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RIFLESSIONI SU EDUCAZIONE E NUOVE TECNOLOGIE

Il modello educativo steineriano raccontato da una mamma che ha scelto questo modello pedagogico in completa antitesi con il modello educativo italiano. Riflessioni sulle nuove tecnologie con un interessante stimolo sui figli dei padroni delle Big Tech... Dati molto curiosi...

Diletta, mia figlia, ha oggi tredici anni compiuti, è in settima classe, corrispondente alla seconda media, non ha un telefono e non naviga in internet! Dall’eta’ di tre anni frequenta la scuola parentale steineriana, Libera Scuola Michelangelo a Colle Val d’Elsa in provincia di Siena, che è nata nel 1998 dall’iniziativa dell’Associazione Culturale Pedagogica “La Formica”, di cui sono socia , su impulso di un gruppo di genitori, educatori e persone sensibili alle tematiche educative e culturali.

Dalla sua creazione, l’Associazione ha svolto numerose attività, dedicate a genitori ed educatori, insieme ad attività manuali ed artistiche per i bambini, ed ha dato vita alla prima ed unica scuola Steineriana della Provincia di Siena. Il primo gruppo di asilo (3-6 anni) è stato creato nel 2001, anno nel quale si è costituito il giardino d’infanzia domiciliare.  Dal 2002 è nato l’asilo “Casa del Sole”, che ha trovato la propria collocazione a Colle Val  d’Elsa e ad oggi sono attive 2 sezioni. Il ciclo della scuola dell’obbligo è iniziato nel 2006, con la creazione della “Libera Scuola Michelangelo”, in cui è attivo il percorso dalla 1^ all’8^ classe. Da Settembre 2023 ha preso il via la classe 9^ , la prima superiore del Liceo delle Arti e delle Scienze Applicate .

In che cosa consiste l’elemento nuovo e originario applicato nelle scuole steineriane? Nella scienza dello spirito di Rudolf Steiner, l’uomo torna ad essere al centro dell’Universo, così che possa prendere parte a tutte le esperienze della vita in maniera totale, nella sua interezza: corpo, anima e spirito. L’educazione concepita da Steiner, offre al bambino, e al ragazzo, la consapevolezza della propria individualità, del proprio valore e del’amore verso se stesso, così da poter affrontare le sfide della vita con determinazione e sicurezza .

Lo scopo fondamentale è quello di educarlo nella sua totalità: gli insegnanti imparano ad adeguare il loro intervento istruttivo ed educativo in base alle leggi che dominano la natura di ognuno.

Perché ai bambini , e ai ragazzi con età inferiore ai 14 anni, della nostra scuola non è permesso di usare la tecnologia, un telefono, e di navigare in internet!? 

Cerchiamo di fare chiarezza . La relazione tra l’evoluzione dell’essere umano dalla prima infanzia alla giovinezza e l’utilizzo delle tecnologie digitali: osservare il fenomeno, comprenderne il significato e valutarne gli effetti.

Il contatto ed il rapporto con l’ambiente naturale, in particolar modo nelle grandi città, sono sempre più spesso sostituite da esperienze sensoriali che hanno come oggetto realtà artificiali: questa esperienza riguarda tutti i nostri sensi indistintamente.

Come educatori e genitori siamo da un lato osservatori sull’utilizzo delle tecnologie digitali da parte dei nostri bambini e ragazzi e dall’altro siamo profondamente coinvolti come fruitori delle stesse come strumenti professionali, comunicativi e ricreativi.

Lo scrittore statunitense Mark Prensky ha coniato, in un suo celebre articolo del 2001, il termine “nativi digitali” facendo riferimento a coloro che sono nati dopo il 1993 ed hanno una connaturata dimestichezza con l’utilizzo delle tecnologie informatiche rispetto alle generazioni precedenti definite come “immigrati digitali” per la loro maggiore difficoltà ad utilizzarle.

Lo scenario che quindi ci si pone di fronte è quello di una mutazione antropologica che dobbiamo comprendere in profondità per valutarne la portata e gli effetti da un punto di vista pedagogico ed evolutivo dell’essere umano.

Possiamo porre alcuni criteri fondamentali in questa analisi: osservare il fenomeno scevri da moralismi e preconcetti e cercare di comprendere la vera e profonda natura dell’uomo.

