Piccola Chiara, che cosa diresti ora alla bambolina? Chiara Ferragni aveva realizzato una bambola di se stessa in miniatura. Tolto il riferimento al suo ego smisurato, quella mini Chiara era stata messa sul mercato, ovviamente in limited edition e ovviamente con uno “scopo benefico”. C’è un grandissimo MA, che pesa come un macigno.
Chiara dove sono i soldi della beneficenza della bambolina?
Il programma “Zona Bianca” è andato a fondo sulla vendita della bambola, il cui ricavato doveva essere destinato in beneficenza all’associazione no profit americana “Stomp Out Bullying”. Ma, sollecitata dai giornalisti, la CEO dell’associazione in questione, Ross Ellis, dice chiaramente: “Non sappiamo chi sia questa donna, e non abbiamo mai ricevuto una donazione”. I fatti risalgono al 2019, anno in cui Chiara sui suoi social aveva fatto dichiarazioni che è difficile travisare. Tra cui: “Ho deciso di fare un primo passo e associarmi a questa organizzazione no profit che si occupa di bullismo. I ricavati derivanti dalle vendite di tale bambola sono stati donati all’associazione “Stomp Out Bullying”.
Quali soldi sarebbero dovuti andare nello specifico all’associazione
La bambola era stata messa in vendita ed era andata sold out in appena cinque ore. La Tbs Crew, società di Chiara Ferragni, aveva sottolineato che tutti i ricavati erano stati devoluti all’associazione, specificando, però che “l’impegno nei confronti di tale organizzazione ha riguardato esclusivamente le vendite fatte sul canale eCommerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi”. Questo distinguo, però, non era stato fatto da Chiara sui suoi social, tanto che lei stessa sponsorizzava anche piattaforme terze, deviando quindi il consumatore e non orientandolo SOLO, come invece avrebbe dovuto fare, verso il suo eCommerce.
Ma una giusta l’avrà fatta? Perchè ora è più semplice trovare le stranezze che i fatti regolarmente compiuti dall’imprenditrice digitale.