Oggi l’ex campione parolimpico Oscar Pistorius ecse dal carcere in libertà vigilata, esattamente undici anni dopo aver ucciso la fidanzata Reeva Steenkamp. Adesso ad aspettarlo ci sarà una terapia di riabilitazione. Ma non ha ancora finito di scontare la sua pena a 13 anni. A quasi undici anni dal delitto della fidanzata Reeva Steenkamp, assassinata nel giorno di San Valentino 2013, lo aspetta una nuova vita, che in molti fanno fatica ad immaginare nei dettagli…
In carcere da sette anni
La sua difesa ha sempre sostenuto con estrema fermezza e convinzione la tesi dell’incidente. Di fatto, il 14 febbraio 2013, Oscar sparò sulla porta del bagno, colpendo mortalmente la sua Reeva. In aula, sotto giuramento, dichiarà di non sapere affatto che ci fosse lei là dietro… ma di aver pensato alla presenza di un malvivente! Inizialmente fu condannato a cinque anni per omicidio colposo. Ma, dopo una serie di ricorsi, la Suprema Corte d’Appello di Johannesburg gli comminò nel 2017 tredici anni e sei mesi di prigione. L’ex atleta è in carcere da sette anni. E oggi esce in libertà vigilata.
Restrizioni ed obblighi
Mentre leggete questo articolo l’ex atleta ha già lasciato il carcere di Atteridgeville, in Sudafrica, dopo aver scontato metà dei 13 anni e cinque mesi di pena. Il 37enne ex sprinter olimpico e paralimpico si è trasferito nella villa dello zio Arnold a Waterkloof. Si tratta di un lussuoso sobborgo di Pretoria e, fino al 2029, sarà in libertà vigilata in un regime di obblighi e restrizioni. Durante questo periodo non potrà avere contatti con i media, nè bere alcolici. Sarà anche sottoposto a una serie di restrizioni, tra cui gli orari per uscire di casa. Inoltre dovrà frequentare obbligatoriamente corsi di gestione della rabbia e programmi sulla violenza di genere. Le autorità sudafricane hanno assicurato che non ci saranno trattamenti di favore, neanche per una star come lui. E ci mancherebbe altro…
Nel 2012 gareggiò con atleti “normodotati”
Dopo la prima incarcerazione nell’ottobre 2014 e un processo che in primo grado lo aveva riconosciuto colpevole di omicidio colposo, nel 2017 il sudafricano era stato condannato in appello a 13 anni e cinque mesi per omicidio volontario. Lui ha sempre sostenuto che all’alba di quel 14 febbraio 2013 sparò quattro colpi di pistola attraverso la porta del bagno di casa perchè convinto che ci fosse un ladro, non certo la sua fidanzata. Nato senza tibie e costretto ad 11 mesi di età a subire l’amputazione di entrambe le estremità sotto le ginocchia, Pistorius ai Giochi di Londra del 2012 era diventato il primo biamputato a gareggiare con i normodotati in un’Olimpiade. “Blade runner” (così soprannominato per le avveniristiche protesi simili a lame), si qualificò per le semifinali dei 400 metri.
La dichiarazione della madre della vittima
La madre della vittima, June Steenkamp, ha dichiarato in un comunicato che “non potrà mai esserci giustizia se la persona amata non tornerà mai più, e nessuna quantità di tempo scontato riporterà indietro Reeva. Noi, che rimaniamo indietro, siamo quelli che scontano l’ergastolo. Il mio unico desiderio è che mi sia permesso di vivere i miei ultimi anni in pace, concentrandomi sulla Fondazione Reeva Rebecca Steenkamp, per continuare l’eredità di Reeva. Le condizioni imposte dal comitato per la libertà vigilata, che includono corsi di gestione della rabbia e programmi sulla violenza di genere, inviano un chiaro messaggio che la violenza di genere viene presa sul serio”.
Non crede alla tesi dell’incidente
Durante l’udienza per la libertà vigilata di Pistorius, la Steenkamp ha presentato una dichiarazione d’impatto sulla vittima. Affermando di non credere alla testimonianza del 37enne, secondo cui avrebbe ucciso Reeva credendo erroneamente che fosse un intruso. La figlia, modella di successo e presentatrice tv, è stata uccisa quando aveva solo 29 anni ma, dopo essersi laureata in legge, voleva aprire uno studio legale per aiutare le donne vittime di violenza.