In Italia, il bubbone della corruzione esplose storicamente nel 1992, con l’arresto di Mario Chiesa, allora presidente del Pio Albergo Trivulzio, la baggina per i milanesi. L’esponente del Partito socialista venne cuccato con le mani nella marmellata, in flagranza di reato, mentre metteva le grinfie su una tangente di sette milioni di vecchie lire, sborsata da un piccolo imprenditore per assicurarsi l’appalto delle pulizie nell’ospizio. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. Strano ma vero, possiamo essere moderatamente ottimisti. Lo prova il rapporto di Transparency International per il 2023. L’Italia figura al 42esimo posto su 180 Paesi nella classifica globale del CPI 2023, con un punteggio di 56. Tra i paesi dell’Unione Europea, sale al 17esimo posto su 27. L’indice del nostro Paese è aumentato di 14 punti dal 2012, attestando un andamento positivo nella lotta alla corruzione.
Il metodo di analisi
L’Indice di Percezione della Corruzione elaborato ogni anno da Transparency International si traduce in una lista dei Paesi in base al livello di corruzione percepita nel settore pubblico, attraverso l’impiego di 13 strumenti di analisi e di sondaggi rivolti a un pubblico di esperti. Il punteggio finale è calcolato in base ad una scala che va da 0 (alto livello di corruzione) a 100 (basso livello). «Il consolidamento del punteggio del nostro Paese nel CPI 2023 conferma l’Italia nel gruppo dei Paesi europei più impegnati sul fronte della trasparenza e del contrasto alla corruzione», commenta Michele Calleri, Presidente di Transparency International Italia. «Un risultato che è anche frutto dell’applicazione di alcune misure normative adottate in materia di whistleblowing (denuncia, ndr) e di appalti pubblici». Questo CPI dimostrerebbe che in Europa gli sforzi per combattere la corruzione sono fermi o in diminuzione in più di tre quarti dei Paesi. Dal 2012 su 31 Paesi valutati solo 6, compresa l’Italia, hanno migliorato il loro punteggio; 8 hanno accusato una diminuzione. La Danimarca è al vertice con 90 punti, seguita dalla Nuova Zelanda con 87 punti e dalla Finlandia con 85 punti. In coda la Somalia con 11 punti, il Venezuela, la Siria e il Sud Sudan con 13 punti e lo Yemen con 16 punti.