La vincitrice della diciassettesima edizione del Premio Akutagawa – il più importante premio letterario giapponese – è Rie Kudan, premiata per il suo romanzo Tokyo-to Dojo-to, storia di fantascienza in cui un architetto di Tokyo costruisce una gigantesca torre e decide che potranno abitarci solo criminali da reinserire in società.
Lo zampino di ChatGPT
Dopo la vittoria, la scrittrice ha ammesso che una parte del merito per Tokyo-to Dojo-to non è suo ma di ChatGPT. Per la precisione, il 5 per cento del merito è da attribuire all’intelligenza artificiale: tanta è la percentuale di frasi presenti nel romanzo generate dall’AI. Ma il contributo di ChatGPT non è stato solo questo: Kudan ha detto che nei mesi in cui era impegnata nella scrittura del libro le conversazioni con l’AI l’hanno aiutata moltissimo e che ad essa ha potuto parlare di cose «delle quali non avrei mai potuto parlare con nessun altro». Una parte delle conversazioni tra lei e ChatGPT sono poi diventati dialoghi del romanzo.
«difficile trovarci un difetto». Te credo, l’ha fatto una macchina!
«Perfetto, è difficile trovarci un difetto», con queste parole la giuria del Premio Akutagawa ha definito il romanzo di Kudan. E in effetti, la scrittrice ha detto di aver usato «tutte le capacità» di ChatGPT per scrivere Tokyo-to Dojo-to. Convinta che l’AI l’abbia aiutata a raggiungere il suo «apice creativo», Kudan ha detto che in futuro vuole mantenere «un buon rapporto» con ChatGPT. E ci mancherebbe pure, le ha fatto vincere il premio letterario più prestigioso del Giappone!
Difficile considerarla una vera scrittrice
Non tutti ovviamente condividono il suo entusiasmo nei confronti delle potenzialità letterarie dell’AI: diversi utenti su X hanno commentato la sua vittoria e la successiva “confessione” chiedendosi se possa essere considerata una vera scrittrice una persona il cui principale talento consiste nell’intrattenere piacevoli conversazioni con una macchina. Al momento, nessun commento è arrivato dall’organizzatore del Premio Akutagawa.
Abbiamo provato anche noi a scrivere un libro
Se anche voi, come noi, avete pensato di scrivere di diventare i nuovi Shakespeare grazie a ChatGPT, ci dispiace deludervi, ma non è così che funziona: abbiamo infatti proposto a ChatGPT di scrivere una storia a partire dalla trama di uno dei romanzi più celebri della storia della letteratura, Anna Karenina di Lev Tolstoj. Diciamo che sarebbe potuta andare meglio…
La risposta dell’intelligenza artificiale pare piuttosto confusa… una sola cosa è certa: prima che ChatGPT anche solo provi ad emulare Tolstoj, ci vorranno almeno cent’anni. Che dico, forse centomila.
I dialoghi che si hanno con le persone, non supereranno mai quelli con fatti coi robot
Il dialogo che si viene e creare fra due persone, due cervelli pensanti, due storie, due vite, come si può pensare di paragonarlo a quello fatto con un’intelligenza artificiale? Un esempio banale, Raymond Carver, il quale ha intrattenuto un rapporto molto proficuo con l’editor della sua casa editrice, accettando i suoi suggerimenti di abbreviare, tagliare, ridurre all’osso i suoi racconti. Il risultato è meraviglioso, e ha visto partorire capolavori come il racconto “Cattedrale”.
Insomma, nessuno qui diventerà il nuovo Carver chiacchierando allegramente con ChatGPT, nonostante qualcuno abbia ricevuto importanti premiazioni letterarie. Si tratta forse di un semplice aiuto. Una macchina pecca di ciò che è la sostanza dei migliori racconti della storia della letteratura: la fantasia. Non si sa se arriverà mai il giorno in cui anche la fantasia potrà essere creata in laboratorio, ma fino a quella data, vi consigliamo di rimboccarvi le maniche e prendere la penna in mano, perché nessuna AI vi verrà in soccorso.