Paola Cortellesi è senz’altro un talento notevole e duttile, capace di arricchire la sua carriera di attrice comica con una seconda vita da regista e un film, C’è ancora domani, campione d’incassi con 34 milioni di euro e incensato addirittura dal Financial Times: “Un’opera che tocca un nervo scoperto della cultura macho in Italia”. Purtroppo anche a lei, talvolta, sfugge l’impulso a fare la battuta a ogni costo.
Biancaneve sguattera dei sette nani
Alla presentazione dell’anno accademico 2023-2024 dell’Università Luiss – Guido Carli, l’attrice e regista si è avventurata in un pistolotto sulle fiabe più celebri suonato a molti come inopportuno: ««Biancaneve faceva la colf ai sette nani. Siamo sicuri che se fosse stata una cozza il cacciatore l’avrebbe salvata lo stesso?». Quindi: «Perché il principe ha bisogno di una scarpetta per riconoscere Cenerentola, non poteva guardarla in faccia?».
Punzecchiata sui social
La sparata di Paolina non è stata accolta bene da tutti, tra i suoi followers uno scrive: “Non ho compreso la tua uscita pseudo femminista su Biancaneve che faceva la colf ai 7 nani…. Se anche così fosse, nulla da dire sui 7 nani che lavorano in miniera dalla mattina alla sera?”. Mentre altri la pigliano per i fondelli dicendo di preferire il film porno Biancaneve sotto i nani alle sue analisi letterarie.
Non infangate un mondo incantato
A noi di Dillinger non resta che suggerire alla Cortellesi la lettura di una pietra miliare della psicoanalisi infantile, il libro Il mondo incantato di Bruno Bettelheim. Riportiamo qui di seguito l’illuminante, lucido passo sulla fiaba più popolare dei fratelli Grimm:
“La fiaba di Biancaneve è una delle più apprezzate da grandi e piccini e una delle più famose, non solo in Europa ma anche in Cina, in India, in Medio Oriente e in tutto il continente americano. Ed è proprio per la sua ampia diffusione geografica che essa può presentare alcune variazioni rispetto alla versione che noi tutti conosciamo: per esempio Biancaneve può essere una trovatella invece che la figlia di un re e di una regina e al posto dello specchio magico può comparire un cane parlante chiamato, appunto, Specchio.
Il narcisismo
Tuttavia, malgrado le numerose variazioni, la fiaba di Biancaneve è dovunque una storia moralistica che mette in guardia dalle nefaste conseguenze del narcisismo sia per i genitori che per i figli, dalle forze distruttive della superbia, della gelosia e dell’egoismo ed è sempre espressione del medesimo conflitto: la rivalità che induce la madre (matrigna) a eliminare la figlia. La regina diventa la tipica “matrigna” delle fiabe soltanto dopo che Biancaneve raggiunge l’età di sette anni e comincia a maturare, a sbocciare in una splendida fanciulla, minacciandone la bellezza: a questo punto il narcisismo della matrigna raggiunge il suo apice.
Narciso
Dal muro, specchietto, favella: nel regno chi è la più bella?: l’atto della regina che consulta lo specchio magico per conoscere il proprio valore, cioè la propria bellezza, ripete l’antico tema di Narciso. Narciso amava soltanto sé stesso, a tal punto che finì inghiottito dalla propria auto-ammirazione. È il genitore narcisistico quello che si sente maggiormente minacciato dalla crescita del proprio figlio, poiché essa significa che il genitore invecchia. Fintanto che il bambino è totalmente dipendente, rimane, per così dire, parte del genitore, non minacciandone il narcisismo; ma quando comincia a maturare e ad aspirare all’indipendenza, viene avvertito come una minaccia dal genitore stesso, proprio come succede alla regina in Biancaneve.
Primato della bellezza
La paura della regina che Biancaneve insidi il suo primato di bellezza è il tema dominante delle fiabe, e un’analoga paura è il tema del Mito di Edipo: in questa leggenda, infatti, non solo trova la propria rovina Giocasta, la madre di Edipo, ma il primo di tutti a cadere è il padre Laio, la cui paura di essere soppiantato da suo figlio finisce col farlo soccombere alla tragedia che travolge tutti loro. Così, sia nella fiaba di Biancaneve che nel Mito di Edipo, il messaggio è piuttosto chiaro: quando un genitore non può accettare il proprio bambino come tale e non può convincersi che alla fine dovrà cedergli il proprio posto, ne consegue la più profonda tragedia. Soltanto un’accettazione del bambino come tale, non come un rivale né come oggetto di amore sessuale, permette buoni rapporti tra genitori e figli.
