorridente di Kfir e la scritta: “I tuoi figli torneranno a casa per Natale?”. Campeggiano in luoghi di alto significato per gli Usa, come Times Square, presso la Casa Bianca e nelle aree più importanti di Los Angeles.
Cruda verità
Il direttore dell’agenzia pubblicitaria governativa, Moriya Shalom, ha spiegato al Jerusalem Post: “Questa campagna sembra a tutti noi come un pugno nello stomaco. La difficile situazione di Kfir Bibas, che piange con grida agghiaccianti, cattura una cruda emotiva verità che risuona universalmente. È una storia che trascende i confini e attira l’attenzione”.
Impatto mirato
I motivi dell’avvio di questa strategia comunicativa sono forti e chiari per Shalom: “Questa campagna rappresenta un cambio di paradigma nella comunicazione internazionale di Israele. Utilizzando un sistema programmatico e basato sui dati, stiamo lanciando una campagna completa a 360° che rispecchia la precisione e l’impatto mirato della moderna pubblicità digitale”.