Questo approccio non vuole portare ad una interpretazione semplicemente culturale del fenomeno ma vuole cercare in modo molto pratico di capire quale pedagogia e quali caratteristiche individuali dobbiamo sviluppare per consentire agli uomini del futuro, i “post nativi digitali” di gestire un mondo sempre più dominato dalla tecnica con responsabilità e creatività.

Il primo passo da compiere riguarda la valutazione delle grandezze sociali, economiche, tecnologiche riguardanti questo fenomeno. Le previsioni relative al 2020 sulla diffusione delle tecnologie digitali (fonte IDC) davano al 56% il traffico di informazioni generato da macchine o programmi con accesso  autonomo alla rete e solo il 44% gestito dagli umani (fonte Internet Statistics & Facts – HostingsFacts.com). Questi numeri ci mostrano la pervasività del fenomeno digitale, è interessante notare il rapporto tra gli umani e i dispositivi elettronici autonomamente connessi alla rete: per ogni essere umano da 6 a 10 dispositivi collegati a internet.

Auto che si guidano da sole, frigoriferi che ordinano automaticamente la spesa, lavatrici che chiamano autonomamente l’assistenza in caso di guasto, droni che compiono azioni militari, pacemaker che regolano automaticamente parametri vitali, sistemi domotici che governano le abitazioni solamente per fornire qualche esempio pratico.

Per questo scenario è stato coniato il termine “pervasive/ubiquitous – computing” che mostra la capillare penetrazione di questi dispositivi nella nostra vita quotidiana; concretamente ogni dispositivo connesso alla rete elettrica può ospitare un chip (piastrina di silicio in grado di elaborare e comunicare dati) rendendolo quindi un dispositivo “intelligente”.

Non possiamo inoltre trascurare la rilevante dimensione economica del fenomeno che connota la sua diffusione al di là della semplice valutazione dei suoi benefici reali per la vita dell’uomo.Finchè la tecnica era un semplice strumento nelle mani dell’uomo essa esplicava la sua natura di “mezzo” il cui senso era completamente sussunto nel “fine” a cui essa si sottoponeva, ma quando essa varia la propria dimensione fino a rendersi autonoma nel poter realizzare qualsiasi “fine” ecco che lo scenario cambia radicalmente: non è più il “fine” a condizionare lo sviluppo e l’uso dei mezzi tecnici ma è la tecnica stessa a indicare il “fine” che tramite essa può essere raggiunto.

In questo passaggio avviene la metamorfosi della tecnica da “mezzo” a “fine” a scapito delle finalità specificamente umane che vengono drammaticamente sopravanzate.

Quanto si utilizzano le tecnologie digitali. Oltre a questo aspetto relativo alla dimensione del fenomeno è importante valutare il condizionamento effettuato dagli strumenti sulle attività dell’uomo; un caso emblematico e significativo riguarda l’opera di Friedrich Nietzsche. Il grande filosofo soffriva di forti emicranie che spesso gli impedivano di scrivere, nel 1882 Nietzsche comprò una macchina da scrivere ed una volta imparato ad utilizzarla poté scrivere con gli occhi chiusi ma la macchina ebbe un’ effetto più impalpabile.

Un amico compositore notò il cambiamento di stile nella scrittura del filosofo: la sua prosa era ancora più scarna e telegrafica di prima. 

Possiamo immaginare, pensando alle nostre vite, quanto l’utilizzo delle macchine possa influenzare il nostro agire quotidiano.A questo riguardo è importante osservare che ciò viene delegato ad una macchina porta ad un progressivo indebolimento delle facoltà umane; per chi è abituato a fare calcoli con una calcolatrice diventa difficile riprendere a farli mentalmente. Uno studio effettuato sui taxisti londinesi ha dimostrato che l’utilizzo intensivo di sistemi di orientamento elettronico indebolisce la capacità di orientamento autonomo e riduce le dimensioni dell’amigdala dimostrando così fin nella manifestazione fisica l’effetto di questo fenomeno.