Biancaneve e il suo amore per il padre
Per quanto riguarda Biancaneve, il suo amore per il padre è la cosa più naturale del mondo, e altrettanto naturale è l’amore di suo padre per lei. Ella, d’altronde, non riesce a concepire come ciò possa rappresentare un problema. A meno che il genitore non le voglia bene abbastanza, ovvero non l’ami più di qualunque altra persona. Biancaneve, se da una parte vuole che suo padre l’ami più di quanto egli ama la sua matrigna, dall’altra non può accettare che ciò possa rendere la donna gelosa di lei. Ma a livello preconscio la bambina sa benissimo quanto ella stessa è gelosa delle attenzioni che ciascuno dei genitori mostra verso l’altro, quando percepisce che le stesse attenzioni andrebbero rivolte a lei.
Dato che il bambino vuole essere amato da entrambi i genitori, sarebbe traumatico per lui immaginare che l’amore nutrito nei suoi confronti da uno dei genitori potesse creare gelosie nell’altro genitore. Quando questa gelosia non può essere ignorata, è necessario trovare un qualche altro motivo per spiegarla, così come nel racconto essa è giustificata dalla bellezza di Biancaneve.
Il sereno periodo preadolescenziale che Biancaneve conosce durante la sua convivenza con i nani, prima che la regina riappaia, le dà la forza di imparare a controllare fino a un certo punto gli impulsi dell’Es per subordinarli ai bisogni del Super-Io, di maturare il suo Io cooperando con le altre persone e di passare all’adolescenza.
Così ella si trova ancora una volta ad affrontare un periodo di difficoltà: ora non più come una bambina che deve subire passivamente ciò che la matrigna le infligge, ma come una persona che deve partecipare responsabilmente a quello che le succede.
L’adolescenza di Biancaneve
Biancaneve, entrata nell’adolescenza, comincia a provare i desideri sessuali che erano repressi e assopiti durante la latenza (che va dal declino della sessualità infantile sino all’inizio della pubertà). La prontezza con la quale si lascia ripetutamente tentare dalla matrigna, nonostante gli avvertimenti dei nani, suggerisce quanto le tentazioni della matrigna si avvicinino agli intimi desideri di Biancaneve.
Le intenzioni consce di Biancaneve di proteggersi dai trucchi della regina cattiva, e quindi dalle tentazioni sessuali, sono sopraffatte dalla sua vanità e dal suo desiderio inconscio di essere sessualmente seducente. Si lascia quindi convincere più volte dalla regina travestita da vecchia merciaia che le offre sia una stringa per essere bene inguainata dal corsetto, sia un pettine per avere una bella acconciatura, prima di addentare la mela avvelenata.
La mela
In molti miti, oltre che nelle fiabe, la mela rappresenta l’amore e il sesso. Una mela offerta ad Afrodite, la dea dell’amore, scatenò la guerra di Troia, mentre fu con la mela biblica che l’uomo fu indotto a rinunciare alla sua innocenza per ottenere la conoscenza e la sessualità.
Inoltre, nell’iconografia religiosa la mela rappresenta anche il seno materno: fu nel seno di nostra madre che tutti noi stringemmo per la prima volta un rapporto, trovando soddisfazione in esso (fase orale).
La fine dell’innocenza di Biancaneve
Mangiando la parte rossa, erotica della mela, Biancaneve pone fine alla sua innocenza: la bambina che era in lei muore e viene sepolta in una bara di vetro trasparente, per un periodo di gestazione che rappresenta la preparazione alla vera e propria maturità. Nel momento in cui, arrivato il principe, Biancaneve riesce a sputare il pezzo di mela che la soffocava, viene sancita la sua definitiva liberazione dall’oralità primitiva e l’approdo alla fase genitale in senso stretto.
Ma prima che la vita “felice” di Biancaneve e del principe possa cominciare, è necessario che la regina venga punita, costretta a mettersi un paio di scarpe roventi e a portarle, ballando, sino alla morte. La regina, quindi, a causa della sua incontrollata gelosia sessuale, finirà per distruggere sé stessa”.