Sinner è l’ultima persona considerabile schiava del denaro
Tra gli 8 mila italiani residenti nel Principato di Monaco c’è anche Jannik Sinner: il tennista è stato preso di mira dopo la straordinaria vittoria agli Australian Open 2024, ma facciamo un passo alla volta.
All’agenzia delle entrate non sono mai piaciuti
Lui, e gli altri nostri connazionali di Montecarlo, da due anni a questa parte sono sotto la lente dell’Agenzia delle Entrate. Controlli dovuti da parte del Fisco che vuole sincerarsi che gli italiani iscritti all’Aire (l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero) e residenti in Paesi considerati paradisi fiscali (non solo Montecarlo, dunque, ma anche la Svizzera, il Lussemburgo o gli Emirati Arabi), vivano davvero nei luoghi dove hanno dichiarato la residenza fiscale.
Situazione che dà loro notevoli vantaggi nel campo delle tasse. Per quanto riguarda Monaco, la certezza di non pagarne alcuna. E che è la vera ragione per la quale gli italiani di Montecarlo hanno scelto il piccolo Stato da 39 mila abitanti, spalmato su una superficie di due chilometri quadrati e circondato dalla Francia.
Perché non vi lamentate di Mediaset e Fiat che hanno la sede fiscale all’estero?
Sinner sulla bocca di tutti. In Italia sono tutti felici fino a quando non fai i soldi. Sembrerebbe quasi che il tennista stia venendo preso come capro espiatorio per mille altri di cui non si parla. Un esempio? Anche due. Perché nessuno parla di Mediaset? O di Fiat? Le due aziende hanno sede fiscale all’estero, ma nessuno vede, sente o parla. Invece di Valentino Rossi? Ve ne siete dimenticati? Il campione sulle due ruote diceva di vivere lì per almeno 183 giorno l’anno, il minimo sindacale per chi le tasse le vuole pagare all’estero. Gli ispettori del fisco hanno controllato date, spostamenti, bollette, ricevute. E quando gli hanno mostrato gli scatti che, proprio nei giorni in cui diceva di stare in Inghilterra, lo immortalavano al Cocoricò di Riccione e nel porto di Vallugola, vicino alla sua Tavullia, il dottor Rossi ha deciso di fermarsi per un pit stop. Nel suo caso il conto è stato bello salato: 45 milioni di euro da pagare in “comode” rate.
Ma è la stessa storia per altri piloti
Il dottore non è un’eccezione: sempre a Montecarlo avevano preso la residenza Loris Capirossi e Giancarlo Fisichella, anche loro finiti nelle maglie degli ispettori, con il pilota di Formula 1 che ha fatto atto di penitenza staccando un assegno da quasi 4 milioni di euro. E non solo di motori si tratta. Nel Principato di Monaco aveva messo su casa pure il ciclista Mario Cipollini, ma l’accusa sostiene che anche per lui di residenza fittizia si tratta.
Un elenco interminabile
Stessi problemi per Ornella Muti, Umberto Tozzi, Alberto Tomba. E pure per il “cantante sanmarinese nato a Tivoli” Little Tony, che la casa all’estero ce l’ha sul Titano. «Sono residente lì — si è difeso il cantante — da sette generazioni. Il problema è che non mi sono mai messo a contare quanti giorni l’anno sto realmente in Italia». Gli ispettori invece sì. E in attesa di sviluppi gli hanno presentato qualche mese fa una multa da 160 mila euro.
Insomma, fra tutti quelli che ci sono, Sinner proprio no.
Se Sinner pensasse solo ai soldi, si sarebbe fiondato sul palco dell’Ariston
Se Jannik Sinner fosse davvero così avido, avrebbe accettato l’invito di Amadeus. Che cosa credete? Che gli ospiti – di un certo livello – non vengano pagati fior di quattrini per parlare dieci minuti ai microfoni del Festival della canzone italiana? Altro che. Nessun ospite va a Sanremo gratis. Il numero uno dei tennisti italiani, allegato all’invito, avrà sicuramente ricevuto un’offerta irrifiutabile. Senza contare che avrebbe potuto presentarsi al Festival griffato Nike facendo pubblicità occulta e alzando vertiginosamente il cachet finale.
Cari i miei moralisti fiscali, voi avreste rinunciato a una barca di soldi per andare a esibirvi a Sanremo? Io non credo proprio.
Il Corriere propone un tutorial su come evadere il fisco
Il Corriere ha deciso di fornirci un dettagliato tutorial su come diventare residenti a Monaco, istigando all’evasione. Ecco l’articolo:
Come si diventa residenti a Monaco
Ma come si fa a beneficiare delle agevolazioni fiscali del principato? E a quanto ammontano i vantaggi?
Il primo step per chi voglia trasferirsi «a casa dei Grimaldi» è prendervi la residenza e ottenere così la carta di soggiorno monegasca (o permesso di soggiorno).
I requisiti sono tre:
- il primo è di affittare o acquistare una casa a Monaco;
- il secondo è l’obbligo di aprire un conto corrente bancario;
- il terzo riguarda l’identità e la «moralità» del richiedente (da dimostrare attraverso una serie di documenti: dal passaporto all’estratto del casellario giudiziario emesso dallo Stato di origine).
La casa e i documenti necessari
Per quanto riguarda l’immobile, nel caso dell’affitto, il contratto non deve essere inferiore ai 12 mesi. Dopo averlo stipulato, bisogna fornire una copia del contratto registrata dai servizi fiscali.
Nel caso dell’acquisto, invece, serve la copia del certificato notarile di proprietà. Per completare la procedura di richiesta, si deve anche aggiungere una bolletta dell’energia elettrica.
500 mila euro da depositare immediatamente
Come detto, il secondo step riguarda l’apertura di un conto corrente presso una banca privata con filiale locale (dove chi fa domanda per avere la «carte de resident» deve depositare una somma di denaro non inferiore ai 500 mila euro).
Questo perché le autorità monegasche vogliono essere sicure che il futuro residente sia in grado di garantire risorse finanziarie sufficienti per vivere nel Principato e mantenersi. Sarà la banca, a sua volta, a fornire la documentazione necessaria da presentare alle autorità.
La prova della «moralità»
Infine, il terzo step è dato dalla documentazione. Poiché il Principato si picca di garantire ai suoi residenti un’ottima sicurezza, ai nuovi residenti vengono chiesti certificati che confermino l’identità e la buona «moralità».
Si va dal passaporto in corso di validità (anche per i figli sotto i 16 anni) al certificato di nascita, di matrimonio o di divorzio; dalla copia del casellario giudiziario rilasciato dalle autorità competenti a un curriculum vitae (comprendente anche le fonti di reddito); fino a una tessera sanitaria valida nel Principato di Monaco.
Infine, la documentazione – che può essere presentata anche in lingua italiana – deve accompagnare un modulo correttamente compilato con la richiesta alla Pubblica Sicurezza.
A questo punto, il richiedente verrà convocato dalla Sezione Residenti per un colloquio. Se la pratica ottiene il nulla osta, la domanda viene accolta e la carta di soggiorno rilasciata.