Di recente è stato presentato a Londra il nuovo rapporto PISA (Programma di valutazione triennale degli studenti quindicenni) realizzato dall’OCSE (Organizzazione per la collaborazione e lo sviluppo economico) che oltre a fornire un inquadramento generale che identifica i nostri studenti tra i più sottoposti a stress al mondo, dà alcuni dati statistici relativi all’uso di internet: 23% passa più di sei ore connesso alla rete (contro una media del 16% degli altri paesi OCSE), il 15% tra quattro e si ore, il 25% tra due e quattro ore, il 19% tra una e due ore, il 15% un’ora al giorno e solo il 2% dichiara di non connettersi alla rete. Un utilizzo superiore alle sei ore al giorno è considerato dall’OCSE come estremo.

Manfred Spitzer, neuro-scienziato autore di importanti testi ed articoli sull’utilizzo delle tecnologie, fornisce delle statistiche relative all’utilizzo complessivo dei vari media digitali (televisione, computer, riproduttori di testi, musica, immagini etc.): dalla sua analisi risulta un utilizzo medio pari a circa 7/8 ore quotidiane di cui circa il 30% in attività di utilizzo contemporaneo dei vari media (multitasking) per un totale globale di circa 10 ore al giorno.

Le statistiche riguardanti l’accesso dei bambini alle tecnologie ci forniscono una situazione altrettanto satura:

Il 34% ha utilizzato uno schermo touch sotto i 12 mesi

Il 98% ha utilizzato uno schermo touch sotto i 4 anni

Il 36% ha usato un videogioco o una app sotto i 24 mesi

Il 98% ha un televisore a casa

Il 72% ha accesso al computer di casa

Il 67% possiede una console per video giochi (il 24% ha una console per video giochi portatile)

L’ 11% possiede una console per video giochi nella propria camera da letto

Il 29% possiede un sistema di giochi elettronici a scopo educazionale

Il 42% ha una televisione nella propria stanza da letto

Il 29% ha un riproduttore video nella propria stanza da letto

(fonte http://www.techaddiction.ca/children-and-technology.html – statistiche utilizzo tecnologie bambini americani sotto gli 8 anni). Questi dati nella loro cruda realtà ci mostrano come l’utilizzo massiccio di dispositivi digitali faccia parte della esperienza quotidiana di bambini ed adolescenti.

L’evoluzione e lo sviluppo del cervello.

Per meglio comprendere gli effetti delle tecnologie digitali sull’essere umano partiamo da una analisi della struttura del cervello e della sua evoluzione. ( fonte Texila American University http://blog.tauedu.org/anatomy-and-functional-areas-of-the-brain/)

Ovviamente le neuroscienze danno una visione dello sviluppo e delle reazioni del cervello da un punto di vista esclusivamente corporeo, ampliando lo sguardo in senso scientifico spirituale si può osservare questo organo come una più ampia manifestazione della totalità dell’uomo inteso come essere corporeo, animico e spirituale; questa differenza di prospettiva nulla toglie alla validità e significatività delle osservazioni puramente materiali.

Tramite RMF (risonanze magnetiche funzionali neuronali) che sono in grado di visualizzare la risposta emodinamica (cambiamenti nel contenuto di ossigeno del parenchima e dei capillari nell’uomo) correlata all’attività neuronale del cervello o del midollo spinale, è stato possibile mappare le diverse zone del cervello in relazione a specifiche funzionalità. Per approfondimenti sull’anatomia del cervello https://www.mayfieldclinic.com/PE-AnatBrain.htm).

Il secondo elemento da valutare è lo sviluppo del cervello nel bambino durante le varie fasi della sua crescita (per approfondimenti sullo sviluppo del cervello dell’essere umano dalla nascita all’età adulta https://pt.scribd.com/document/265789736/Dynamic-Mapping-of-Human-Cortical-Development-During-Childhood-Through-Early-Adulthood ; http://www.jneurosci.org/content/24/38/8223 ).

( Fonte Dynamic mapping of human cortical developmentduring childhood through early adulthood).

Si vede chiaramente che il bambino non è un piccolo adulto anche da un punto di vista dello sviluppo cerebrale; osservando congiuntamente la mappa funzionale e le diverse fasi di sviluppo è così possibile valutare gli effetti di specifiche attività sulla struttura del cervello del bambino con particolare riguardo ai processi di apprendimento ed all’utilizzo delle tecnologie digitali.

