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Parla Impagnatiello, l’assassino di Giulia Tramontano che scatena la reazione della sorella di Giulia

Questa mattina presto Alessandro Impagnatiello, l’ex barman dell’Armani Cafè che ha ucciso Giulia Tramontano, si è presentato in tribunale. Più precisamente nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Milano, in cui è stato dato il via al processo per l’omicidio della sua ex fidanzata, peraltro incinta al settimo mese.

Il capo di imputazione di Impagnatiello

Lui si è presentato con barba lunga e incolta, jeans e scarpe da tennis, non proprio l’abbigliamento adatto a presentarsi davanti a dei magistrati. Ma questo, in tutta la vicenda, è il minore dei problemi. L’accusa nei suoi confronti è di omicidio aggravato da premeditazione, crudeltà, futili motivi e dal vincolo affettivo, di occultamento di cadavere e procurata interruzione di gravidanza. 

Scuse e Lacrime di coccordillo

All’inizio non ha risposto alle domande dei giornalisti e cronisti presenti in aula, anzi, ha abbassato lo sguardo nel goffo tentativo di nascondersi da telecamere e fotografi. Una volta accompagnato nella gabbia dell’aula di Tribunale, non ha proferito parola, muovendo, però in modo nervoso gambe piedi, con gli occhi rivolti a terra. Ha solamente pianto, chissà che, almeno le lacrime, siano vere. Dopo il silenzio, ha però deciso di rilasciare delle dichiarazioni spontanee: “Sono tante le persone a cui voglio chiedere scusa, anzitutto a Giulia e alla sua famiglia. Lo devo principalmente a Giulia”. Giustamente, non appena hanno sentito queste parole, la sorella di Giulia e il padre si sono alzati e si sono diretti fuori dall’aula, perchè sopportare una tale ipocrisia deve essere impossibile.

Prosegue dicendo: “Non ci sono mai le parole giuste. È stato un gesto di disumanità, inspiegabile, che mi ha lasciato sconvolto e perso. Non vivo più. Quel giorno me ne sono andato anche io perché, anche se sono qui, non vuol dire che sono vivo. In un giorno ho distrutto la vita di Giulia e del figlio che aspettavamo.

“Non posso chiedere il perdono”

Mi scuso, non posso chiedere perdono, ma mi scuso con tutte le persone. Non chiedo che queste scuse vengano accettate perché sento ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio. So solo che possono essere ascoltate e se questa è l’occasione per farlo, allora porgo le scuse alla famiglia in primis. Mi metto a nudo. L’unica cosa che io oggi faccio la sera è sperare di non svegliarmi più la mattina. Chiederò per sempre scusa a queste persone finché sarò qui».

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