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Urbano Cairo chiude cinque testate: la cultura non ti cura e, soprattutto… non paga!

Si tratta del primo intervento così drastico da parte del gruppo editoriale capitananto da Urbano Cairo, che ora intende mettere i dipendenti in cassa integrazione in vista del prepensionamento. I lavoratori coinvolti passeranno un ennesimo weekend da schifo.., mentre i sindacati – esercizio nel quale eccellono – hanno espresso preoccupazione. Ma, come abbiamo imparato negli ultimi anni di “ammorbidimento” della loro azione, saremmo davvero curiosi di vedere cos’altro potranno fare…

Ciao ciao, addio per sempre

Airone, Antiquariato, Bell’Europa, For Man e In Viaggio. Sono queste le cinque testate storiche di cui il gruppo editoriale Cairo Editore ha annunciato la chiusura dal prossimo marzo. Nella lista ci sono anche alcune riviste culturali di lungo corso anche se – come nel caso di Airone – da tempo solo il pallido ricordo degli anni d’oro. Per fortuna al momento resta in vita la storica rivista Arte, che appartiene allo stesso gruppo di testate. Una decisione drastica, la prima di questa portata da parte del gruppo fondato da Urbano Cairo che oggi comprende 16 testate. Ma anche i canali televisivi La7 e La7d e la squadra calcistica del Torino. Una mossa che conferma la più ampia crisi editoriale italiana già emersa lo scorso anno con le dichiarazioni di John Elkann sulla volontà di vendere Repubblica e le altre testate del gruppo Gedi.

Ma cos’è questa crisi della cultura

Il motivo è sempre lo stesso: comunicata alle rappresentanze sindacali il 16 gennaio, è quello della “crisi del settore editoriale”. A comunicarlo è una lettera il Comitato di redazione, che si dichiara sconcertato dall’annuncio e dal breve preavviso. Chiudono così le cinque testate (che in alcuni casi hanno anche superato il traguardo dei 500 numeri), senza neppure tentare rilanci o migrazioni sull’online. FINE, senza appello, senza “se” e senza “ma”. Una doccia fredda ma fino a un certo punto. La Cairo Communication aveva sì fatto segnare per i primi nove mesi del 2023 ricavi consolidati lordi per 828,8 milioni di euro. (sputaci sopra…) ma AgCom aveva dichiarato come, per lo stesso periodo, i principali quotidiani nazionali (di cui il primo è proprio Il Corriere della Sera) avessero registrato una flessione nella vendita di copie cartacee dell’11,8% rispetto al 2022. Addirittura del 38,8% se ci si riferisce al 2019!

E i sindacati che dicono?!?

Loro, lo sappiamo, si esprimono coi comunicati ufficiali: “Contestualmente, per la prima volta nella storia della Cairo Editore Spa, viene richiesto un piano di ristrutturazione in presenza di crisi, con cassa integrazione finalizzata a piani di prepensionamento. L’azienda ci ha espresso la sua volontà di ricollocare tutti gli esuberi, decisione che accogliamo, ovviamente, con favore […] Esprimiamo, comunque, una forte preoccupazione per il futuro della Cairo Editore. Augurandoci che l’azienda metta in campo tutte le risorse possibili per rilanciare le testate rimanenti e assicurare loro un solido avvenire”.

Qui non è un problema di AI che ruba i posti ai giornalisti umani, il problema è un altro: la gente non legge, non ha sete di cultura… e si imbarbarisce! E’ vero che i soldi nelle famiglie italiane sono sempre di meno… masi preferisce rinunciare ad una rivista culturale in favore di un biglietto per lo stadio in più, un fondotinta di marca o ad un abbonamento per pay tv. Così va il mondo: meno informazione e cultura, più potere a chi comanda. Ogni tanto bisognerebbe ricordarselo…

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