Oltre a questo aspetto morfologico è interessante valutare lo sviluppo delle connessioni tra i singoli neuroni: alla nascita ne abbiamo circa 100 miliardi che nella loro evoluzione creano da 1000 a 100000 miliardi di sinapsi, ovvero nuovi collegamenti tra i singoli neuroni; nella zona dell’ippocampo vi è la potenzialità di produzione di 10000 nuovi neuroni al giorno. La struttura e le caratteristiche del cervello dipendono da due fattori: uno ereditario e l’altro dovuto alle esperienze che facciamo nella nostra vita in particolare nel periodo di crescita dell’encefalo che raggiunge piena maturità verso i 25 anni, anche se alcuni processi durano per tutta la vita.

Detto questo, la crescita delle singole regioni del cervello dipende in larga parte dalla stimolazione che riceve e, quindi, dalla possibilità di creare nuovi collegamenti tra i neuroni (sinapsi). Sono queste ultime l’elemento centrale dello sviluppo cerebrale. E’ l’esperienza che permette al cervello di adattarsi ad un ambiente in continua variazione, ovvero quella capacità generalmente definita come “neuro plasticità”.

Le esperienze a cui si fa riferimento sono tra le più disparate e non solo quelle attribuibili ad una semplice stimolazione intellettuale: movimento, percezioni, emozioni, relazioni sociali, etc.; ciascuna di queste attività sviluppa una specifica area del cervello e la loro interazione origina la ricchezza e l’originalità dei nostri comportamenti. Questo aspetto sarà fondamentale nella valutazione dei processi di apprendimento e di utilizzo degli strumenti digitali.

La “neuro plasticità” consente anche in caso di danni cerebrali di riconfigurare dinamicamente alcune zone e riutilizzarle per altre funzionalità. Il numero e il tipo di connessioni sinaptiche che si formeranno dipende unicamente dall’esperienza che le origina. Nelle tappe fondamentali dello sviluppo mentale del bambino, settimo anno maturità scolare, dodicesimo anno nascita del pensiero causale, quattordicesimo anno nascita del giudizio concettuale è massimizzata la formazione di queste connessioni.

In parallelo a ciò ha avvio un processo di sfoltimento delle sinapsi scarsamente utilizzate, detto pruning sinaptico secondo la logica “use-it-or-lose-it” (usalo o perdilo).

Il significato di questa attività è  fondamentale per lo sviluppo umano, le connessioni che non vengono utilizzate vengono tagliate: una parte è una fisiologica riduzione che consente di acquisire una sempre maggiore efficienza funzionale, dall’altro se è originata ad una contrazione della nostra sfera esperienziale, impoverisce le nostra possibilità.

Una importante scoperta fatta nel corso degli anni 80 dal team del Prof. Rizzolati dell’Università di Parma riguarda una specifica classe di neuroni: i neuroni a specchio. Osservando un’azione, compiuta con una specifica intenzione, in un dato contesto appositamente costruito si crea una analoga eccitazione dei neuroni di chi ha compiuto intenzionalmente l’azione in quel dato contesto e quelli di chi ha assistito all’azione.

Questa risonanza avviene con la giusta intensità solo tra esseri umani, non funziona ad esempio nell’interazione tra uomo e macchina. Questa scoperta mostra chiaramente il valore dell’imitazione nei processi educativi e soprattutto del valore della relazione tra gli individui in particolare tra educatore e bambino ( per approfondire: http://www.vitellaro.it/silvio/storia%20e%20filosofia/neuroni_specchio/Specchi%20nella%20mente%20%20Neuroni%20a%20Specchio%20(da%20Le%20Scienze%20N%20460).pd

Lo sviluppo del cervello può inoltre essere collegato alla efficienza del sistema immunitario e quindi alla salute complessiva dell’essere umano (per approfondimenti University of Virginia, Health System Kipnis J. Structural and functional features of central nervous system lymphatic vessels. Nature, Published Online June 1 2015. doi: 10.1038/nature14432 neuroscientistnews.com).

Il processo di apprendimento. Come abbiamo visto il processo evolutivo del cervello è fondamentalmente legato a ciò che apprendiamo in un contesto esperienziale vario e multisensoriale.

E’ importante sottolineare il senso che si vuole dare a questa parola: impossessarsi esclusivamente di specifiche conoscenze in svariati campi del sapere umano o creare delle facoltà interiori che consentano di poter imparare per tutta la vita? La famosa frase di Plutarco ripresa da Montaigne: “Gli studenti non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere” ci dà una chiara idea di come si voglia connotare il processo di apprendimento.

