Ebbene sì, anche Gino Cecchettin è stato colpito dal demone della popolarità.
Un caso mediatico
Subito dopo la morte della figlia, che a differenza di tantissimi altri casi è diventato un caso mediatico straordinario che ha colpito social, influencer, giornalisti, programmi di cronaca, programmi di attualità, programmi di spettacolo, come se tutte le altre morti avvenute da fidanzati gelosi e impazziti non fossero mai contate nulla. Il perché si sia creato un caso così non è spiegabile, forse il periodo, forse la faccia da ragazzina, abbracciata ad un albero, forse la faccia di un fidanzato che sembra il ragazzo perfetto della porta accanto, due famiglie per bene e una sofferenza sottovalutata che si è trasformata in follia.
Noi non siamo d’accordo con la questione del patriarcato
Non può esserci il patriarcato tra due ragazzi di vent’anni: è giusto difendere le donne, la parità dei sessi, ma far diventare il simbolo di un movimento di un paese che sta cambiando. Una morte di una povera ragazza finita in una tragedia.
Il dolore che si manifesta pubblicamente non è dolore: ci siamo dovuti sopportare la morale fatta dalla sorella che, asciugate le lacrime, ha incominciato a fare proclami semi-politicizzati sulla difesa delle donne, sul suo pensiero, con tutte le stranezze della sua vita e della sua estetica. lei che con questa morte non c’entra niente, lei che è solo la sorella.
La vita è fatta di scelte
La scelta di parlare davanti ad una telecamera è una scelta. La scelta di stare in silenzio è una scelta. La scelta di condividere il dolore è una scelta.
La scelta di trasformare in un oggetto mediatico da frullatore televisivo in cerca di attenzione, di riscatto, di popolarità, e ora addirittura di soldi, la troviamo assurda e paradossale.
La copertina de L’Espresso è stata una delle operazioni commerciali migliori del 2023, ne hanno parlato tutti, ma non vi era un contenuto, era una provocazione fatta sulla morte di una giovane ragazza.
Elena Cecchettin donna dell’anno?
Perché Elena Cecchettin deve essere la donna dell’anno? Che ha fatto? Ha perso una sorella?
Perché quella foto, stile moda, su una copertina di un settimanale che una volta rappresentava un potere di sinistra consapevole, radicale e morale? Sembrava addirittura la copertina di Volodymyr Zelens’kyj.
E ora?
La notizia non è che una casa di produzione, come è successo con vari casi di cronaca è interessata a realizzare un documentario o una serie sul caso.
Ma è lui a cercare un manager per scrivere libri, fare televisione e diventare il simbolo non del femminicidio, non della morte della figlia, ma cerca attraverso questa grande tragedia l’opportunità di una sua rinascita. Egoista!
Ormai tutto è un business e solo voglia di apparire.
FIRMATO “THE BOSS”.