A chi diceva che l’affaire Ferragni sarebbe passato dopo venti giorni, ricordiamo che noi per primi avevamo scritto che sarebbe stata la fine e il crollo di un impero. Perché la Ferragni, il suo entourage e chi la segue non sarebbero stati capaci di reggere a un danno d’immagine così grave. Danno legato, ovviamente, a una giusta e certa inchiesta giudiziaria che prevede quasi sicuramente una condanna con un patteggiamento per l’ipotesi di reato per cui è stata indagata di truffa aggravata (vi ricordiamo che è seguita dallo studio Bodio di Milano, uno dei più antichi, famosissimo per il patteggiamento).
Il processo Ferragni si allarga
Siamo stati noi i primi a scriverlo. Ora il processo si è allargato: l’ipotesi di truffa relativa alla promozione dell’immagine legata alla beneficenza per ottenere maggiori guadagni, ha coinvolto quasi cinque aziende. E, notizia di ieri, è stato indagato anche il manager Fabio Maria Damato. Che sia indagato ora anche un cliente, Franco Cannillo, proprietario di Dolci Preziosi, non è importante. Ma se la procura di Milano dovesse intervenire indagando qualche altra persona dell’entourage Ferragni, come la madre, sorella o Fedez, una terza persona, la stessa Procura potrebbe ipotizzare e contestarle un reato di associazione a delinquere finalizzato alla truffa aggravata. Reato che non prevede più la pena di un anno, ma che va dai 3 ai 7 anni. Da qui un enorme rischio per tutto l’entourage della Ferragni.
È la legge bellezza, è la Procura di Milano bellezza. Preparatevi a tutto, perché sicuramente ci sarà da parlarne.