A cavallo di XVIII e XIX secolo già si diffondevano alcuni approcci pedagogici basati su questo principio: il pedagogista Johann Heinrich Pestalozzi già parlava di apprendimento tramite mano, cuore e mente facendo riferimento alle diverse facoltà dell’uomo. Rudolf Steiner ci ha permesso di approfondire da un punto di vista scientifico-spirituale le valenze pedagogiche di una azione che si rivolge all’uomo “intero” costituito da corpo anima e spirito; facciamo esplicito riferimento alla vastissima raccolta delle sue opere di pedagogia per ritrovare continui stimoli e rimandi a questa completezza.Possiamo osservare in modo sintetico le principali caratteristiche che caratterizzano il processo di apprendimento e gli ambiti ove si sviluppa nei primi tre settenni della vita del bambino che diventa uomo; I termini utilizzati fanno specifico riferimento alla terminologia ed al significato delineato da Rudolf Steiner nelle sue opere.

E’ interessante vedere come alcune tendenze della psicologia moderna parlino di diverse “intelligenze” mappate nelle singole aree del cervello individuate dalle neuroscienze.

Molto note sono ad esempio le teorie di Daniel Goleman sull’intelligenza emotiva e di Howard Gardner che distingue ben 9 tipi fondamentali d’intelligenza: Linguistica, Logico-Matematica, Spaziale, Corporeo-Cinestetica, Musicale, Interpersonale, Intrapersonale, Naturalistica, Esistenziale (per approfondire Daniel Goleman Intelligenza Emotiva, Howard Gardner La teoria delle intelligenze multiple).

L’unica intelligenza riconosciuta e da alcuni l’unica ritenuta valida era l’intelligenza logico-matematica su cui era basato il test per la valutazione del QI (quoziente intellettivo).

L’utilizzo combinato delle varie intelligenze complementare agli stimoli necessari per stimolarle è chiamato apprendimento olistico. Polare a questo approccio è il così detto apprendimento digitale, che vede l’utilizzo collaborativo di lavagne elettroniche, personal computer e tablet che veicolano i vari contenuti didattici stimolando esclusivamente la sfera visivo, uditiva limitando la sfera tattile allo scorrimento della mano e delle dita su schermi e mouse.

Questo approccio deriva da una astrazione che non tiene conto delle modalità reali tramite le quali un essere umano apprende, ma si focalizza esclusivamente sulla fruizione intellettuale del contenuto mediante una stimolazione artificiale e parziale della sfera sensoriale.

Nella realtà la combinazione di vari stimoli contribuisce a rafforzare la nostra capacità di comprensione e di compenetrazione profonda degli argomenti che studiamo.

Proviamo semplicemente a sperimentare l’apprendimento delle tabelline utilizzando una ritmica ripetizione accompagnata dal movimento fatta assieme da maestro e allievi o una sequenza procedurale di immagini artificiali che ci mostra l’algoritmo risolutivo di un calcolo.

E’ importante fare riferimento ad una esperienza reale, per osservare ciò che avviene entro di noi per evitare pregiudizi o peggio ancora moralismi.

La valutazione della validità dei processi di apprendimento non è una astratta guerra ideologica tra diverse visioni del mondo, ma un concreto esercizio di osservazione dell’essere umano nella sua evoluzione.

Un altro aspetto da valutare è la necessità di fare riferimento alle specifiche capacità di apprendimento a seconda dell’età e dello sviluppo del bambino e aver presente la loro metamorfosi negli anni successivi.

Nel primo settennio un bambino sta sviluppando la sua sfera sensoriale di tatto, equilibrio, movimento e vita e le qualità principali tramite cui apprende sono l’imitazione nel movimento in un ambiente opportuno: se in questa età facciamo ad esempio appello a stimoli intellettuali chiediamo al bambino di utilizzare forze e qualità non ancora mature che stanno operando all’edificazione della corporeità fisica.

Ciò che si è opportunamente educato in un settennio si ripresenterà come facoltà nel settennio successivo, ad esempio il pensiero logico matematico può manifestarsi in modo completo nel secondo settennio se nei primi anni di vita il senso di equilibrio, movimento e vita sono stati nutriti e curati adeguatamente.

