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Crede di chattare con Angelina Jolie, ma era una truffa da 50 mila euro

Ha 40 anni la vittima della truffa in questione. Credeva di chattare con Angelina Jolie per comprare l’auto dell’attrice. L’uomo di La Spezia è stato ingannato da una pagina Facebook con foto della star di Hollywood.

La truffa

I casi di truffe informatiche stanno dilagando in tutta Italia. Ma questo caso è singolare, perchè, per credere di chattare direttamente con Angelina Jolie, bisogna essere molto fantasiosi. L’uomo ha pagato 50mila euro pensando di aver comprato un fuoristrada direttamente dall’attrice. È successo a La Spezia. La Polizia Postale ha ricostruito i fatti. “E’ il caso di un uomo sulla quarantina, che ha iniziato a chattare tramite Facebook con un sedicente profilo dell’attrice americana, che a un certo punto ha proposto di vendergli la propria autovettura, mandando anche un video dell’imbarco sulla nave che l’avrebbe recapitata in Italia. Ovviamente si trattava di una truffa”.

La spiegazione della Postale sulle truffe

Prosegue Alessandro De Nanni, l’agente della polizia postale, parlando delle truffe legate al trading finanziario. “Si parte con piccoli investimenti da 150-200 euro e poi si convince la vittima ad aumentare l’impegno mostrando attraverso delle app create ad arte i fantomatici guadagni che vengono accumulati. Di solito la truffa diventa palese nel momento in cui l’utente chiede di poter prelevare. Ci può cascare chiunque”. Dietro le truffe online ci può essere la criminalità organizzata. “È assodato tramite indagini e anche il procuratore Nicola Gratteri ha spiegato nel suo ultimo libro l’attenzione della Ndrangheta a questo tipo di attività. Si sfrutta una sorta di mutamento antropologico se è vero che passiamo in media 7 ore al giorno di fronte a un dispositivo elettronico”.

Il Procuratore Gratteri e i nuovi metodi della ‘Ndrangheta

La Ndrangheta si alimenta del consenso sociale: “Ha bisogno di farsi riconoscere, si comporta come un’azienda e necessita di pubblicità. Oggi vediamo i rampolli delle nuove mafie mettersi in mostra su Tik Tok, Instagram, Facebook, ostentando il loro lusso pacchiano, come a voler indicare un modello vincente”. Secondo il Procuratore di Napoli, infatti: “Servono informatici e hacker per battere la ’ndrangheta”.

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