Dopo la causa di New York Times presentata a fine 2023, arriva quella di Nicholas Gage e Nicholas Basbanes.
2023 chiuso male, 2024 aperto peggio
Il 27 dicembre 2023 il New York Times ha portato dinanzi alla Corte distrettuale di New York OpenAI e Microsoft (quest’ultima quale partner avendo investito in OpenAI). Con l’atto di citazione in giudizio il NYT accusa le due aziende di aver addestrato i loro sistemi di intelligenza artificiale, cioè ChatGPT (poi inserito anche nei sistemi Microsoft come Copilot), su milioni di contenuti del quotidiano newyorkese, continuando inoltre ad attingere al materiale del giornale per fornire risposte agli utenti.
Il 2024 sembra aprirsi sulla stessa onda: due saggisti americani hanno infatti fatto causa all’azienda-madre di ChatGPT e a Microsoft, il principale investitore che le sta dietro, per violazione della legge sul diritto d’autore. Nicholas Basbanes e Nicholas Gage hanno presentato la causa venerdì 5 gennaio al tribunale federale di Manhattan, riporta Cnbc, e chiedono 150mila di dollari di danni per ogni opera di cui il software avrebbe violato i diritti.
Ma che danni hanno fatto?
OpenAI ha “semplicemente” rubato i loro lavori per darli in posto al machine learning che spinge l’evoluzione di ChatGPT, sostengono Gage e Basbanes. La pratica legale potrebbe fare molto male alle due aziende Usa, perché gli avvocati hanno spiegato di intenderla come la mossa d’apertura di una class action – un’azione collettiva – cui potrebbero unirsi tutti gli autori di “non-fiction” che si ritengano danneggiati dalle azioni di OpenAI.
Niente di diverso da un ladro comune
La logica con cui viene allenato e fatto crescere il chatbot di intelligenza artificiale generativa implica che le due società che le stanno dietro «non hanno nulla di diverso da un ladro comune», si legge nel testo della causa.
La prima causa a settembre
Lo scorso settembre era stato un gruppo di noti romanzieri americani, tra cui Jonathan Franzen e Michael Connelly, a far causa al gruppo guidato da Sam Altman: anche in quel caso nel tentativo di dare avvio a una class action per conto degli autori americani di “fiction”. Né Microsoft né OpenAI hanno per il momento reagito ufficialmente alla nuova iniziativa legale.