Oltre a queste considerazioni antropologiche facciamo alcune osservazioni pratiche riferite a ragazzi più grandi.

Spesso nell’apprendimento digitale facciamo ricorso all’utilizzo di motori di ricerca per reperire informazioni correlate alle nostre necessità, il modo con cui ci vengono sottoposti i risultati dipende da un algoritmo matematico non gestito da noi, spesso per fruire dei contenuti li “tagliamo e copiamo” in un altro documento senza analizzarli a fondo, la modalità di ricerca è molto veloce e fornisce una pletora di risultati, usualmente accanto alla ricerca abbiamo altre sessioni aperte con altre attività o addirittura stiamo facendo contemporaneamente più attività (multitasking).

Se analizziamo questa modalità operativa vediamo come sia difficile mantenere in questo contesto il giusto livello di concentrazione e di approfondimento necessari per compenetrare al meglio i contenuti ricercati: il contenuto deve diventare stimolo vivente per le mie capacità, deve agire in me e trasformarsi; 

avere un contenuto perfetto che non compenetro appieno non è utile alla mia evoluzione come uomo.

Questo non vuole demonizzare l’utilizzo dei motori di ricerca nella ricerca di fonti documentarie ma semplicemente sottolineare la necessità di un loro corretto uso derivante dall’aver già sviluppato le caratteristiche di ricerca ed elaborazione delle informazioni in un contesto umano tradizionale: se so svolgere bene una ricerca servendomi di testi che ho imparato a reperire, indicizzare e consultare saprò trarre frutto anche da un motore di ricerca, in caso contrario non avrò sviluppato a sufficienza una autonoma ed attiva capacità di elaborazione dei contenuti.

Amith Singhal, ai tempi in cui era responsabile dello sviluppo dell’algoritmo di ricerca di Google dichiarava: «Più la macchina è precisa più diventiamo pigri nel formulare le domande».

È curioso rilevare l’atteggiamento dei guru delle tecnologie sull’utilizzo delle stesse per i loro figli.

In una famosa intervista al New York Times Steve Jobs, fondatore delle Apple, alla domanda del giornalista che chiedeva se i suoi figli amassero l’Ipad (tablet computer) appena uscito rispondeva “Non l’hanno mai usato. Noi poniamo un limite alla tecnologia che i bambini usano a casa” ( per approfondimenti https://www.nytimes.com/2014/09/11/fashion/steve-jobs-apple-was-a-low-tech-parent.html?_r=1 )

Bill Gates, fondatore della Microsoft ha tre figli: Jennifer Katharine (nata nel 1996), Rory John (1999) e Phoebe Adele (2002). Fino a 14 anni non hanno posseduto un telefono cellulare. In una intervista al Mirror Bill Gates dichiarva “Non abbiamo mai voluto che accedessero a ciò prima dei 14 anni, anche se si lamentavano di non essere “al passo” con i loro compagni di scuola e con gli amici. Abbiamo fissato un orario preciso oltre il quale vanno spenti telefoni, televisori e computer. Quando erano più piccoli questa regola li aiutava anche ad andare a dormire a un’ora ragionevole. Inoltre non portiamo mai i cellulari a tavola: disturbano momenti importanti per la famiglia come lo sono i pasti“. (per approfondimenti http://www.mirror.co.uk/tech/billionaire-tech-mogul-bill-gates-10265298 ).

Un famoso articolo apparso sul New York Times rivelava come la scuola Waldorf di Los Altos nella Sylicon Valley era frequentata dai figli dei manager delle più importanti aziende di tecnologia che volevano per i loro figli una scuola senza computer. ( per approfondimenti http://www.nytimes.com/2011/10/23/technology/at-waldorf-school-in-silicon-valley-technology-can-wait.html?pagewanted=all ).

Approfondimenti qui

Fonti: rsalaformica.org 

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"Attivista politica e dei diritti umani dal 2012, founder, imprenditrice enogastronomica dal 2006, event manager di Pica Eventi. Da dieci anni socia dell'Associazione Pedagogica Waldorf "La Formica" di Colle Val d'Elsa in Toscana. Mamma di Diletta. Ogni giorno lavoro per lasciare in eredità ai nostri figli un mondo migliore."