Il Greenwashing si riferisce a una serie di attività compiute da determinate aziende con lo scopo di ingannare il consumatore finale. E questo come avviene? Tramite affermazioni, frasi o strategie di product placement non totalmente vere o fuorvianti, grazie alle quali si spaccia un prodotto o un’attività come eco-sostenibile.
Quante sono le aziende che utilizzano il Greenwashing?
Sono molto più di quelle che immaginiamo, e, secondo un articolo del Corriere della Sera, in cui si legge che Greenpeace “ha esaminato le etichette di presunta sostenibilità di 29 marchi, inclusi i partecipanti all’iniziativa «Detox commitment» come Zara, H&M e Primark. Etichette che potrebbero nascondere una realtà molto diversa da quella che ci viene presentata”. Veniamo ingannati sui social, ma veniamo anche ingannati nei negozi, in parte perchè non siamo consapevoli di ciò che stiamo acquistando e ci facciamo allettare dal prezzo, un po’ perchè la comunicazione dei brand ci può deviare.
L’inganno del consumatore
Quando la sostenibilità di un brand non è veritiera non si ingannano solo i consumatori (e torniamo sul concetto di tutela di cui molto sentiamo parlare in questo periodo), ma si danneggia anche l’ambiente. Esistono diverse tattiche commerciali e di marketing che le aziende mettono in atto e che sono sotto il nome di greenwashing, ma ciò che preoccupa è la vastità di questo fenomeno, che non è relegato solo a un paio di realtà commerciali.
Perchè le aziende lo fanno?
I motivi che sono alla base di un simile comportamento da parte di un’azienda sono non solo di tipo economico, ma anche e soprattutto di posizionamento. Questo perchè, in un momento storico in cui il tema “ambiente” è molto forte, se non si dice apertamente di discostarsi dall”eco-friendly”, si rischia di essere boicottati e non più presi in considerazione.