Home CRONACA Nemmeno gli avanzi di galera vogliono Turetta in cella

Nemmeno gli avanzi di galera vogliono Turetta in cella

Da una parte Gino, il padre della povera Giulia Cecchettin che assolda un ufficio stampa per la sua scalata alla popolarità, colpito da una febbre di protagonismo come l’altra sua figlia, Elena, sbattuta in copertina come donna dell’anno dall’Espresso. Dall’altra parte, Filippo Turetta, reo confesso dell’efferato assassinio della fidanzata, stanca di lui e della sua possessività.

Chi se lo piglia?

Da cinquanta giorni in cella a Verona, nel carcere di Montorio, Turetta deve essere trasferito dall’infermeria alla terza sezione, molto più gremita di detenuti. Il problema è trovare qualcuno disposto a dividere la cella con il “bravo ragazzo”. La prima ragione è che chi finisce dietro le sbarre, per quanto delinquente sia, non sopporta un reato come il femminicidio, immaginiamo per una specie di codice d’onore tra reclusi.

In gattabuia, ma con la playstation

I carcerati del Montorio di Verona in più sono in collera per i presunti favori concessi a Turetta. Lo denuncia l’associazione Sbarre di Zucchero: «C’è chi può trascorrere il tempo giocando con la PlayStation e c’è chi viene abbandonato in una cella di isolamento, con le mure imbrattate di escrementi», spiega la rappresentante Monica Bizaj. «Vogliamo capire perché esistano dei privilegi, perché un diritto se non è per tutti diventa un privilegio a tutti gli effetti e noi non possiamo e non vogliamo far finta di nulla». Qualcuno recepisce lo scandalo: il sottosegretario Andrea Ostellari (Lega) e il deputato Ciro Maschio (Fratelli d’Italia) promettono una visita nel carcere di Montorio dopo l’Epifania.

I fieri pasti in automobile

Nel frattempo, continuano le indagini per ricostruire la dinamica di un delitto che da mesi sconcerta l’opinione pubblica. Nel programma Quarto Grado, si è parlato di come Turetta nelle ultime settimane dormisse e mangiasse in auto, la Fiat Grande Punto nera della fuga, dove sono stati trovati una coperta e delle posate. I Ris di Parma stanno ancora analizzando il contenuto della macchina e altri reperti raccolti nel luogo di ritrovamento del corpo di Giulia, nei pressi del lago di Barcis: fazzoletti, grandi sacchi di plastica simili a quelli usati per la spazzatura, nastro isolante e un libro per bambini dal titolo Anche i mostri si lavano i denti. Per ora niente da fare nella ricerca del computer portatile di Giulia, con la tesi di laurea che la ragazza avrebbe dovuto il giorno dopo l’assassinio. Laurea che, a parere della zia di Giulia, Elisa Camerotto, avrebbe concorso nello scatenare la follia omicida di Turetta: «Filippo non era contento che Giulia si laureasse, perché temeva che si sarebbe potuta allontanare da lui».

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