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Trudi, l’azienda produttrice della bambola Ferragni: “Noi estranei a qualsiasi attività di beneficenza”

Chirara Ferragni è indagata non solo per il pandoro griffato, ma anche per le uova targate dolci preziosi e per la bambola Trudi. Peccato che Trudi, l’azienda produttrice della bambola di Chiara Ferragni, dice di essere: “estranea a qualsiasi attività di beneficenza o altra iniziativa sviluppata autonomamente da Tbs Crew”. E aggiunge di avere solo realizzato il pupazzo.

Trudi, la bambola della discordia

L’azienda di giocattoli che ha prodotto la bambola si chiama fuori dalla vicenda penale che riguarda la Ferragni. L’affaire della bambola ora è, infatti, coinvolta nell’inchiesta della Procura di Milano. Si dichiara “estranea a qualsiasi attività di beneficenza o altra iniziativa sviluppata autonomamente da Tbs Crew – azienda di Chiara Ferragni”, e che il “packaging e la bambola stessa non hanno mai riportato alcuna comunicazione riferente ad azioni di beneficenza o altro”.

L’azienda avrebbe quindi scaricato l’influencer, che prima era la testimonial che tutti si contendevano. Oggi lei è solo qualcuno da cui stare alla larga, almeno per le aziende, che altro non fanno se non smentire i fatti. Oltre ciò, come era prevedibile che fosse, è da oltre due mesi che non vediamo sul profilo della Ferragni alcun tipo di ADV, se non quelli per la sua stessa azienda. È quindi, al momento, indaffarata tra trucchi e borsette Ferragni, mentre prima ci regalava gli outfit of the day “gifted” by Prada o Luis Vuitton.

Il comunicato e le parole della Ferragni nel 2019

In una nota, la Trudi fa sapere di aver quindi SOLO realizzato la bambola. A maggio del 2019 presentano la bambola che raffigurava Chiara Ferragni in miniatura. Il tutto tramite le parole della Ferragni: “Visto che molti di voi hanno amato la bambola Chiara Ferragni che creammo per il nostro matrimonio, abbiamo deciso di creare un’edizione limitata della Chiara Ferragni Mascotte. Si vende ora su The Blonde Salad e tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore».

Ma anche Ross Ellis, CEO di Stomp Out Bullying, ha detto di non aver mai ricevuto alcun contributo nè dall’influcencer, né da Tbs Crew. Anche se Chiara aveva detto: “I ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da Tbs al provider esterno, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019».

E il mistero si infittisce…

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